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21 nov 2018

L'«ammuina» fra sorriso e pianto

di Luciano Caveri

Bisogna sempre avere curiosità per le altre lingue, perché c'è chi si inventa espressioni che sono diventate così proverbiali da essere in sostanza intraducibili. L'uso del napoletano è stato ormai sdoganato nelle interviste del leader pentastellato Luigi di Maio (prima erano espressioni genovesi - tipo «belìn» - di Beppe Grillo). Per cui mi avventuro nell'utilizzo, prima con tono faceto ma poi sarò serio, di un'espressione che dal Regno Unito all'Europa, dalla Germania all'Italia e persino nella piccola Valle d'Aosta calza a pennello delle crescenti situazioni di caos politico che caratterizzano questi tempi. Ma non è solo Politica: è espressione di una società che cambia e in cui diventa facile smarrire certezze e punti di riferimento. Si tratta del noto «Facite ammuina», il cui significato è: «Fate confusione».

Si raccontava che fosse stato scritto nel regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie e si sarebbe adoperato - attenzione al condizionale - proprio in napoletano, suonando così: «All'ordine "Facite Ammuina": tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora: chilli che stann' a dritta vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso: chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à». N.B.: da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità del Regno. Traduzione: «All'ordine "Facite Ammuina", tutti coloro che stanno a prua vadano a poppa e quelli a poppa vadano a prua; quelli a dritta vadano a sinistra e quelli a sinistra vadano a dritta; tutti quelli sottocoperta salgano sul ponte, e quelli sul ponte scendano sottocoperta, passando tutti per lo stesso boccaporto; chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là».

Si tratta naturalmente di un'invenzione perché nulla esiste di questo genere nelle disposizioni della marina borbonica. Così, invece, ipotizza "Wikipedia": "Secondo alcuni, esso trarrebbe origine da un fatto realmente accaduto dopo la nascita della Regia Marina italiana. Un ufficiale napoletano, Federico Cafiero (1807 - 1888), passato ai piemontesi già durante l'invasione del Regno delle Due Sicilie, sorpreso a dormire a bordo insieme all'equipaggio, fu messo agli arresti da un ammiraglio piemontese per indisciplina a bordo. Scontata la pena, l'ufficiale fu rimesso al comando della sua nave dove pensò bene di istruire il proprio equipaggio a "fare ammuina" (cioè il maggior rumore e confusione possibile) ogni volta che si fosse presentato un ufficiale superiore, in modo da essere avvertito e, allo stesso tempo, di dimostrare l'operosità dell'equipaggio. Secondo un'altra ricostruzione, il falso sarebbe frutto dell'ambiente goliardico dei cadetti napoletani del collegio di Pizzofalcone databile fra il 1841 e il 1844". A naso mi sembra quest'ultima la versione più credibile, vista la nota giocosità del mondo della goliardia. Si ride per non piangere, naturalmente in questo mondo alla rovescia, dove troppi conti non tornano e la confusione non e affatto questione secondaria. Basti pensare alla spada di Damocle su ognuno di noi e sulle nostre famiglie di una manovra finanziaria prova di logica e piena di rischi. Ma è il clima generale pesante e ammorbante che non mi piace e ci sono spunti persino dolorosi che genera angosce ed anima fantasmi interiori. Sarà che è un novembre così, che in Valle d'Aosta registra anche una serie di suicidi che impressionano. L'ultimo è quello della madre che si è uccisa ad Aymavilles, dopo avere avvelenato i suoi due bambini con un gesto folle che pare originato da una sorta di gelida vendetta. Ma altre storie, del male di vivere, testimoniano di un malessere diffuso, pieno di insicurezze per il futuro in cui l'«ammuina» non è più una burla ed espressione colorata ma una fibrillazione che colpisce i più esposti ed i più deboli. La confusione alimenta pensieri cupi.