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12 nov 2021

Il teatrino della politica

di Luciano Caveri

Chi conosce l'insieme di questioni che riguardano il futuro della Valle d'Aosta e che bisogna affrontare sin da oggi si deprime del teatrino della politica che ogni tanto rispunta, che fa perdere tempo e energie. Una definizione quella del "teatrino", entrata nel lessico politico per designare il malvezzo di manovre e manovrine, le cui origini non sono chiare, ma ammicca a spettacoli di marionette o meglio ancora all'interessante epica dei pupi con i suoi personaggi di epoca cavalleresca che litigano sul nulla. Pupi e pupari alla fine fanno sorridere con queste loro storie e con le botte da orbi che si danno. Non fanno ridere affatto, invece, certe dispute da cortile con attori e suggeritori che periodicamente perturbano la politica valdostana in momenti inopportuni, come se non ci si rendesse conto della situazione. Intendiamoci subito: ogni critica è legittima, perché non viviamo nel migliore dei mondi possibili. Molte cose non funzionano o potrebbero funzionare meglio. Ma quel che non sopporto più e banalizzo è chi si crogiola nell'infinita e lamentosa storia della pars destruens e mai si esercita sulla pars costruens.

Le critiche sdegnate e le lamentazioni continue non sono un modo di fare politica. Trasformano questioni serie in sceneggiate o in commedia dell'arte in cui - senza conoscenza delle questioni - si recita a soggetto con l'unico scopo di sparigliare le carte e far saltare il banco. Una specie di crisi latente che sembra il bradisismo dei Campi Flegrei. Esiste una progettualità, uno straccio di programma, esistono idee nuove e proposte efficaci? No, la logica è rompere il giocattolo, bucare il pallone, fare casino per vedere l'effetto che fa. Purtroppo non è un innocuo esercizio di fantasia, ma sono manovre fattuali che agiscono sulla realtà e che dimostrano molto tempo libero in chi sceglie pervicacemente di disturbare il manovratore ed in situazioni così diverse da mostrare, alla fine, una specie di patologia dell'antagonismo costi quel che costi. Queste fibrillazioni danneggiano il sistema e non sono solo il prodotto di cattive leggi elettorali che creano maggioranze ballerine. E' qualcosa di più profondo e malato, che danneggia le istituzioni e svilisce la politica che diventa una robetta e fa infuriare la popolazione. Distruggi oggi, danneggia domani e ci si trova con la marea montante di demagogia e populismo con personaggi che cavalcano la protesta non sapendo neppure bene che direzione prendere e dimostrando la loro scarsa conoscenza o ogni piè sospinto. Penso che le persone pensanti e chi crede nelle Istituzioni debbano far sentire la loro voce, perché certe storie non sono più accettabili. Non può essere che, a fronte delle troppe emergenze, si giochi la carta delle divisioni e del dileggio senza un "perché" reale e senza offrire uno straccio di soluzioni alternative credibili. Siamo al "cazzeggio metafisico" ed alla costruzione di corse ad ostacoli che rendono tutto più difficile. Poi ci si lamenta del distacco delle persone della politica e del venir meno della partecipazione e pure del senso civico. Come potrebbe essere diversamente con l'esempio che viene dato da alcuni che vorrebbero occuparsi della cosa pubblica e invece ne minano le fondamenta?