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12 nov 2021

Non bisogna disperdere

di Luciano Caveri

Il decremento demografico, la fuga dei cervelli e l'abbandono scolastico sono dei bei rovelli che mi angustiano ed è bene aver contezza della situazione. Quando guardiamo all'avvenire della comunità valdostana, che dev'essere fatta di persone e non di slogan, avverto la pesantezza dei tre fenomeni che si incrociano a partire dal settore scolastico sino all'Università ed al successivo avvio al lavoro ed è uno snodo di problemi da non sottostimare. Con l'impressione che mentre i fenomeni erano fino a poco tempo fa abbastanza facili da leggere con strumenti con cui reagire, il post-pandemia ci pone di fronte a cambiamenti davvero in corso e come tali difficili da razionalizzare.

Bisogna per prima cosa capire bene le conseguenze della natalità ridotta al lumicino che si somma ad immigrati, che hanno tenuto su le nascite in anni passati, che se ne vanno. Avremo a breve uno studio sull'evoluzione nel prossimo decennio, ma nuvole nere si addensano sulla scuola primaria e salirà nel periodo successivo con una società sempre più vecchia e senza ricambi, laddove necessario e dunque anche nel mondo del lavoro. Mancano risorse umane nel turismo, nell'edilizia, nell'industria e persino i concorsi pubblici non sono più attrattivi. Invertire la situazione non è facile e forse non bastano più servizi per le famiglie ed una fiscalità di vantaggio per chi decide di fare figli. Esistono ormai blocchi mentali ed abitudini sociali che pesano sulla scelta di avere più di un bambino. Molti giovani, intanto, impoveriscono il già ridotto capitale umano con la scelta di andarsene altrove. Il traino può essere stato negli studi compiuti altrove e nella scelta di investire altrove le proprie aspettative. La Valle d'Aosta può non offrire abbastanza chances, ma vi è anche il venir meno di uno spirito di appartenenza che una volta pesava sulla scelta di rimanere o di tornare. Infine l'abbandono scolastico abbassa il livello di scolarità ed è - con così pochi giovani - una sconfitta vera e propria, specie quando alcuni si perdono in una terra di nessuno che deprezza intelligenze che rimangono inespresse. Certo, esiste una responsabilità del mondo pubblico intesa come normative, progettualità e tutto il resto che consenta di raddrizzare il fenomeno ed uscirne con soluzioni senza le quali si finisce male davvero. E' molto difficile governare e proporre soluzioni - e su molti punti i dossier specifici sono all'attenzione da tempo - perché i tempi dì reazione sono sempre più lunghi di quanto necessario e talvolta come nella fatica di Sisifo lo scenario cambia quando si era già sul punto di capire le cose e si ricomincia. E' molto complicato per questo programmare interventi e ciò può avvenire solo con un patto sociale e politico che parta da una banale constatazione: il capitale umano di giovani valdostani è destinato a restringersi e bisogna valorizzarlo non perdendo ragionevolmente nessuno per strada. Non è giusto disperdere e non possiamo permettercelo.