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02 mag 2019

Cronache da "Legoland"

di Luciano Caveri

Un buon viatico per non invecchiare è quello di avere momenti in cui sentirsi ancora felicemente bambini. Scriveva Pablo Neruda sui giocattoli: «Nella mia casa ho riunito giocattoli grandi e piccoli, senza i quali non potrei vivere. Il bimbo che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che era dentro di sé e che gli mancherà molto». Mi sono applicato sul punto a "Legoland", a Günzburg in Baviera, uno degli otto parchi a tema dedicati ai celebri mattoncini con cui ho giocato sin da piccolo e con cui si sono divertiti i miei figli. Ma il Parco offre naturalmente un divertimento più "comunitario", che consiglio e dimostra come questi luoghi di attrazione siano ormai un traino turistico importante ed insieme a tanti europei di tanti Paesi mi sento europeista contro i veleni che vogliono distruggere l'idea di integrazione europea.

Divertito mi sono divertito fra costruzioni di tutti i generi (personaggi coi mattoncini di ogni fatta, città intere in lego tipo Venezia, oggetti i più vari con le costruzioni, compreso un leone rampante sopra il letto in albergo, quasi fosse una profezia) ed attrazioni più o meno spaventose, che dimostrano - scusate la franchezza - come farsela sotto per lo spavento fittizio ci faccia ridere da matti per lo scampato pericolo. Ricordo come il nome "Lego" - la cui popolarità è davvero planetaria - non sia niente altro che un'abbreviazione delle due parole danesi "leg godt", che tradotte significano "gioca bene" ed è di buon auspicio visto il successo ottenuto. Il "Lego Group" è stato fondato nel 1932 da Ole Kirk Kristiansen, ma l'inventore già prima trafficava alla ricerca di quel successo oggi acclarato. La guida della società è stata tramandata di padre in figlio ed è ora di proprietà di Kjeld Kirk Kristiansen, nipote del fondatore. Una multinazionale ancora familiare e, come dimostra il "Gruppo Ferrero" italiano e ormai internazionale, può essere una formula efficace. Negli ultimi ottant'anni, la società ha subito una radicale trasformazione: da piccolo laboratorio di carpentiere a grande e moderna azienda globale, terzo produttore di giocattoli al mondo e questo dà il segno dell'evoluzione possibile, partendo da un'idea geniale. Ho visitato negozi "Lego" in diversi Paesi e grandi e piccini si aggirano ovunque con aria sognante, specie di fronte a costruzioni incredibili. Se volete vederne un clamoroso uso artistico cercate sul Web le opere di Nathan Sawaya (io le ho viste in mostra a Torino) e ne resterete stupefatti, comprese le riproduzioni di dipinti fondamentali nella nostra dell'Arte! Il mattoncino, nella sua forma attuale, fu lanciato nel 1958 ed è dunque mio coetaneo e regge bene il tempo che passa. Il principio di interbloccaggio lo rende unico e offre possibilità illimitate di costruzione, ma anche di nuove formule. Dice "Wikipedia": «Dalla iniziale serie classica, "Lego" ha nel tempo realizzato anche la serie "Duplo", dedicata ai più piccoli con mattoncini più grandi (quindi non ingeribili) e più facilmente incastrabili, e la "Primo" per bambini di età ancora inferiore, la serie "Lego Technic", rivolta ai più grandi, costituita da una gran quantità di pezzi meccanici, ingranaggi, motori, sensori, e perfino programmabile via computer con numerose funzioni personalizzabili (serie "Lego Mindstorms"). In seguito il marchio "Lego" è stato applicato con successo, sempre rimanendo fedele a se stesso, anche ad alcune serie di videogiochi e film come "Lego Harry Potter", "Lego Indiana Jones", "Lego Batman", la serie "Lego Star Wars", "Lego Il Signore degli Anelli" e "Lego Pirati dei Caraibi"». Insomma una vastità di soluzioni, alcune con tecnologie digitali e "app" varie, oltreché con filmati tutorial che il mio piccolo segue con un'attenzione per il montaggio e che sono l'evidente punto di giunzione con l'originaria meccanica. Tutto ciò è variamente rinvenibile nel Parco tedesco, dove ci sono "Lego", "Lego" ed ancora "Lego". Una vera indigestione!