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24 gen 2021

Ripartiamo dall'Autonomia

di Luciano Caveri

Confesso di non aver avuto la forza di seguire il dibattito parlamentare al Senato per un senso di sfinimento e di sconforto, in una situazione in cui appare difficile scorgere chi siano i vincitori e i vinti, diffidando delle apparenze contingenti. Per cui mi rifugio in pensieri tutti nostri, perché sarà bene ripartire da qui in un avvenire pieno di incognite. L'Autonomia dovrebbe essere percepita dai valdostani che ci credono come un fatto prepolitico: un genius loci, uno stato d'animo, un carattere fondatore. L'elemento storico, sociale, culturale e persino spirituale dovrebbe essere l'humus su cui si fonda poi la costruzione politica. Non è questione di solisti che spiccano, ma di una logica orchestrale in cui ognuno ha un suo ruolo. Ci penso spesso di questi tempi in cui ho ripreso la mia attività nella politica attiva e nell'Amministrazione.

Con un caposaldo piantato come una certezza, che ci accompagna da secoli, a seconda degli ordinamenti vigenti: non basterebbero un elemento morale e la solidità delle proprie convinzioni, perché ci vogliono norme giuridiche nei rapporti interni ed esterni e dunque fra di noi e con tutti gli altri. Ecco perché abbiamo un Consiglio Valle ed un Governo regionale come architravi attuali del nostro ordinamento, cui si accompagna la rete dei Comuni, espressione massima della democrazia locale. Eppure capita a rendere problematica questa costruzione la constatazione che l'Autonomia per essere tale deve essere esercitato con convinzione e con coraggio con scelte di autogoverno che segnino la presenza originale e risoluta. Questo comporta impegno, costi e coraggio, oltre ad una costante ricerca intellettuale per non farsi trascinare dalla scelte facili di altri che dettino le regole che consentano una deresponsabilizzazione. E' più facile non assumere scelte originali ed azioni autoprodotte e lasciarsi andare come burattini. Purtroppo noto un manifestarsi di scelte conformiste e di ricopiature, che vengono da alcuni vissute come una via più facile e meno impegnativa. Questo atteggiamento è un peccato mortale e diffonde un arretramento morale che crea l'impressione di una rinuncia alla coppia diritti-doveri che sono le fondamenta di un esprit autonomiste. E' più facile un autonomismo di facciata e di maniera dietro al quale ci sia il vuoto o la rimasticatura del passato come una vecchia nenia recitata a memoria e mai attualizzata nel contesto globale in cui siamo sempre più immersi. La Valle d'Aosta dev'essere contemporanea e non una rappresentazione di qualche cosa che non esiste più. Per questo l'Autonomia è dinamica e come tale mai imprigionata in sabbie mobili fatte di conservatorismo anacronistico o di una visione passatista. Il cambiamento è vita, ma non significa oblio o abiura, e chi fa politica ha un ruolo importante, che deve tuttavia sempre corrispondere ad un idem sentire che cambia pelle con il passare del tempo e bisogna stargli dietro con la forza della ragione accompagnato da atti concreti.