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06 giu 2019

Le trame attorno al Casinò de la Valllée

di Luciano Caveri

Nulla è semplice nella gestione dell'ormai disastrata vicenda riguardante il Casinò di Saint-Vincent. Ogni giorno, come un bollettino di guerra, si aggiungono nuovi capitoli che inquietano. La ricostruzione dell'insieme di ragioni che hanno portato ormai al rischio serio di un fallimento sarebbe lunga e complessa, in certi passaggi degna di un libro giallo e forse un giorno qualcuno si cimenterà nella scrittura del racconto avvincente degli oltre settant'anni del "Casinò de la Vallée" dai fasti al limitare del precipizio. Attorno alla Casa da gioco, che non è un collegio di educande, si sono aggirati personaggi vari, spesso assai negativi e ancora oggi ce ne sono alcuni dall'anima nera che tessono tele che ingenerano sospetti su interessi incrociati fra passato e futuro. In particolare: c'è qualcuno che vuole mettere le mani sul Casinò con scorciatoie che evitino l'appalto europeo per una sua gestione futura?

Tutto ciò in un intrico di inchieste, con alcune sentenze già note in materia contabile e alcuni filoni penali, che certo non rendono il clima sereno. E questa pesantezza vale anche per i dipendenti del Casinò, passati da una situazione dorata ad un lento e grave impoverimento con misure che rendono la questione un possibile problema occupazionale serio. La Valle si trova oggi con il venir meno di risorse finanziarie importanti derivanti dai proventi del gioco e Saint-Vincent e dintorni devono ripensare al proprio sistema turistico, sviluppatosi attorno al Casinò. La palla è in mano alla politica regionale con il "sì" o il "no" al bilancio della Casa da gioco, strettamente legato alla procedura di "salvataggio" in corso attraverso i meccanismi concordatari regolati dal Tribunale di Aosta per evitare lo spettro del fallimento. Ma questa vicenda resterà ad Aosta o si sta studiando come spostarla dove albergano certi interessi, magari a Roma, usando ad esempio le procedure della "Prodi bis" a vantaggio delle grandi imprese in crisi? Questo complesso di vicende crea fibrillazione per ragioni varie in una maggioranza regionale appesa ad un solo voto. Non esiste anzitutto la serenità che ci vorrebbe in chi ha procedure giudiziarie in corso su finanziamenti al Casinò ormai in appello a Roma presso la Corte dei Conti. Molti eletti temono altri fronti giudiziarie derivanti dal passato o innescati da scelte attuali. Va detto con onestà che - ma capisco la difficoltà - alcuni dovrebbero davvero astenersi dal decidere, perché sono con i piedi nelle sabbie mobili e altri sono stati difensori in passato di amministratori o già condannati in primo grado dalla Magistratura penale (Luca Frigerio) o certo non estranei alla situazione al limite del crac (Giulio Di Matteo). Entrambi sprizzavano ottimismo senza averne alcuna ragione reale e amministratori locali, come il sindaco di Saint-Vincent Mario Borgio, ne tessevano le lodi e lo stesso vale per assessori in carica nella Giunta Fosson o politici seduti in Consiglio Valle, amici di "Luca" e di "Giulio", deus ex machina di una ripresa annunciata in Piani di sviluppo funambolici. Io mi preoccupo da tempi non sospetti e basta cercare qui sul sito per vedere che lancio allarmi da molti anni sulla situazione di degrado della Casa da gioco e venivo persino deriso. Da deputato, già negli anni Novanta, spiegavo alla Camera come un eccesso di presenza dello Stato nel gioco o l'apertura indiscriminata di nuove forme d'azzardo avrebbe messo in ginocchio i Casinò, senza le opportune contromisure, che non ci sono state. Non mi appunto per questo alcuna medaglia sul petto, ma non è accettabile chi oggi piange sul latte da essi stessi versato. Leggo che il Presidente della Regione, Antonio Fosson, andrà all'Assemblea del Casinò in cui dovrà decidere se votare o no il bilancio accompagnato da un legale romano che lo assisterà. Verrebbe da sorridere, se la situazione non fosse seria, perché questa è la dimostrazione che la politica vacilla e ammette la propria incompetenza, presentandosi laddove incarna la Regione con una sorta di avvocato difensore, che dovrebbe dirgli - immagino - quale sarebbe la soluzione "meno peggio", non si capisce se per lui stesso o per l'Amministrazione che rappresenta. Mala tempora currunt.