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08 ago 2018

Dalla Luna a Marte

di Luciano Caveri

Ho conosciuto in diverse occasioni - e mi spingo a dire che c'era una simpatia reciproca - Ruggero Orlando. Il nome dirà poco ai giovani che mi leggono, mentre per i miei coetanei è stato il bizzarro e ipnotico corrispondente della "Rai" da New York, dal 1955 al 1972. Celebre per i telespettatori fu il suo saluto «Qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando» ed il cenno della mano per chiudere i collegamenti. Per gli italiani fu anche la voce delle imprese spaziali americane, con numerose radiocronache e telecronache. In particolare viene ricordato come uno dei grandi protagonisti della storica notte in cui Neil Armstrong sbarcò sulla luna, il 20 luglio 1969. Durante la diretta dell'allunaggio Orlando, che si trovava nel Centro spaziale della "Nasa" a Houston, in Texas, ebbe un battibecco con Tito Stagno, che conduceva la trasmissione da Roma, perché non concordava con lui sull'istante preciso dell'allunaggio. Da analisi successive delle registrazioni è emerso - scrive fra gli altri "Wikipedia" - che Tito Stagno annunciò l'allunaggio con 56 secondi di anticipo e Ruggero Orlando con circa dieci secondi di ritardo.

Ricordo di avere seguito alla televisione, in bianco e nero, quelle immagini dalla Luna, in verità assai confuse sullo schermo del televisore panciuto dell'epoca (ero ad Imperia a casa del nonno ed avevo dieci anni), che davano però il senso di un'incredibile conquista. Incidentalmente ricordo che ci sono ancora coloro che, come molti attuali esponenti di spicco dei "Cinque Stelle", pensano sia stata solo un'enorme messinscena in uno studio televisivo, orchestrata degli Stati Uniti per scalzare la Russia durante il periodo della "Guerra Fredda" in una logica di supremazia. Naturalmente è una tesi delirante, ma si sa che di questi tempi tutto è ormai possibile. Quel che mi colpisce è la scoperta - di cui mai mi ero accorto - che la "Nasa", l'agenzia federale per le attività spaziali e aeronautiche degli Stati Uniti, è nata nel 1958 con il "National Aeronautic and Space Act" firmato dall'allora presidente Dwight Eisenhower. Quindi il 29 luglio ha spento sessanta candeline - come farò a fine anno io stesso - e scopro dunque come, per una casualità, di essere coetaneo di questo passaggio importante per la scoperta dello spazio, dove forse un giorno l'umanità si trasferirà come immaginato dalla fantascienza, che però - tranne le macchine volanti che stentano ad arrivare! - ci piglia. Scriveva "Wired" in queste ore: "Tutto cominciò con un beep; e lontano dagli Stati Uniti. Il 4 ottobre del 1957 il suono emesso dal satellite sovietico "Sputnik", orbitante fra i 300 e i 949 chilometri dalla Terra, regalò agli americani uno dei più brutti risvegli della loro storia: l'occhio spia comunista, una barzelletta fino a poche settimane prima, ora sorvolava indisturbato ogni cosa, con l'implicita capacità di poter colpire tutto. D'un tratto, gli Stati Uniti si accorsero di essere sull'orlo dell'abisso. Ancora più grave, nessuno sapeva come contrapporsi. Dopo diversi fallimenti del progetto missilistico "Vanguard", il governo unì sforzi e risorse di Marina ed Esercito in una nuova agenzia federale per le attività spaziali civili, connotazione, quest'ultima, voluta personalmente da Eisenhower: il 29 luglio 1958 nella "Nasa" confluirono ottomila impiegati, cento milioni di dollari di finanziamento annuale e alcuni settori di ricerca delle forze armate, fra cui il gruppo guidato dal barone Wernher von Braun, il padre dei razzi "V2" nazisti e futuro capostipite del programma spaziale americano". Poi Wired descrive alcune tappe: "Alan Shepard Jr. fu lanciato nello spazio il 5 maggio del '61. Rimase oltre l'atmosfera per quindici minuti, in una traiettoria suborbitale che portò lui e la sua navicella, la "Freedom 7", a 187 chilometri dalla Terra. Fu l'amico e rivale John Glenn, il 20 febbraio del '62, il primo statunitense a compiere un'orbita intera, come Jurij Gagarin aveva fatto un anno prima". Ma questo non bastava e proprio la Luna divenne lo scopo da raggiungere: "Il 10 gennaio del 1961, poco prima di insediarsi alla Casa Bianca, John Fitzgerald Kennedy venne avvertito dal suo "transition team" che l'Urss avrebbe lanciato per prima un uomo in orbita. Per questo Kennedy pretese si attuasse una strategia più ambiziosa, che finanziò con 22 miliardi di dollari: «Credo che questa Nazione - disse al Congresso il 25 maggio '61 - debba impegnarsi entro la fine del decennio nell'obiettivo di far atterrare un uomo sulla Luna e riportarlo sano e salvo sulla Terra». Purtroppo per lui, non vide realizzarsi il suo desiderio: il 20 luglio del '69, osservati da milioni di occhi sulla Terra e da Michael Collins sul Modulo di comando, Neil Armstrong e Buzz Aldrin imprimevano le proprie impronte sul suolo lunare. La "Nasa" aveva raggiunto l'obiettivo più importante del decennio e forse non solo: «Un piccolo passo per un uomo, ma un grande salto per l'Umanità» disse il comandante dell'"Apollo 11". Kennedy sarebbe stato d'accordo". Seguono la descrizione di importanti risultati come il programma "Shuttle", il telescopio "Hubble" ed altro ancora, sino alle prospettive: "E mentre si prevede che l'utilizzo della "Iss" (la stazione spaziale internazionale) possa continuare fino al 2025, ancora una volta l'agenzia guarda oltre: lo dimostrano il nuovo "Space Launch System", destinato a viaggiare verso Marte o Saturno, gli studi sulla lunga permanenza dei corpi nello spazio e i dieci milioni di dollari investiti, due settimane fa, nell'ulteriore sviluppo del "Vasimir", il propulsore a magnetoplasma della "Ad Astra Rockets", che promette di raggiungere il Pianeta Rosso in circa sette anni". Nessun piede umano calca il suolo lunare ormai dal lontano 1972 anche perché nell'opinione pubblica era scemato l'interesse alle missioni sul nostro satellite (anche se la recente eclissi dimostra la magia che la Luna continua ad avere su di noi), ma Marte è altra cosa: per ragioni di prestigio, per ricerca scientifica, per guardare ancora più in là verso il cosmo - che potrà essere il nostro futuro - raggiungere Marte sarà la prossima frontiera.