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21 giu 2020

Paparazzi a chiamata

di Luciano Caveri

Nel sito "Una parola al giorno", il termine "paparazzo" è ben dettagliata, ma ha una premessa: «"Paparazzo" è un nome spregiativo per quel tipo di fotoreporter che vende a giornali e riviste scandalistiche gli scatti rubati a personaggi famosi - scatti sensazionali, che riprendono spesso momenti di vita privata: più rari e compromettenti sono, più alto il valore della foto. Evidentemente è un lavoro che può essere redditizio, e magari a qualcuno piace anche. Di certo la domanda non manca». In realtà vedremo come sempre più quest'idea della foto rubata sia da ridimensionare, perché la presunta vittima è la prima ad accordarsi con il fotografo, facendo poi finta che la foto risulti "rubata".

Ma dicevamo dell'origine del termine: «Il nome di questa figura è un'antonomasia, che nasce dal film "La dolce vita" di Federico Fellini: infatti in questo film Paparazzo è un fotografo che affianca Marcello Rubini, giornalista scandalistico. La genesi di questo nome è incerta, e il fatto che Fellini si divertisse a raccontarla spesso in modi diversi non aiuta a vederci chiaro. Ennio Flaiano, che fu sceneggiatore del film, ne "La solitudine del satiro" racconta di averlo scelto, dopo lunghe ricerche, ispirandosi al libro di George Gessing "Sulle rive dello Jonio", in cui appare un albergatore di nome Coriolano Paparazzo. Ma potrebbe anche derivare dal nome "paparazze", con cui sono chiamate le vongole sulla costa adriatica, avvicinando lo schiocco delle valve a quello dell'otturatore della macchina fotografica. Invece secondo Giulietta Masina, moglie di Fellini, il nome nascerebbe dall'unione di "pappataci" e "ragazzo". Ad ogni modo è bello che un nome del genere, così tanto comune, sia scaturito da una delle pietre miliari del nostro cinema». Concordo assolutamente e nessuno meglio di Fellini è stato capace, con ironia spesso feroce e talvolta sognante, di raccontare una certa Italia del dopoguerra. Perché mi interesso al paparazzo? A casa mia, da bambino, non circolavano giornali di cronaca rosa veri e propri, imbevuti di logica "scandalistica". Ma talvolta in certi settimanali, com'erano "Oggi" o "Gente" che i miei compravano, qualche servizio di "paparazzate" c'era. Quando ho cominciato ad avere qualche soldo in tasca e facevo incetta di giornali per le lunghe giornate in spiaggia capitava di comprare anche la mitica "Novella 2000" e farsi delle risate su questo tipo di cronaca che oggi si chiama "gossip" e più propriamente dovrebbe essere "pettegolezzo". L'altro giorno mi sono ritrovato fra le mani il principale settimanale di gossip, "Chi" della "Mondadori", 130mila copie fra cartaceo e digitale. Neppure cifre stratosferiche, ma sempre un interessante spaccato sociologico. La copertina e di dedicata a Lapo Elkann, dipinto come un nascente agnellino (ci sta, essendo erede Agnelli), che vive ormai - dopo una vita turbolenta - di logiche salutiste, un saggio nazionalismo e grande generosità verso il prossimo. Un'operazione di ripulitura perfetta, per chi ci crede. Ma la vera evoluzione è l'uso che i politici fanno del settimanale. Nelle prime pagine spunta un appassionato Matteo Salvini con la fidanzata, prossima moglie dice "Chi", Francesca Verdini. "Paparazzati" per finta, nel senso che sono palesemente complici, in costume da bagno sulla spiaggia di Sabaudia. Tra un bacetto ed una passeggiata si mostra il volto di uno staff che cura l'immagine del leader leghista non solo sui "social" ma anche su settimanali come questo. Poche pagine dopo, con fotografie ancora più posate, spunta l'ex ministra Elena Boschi con il moroso, l'attore Giulio Berruti. Evidentissima la combine con il fotografo, che li immortala in moto mentre e guardano persino la macchina fotografica e ciò evidenza anche in questo caso una bella operazione di marketing. Non finisce qui: tra una attricetta e un "tronista", tra una coppia etero e una gay, tra la Regina Elisabetta e le ciabatte da mettere in spiaggia, spunta un ritratto che esalta la ministra "pentastellata" dell'istruzione Lucia Azzolina, come se non ci fosse generale e condivisa consapevolezza della sua totale vacuità. Ma - per equilibrio mondadoriano, e verrebbe da dire berlusconiano - alla fine svetta anche una ministra del Partito Democratico, Paola De Micheli, che si occupa di infrastrutture e trasporti, che spiega le regole per viaggiare... Vien da rimpiangere certa politica austera e paludata di tanti anni fa, quando annunci e conferenze stampa si facevano a cose fatte e non con l'incalzante "effetto annuncio" anche su quello che non si fa.