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02 nov 2018

Politica: il grande "partito" in attesa

di Luciano Caveri

E' assai probabile che l'asse politico al Governo a Roma, costituito da Lega e "Cinque Stelle", non potrà durare per molto tempo. Sono troppe e profonde le differenze di metodo e di merito, che interpretano esigenze di elettorati diversi. Per ora ad unirli - smentendo quanto detto in campagna elettorale in tema di alleanze - è la sbornia del potere, che i pentastellati non conoscevano, mentre i leghisti già l'avevano provata, ma stando al Governo in posizione subalterna. Capolinea più logico sarebbero le elezioni politiche, ma si sa che non sempre esiste logica nelle scelte e negli avvenimenti conseguenti. Concordo con un'analisi di ieri, sul "Corriere", di Beppe Severgnini, quando scrive che fra una Lega sovranista e nazionalista che vira a Destra ed i "Cinque Stelle" destinati a Sinistra nella logica antisistema (ma nel sistema si sono buttati a capofitto) c'è uno spazio indeterminato.

«In mezzo, moltissimi italiani - scrive - irritati, stanchi, confusi o astenuti. Più di quanti lascino credere i sondaggi. Non una potenziale maggioranza silenziosa: una maggioranza stanca di sprecare il fiato (è diverso). Uno spazio politico che sta diventando una voragine. Sarà interessante capire chi lo occuperà, e come». «E naturalmente - aggiunge Severgnini - anche "quando". Mi pare che una spinta verrà da certi nodi che emergeranno nelle imminenti settimane convulse in Parlamento in fase di approvazione dei provvedimenti della manovra finanziaria. Di fronte ai testi scritti e agli emendamenti da approvare o respingere non basteranno le dichiarazioni a raffica dei rispettivi staff pagati da noi cittadini per una campagna elettorale senza mai soste. Ma è proprio questa continua fibrillazione e anche la tensione per un clima di continua sfida e di nevrotica rincorsa di temi per tenere in pugno parti di elettorato che cresce il numero di chi auspica una sosta, un porto tranquillo, una normalità di azioni senza urla e clamori che alimentano incertezze e paure. A deludere in modo crescente una parte di elettorato sono anche le opposizioni: un Partito Democratico dilaniato da lotte interne, Forza Italia ferma in attesa del post Berlusconi. Questo clima, con i sondaggi che hanno valore zero, alimenta quella massa di cui dicevamo, ormai primo partito, in attesa di diventare decisiva. Una prima prova è stata la protesta contro la Sindaca "grillina" Virginia Raggi al Quirinale con una spontaneità ben diversa dalle solite manifestazioni di partito». Quella politica è una situazione difficile e complessa, che non manca neppure in Valle con una sua versione specifica per la particolarità del contesto politico. Di certo il terreno di battaglia ha caratteristiche quasi grottesche per la difficoltà di distinguere ormai una maggioranza che non c'è più e quella nuova che dovrebbe arrivare. Tutto ciò in un mare di polemiche ed in uno scambio continuo di accuse con un'aggressività in Consiglio Valle che è ormai una costante da molti anni. Ad odi ed inimicizie insanabili si sostituiscono, nel cuore delle stesse persone, voglia di ritrovarsi e buoni sentimenti sulla cui sincerità esprimo qualche riserva. Larga parte del pubblico, composto da cittadini valdostani in attesa, segue ormai con distacco crescente e con un giudizio severo per tutti, senza troppe distinzioni. E anche da noi cresce un primo partito fatto di scontenti e attendisti. Ovviamente non si voterà, come forse bisognerebbe fare, perché chi ha un seggio se lo vuole tenere fino alla fine e, in assenza di una nuova legge elettorale che dia una maggioranze, in caso di voto si andrebbe alle urne non con la legge più recente (che era a tempo!) ma con quella prima, altrettanto inefficace nel garantire una maggioranza. Chi ama la Politica ritiene che spetti a lei ed a chi se occupa ripristinare la quiete, ma chi - come capita anche a me - si sente ormai estraneo a questa situazione di impasse non resta che sentirsi più attonito che fiducioso. Gli appelli e le speranze si infrangono nei veleni della litigiosità generale e di conflitto latente con troppi battitori liberi che tengono in pugno maggioranze sempre sul filo del rasoio. Ciò rende poco credibili anche gli annunci di ricomposizione di aree autonomiste a geometria variabile, secondo le necessità contingenti e sulla cui stabilità è bene essere cauti. Proprio perché un percorso del genere sconta gli scopi diversi fra chi piega il cammino a percorsi brevi per avere un ruolo subito e chi pensa che ci voglia un progetto con i tempi giusti e più fatto di contenuti che di alleanze di governo. Io milito per la seconda soluzione.