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20 gen 2018

"Fin che la barca va..."

di Luciano Caveri

Il candidato premier del "Movimento Cinque Stelle", Luigi Di Maio, nel suo tour elettorale per le Politiche - anche se in Italia il premierato non esiste ed in Valle, oltretutto, vi è un sistema uninominale slegato dal proporzionale - è arrivato anche da noi. L'ho considerato, benché fugace, un segno di attenzione. Mi ha molto divertito che abbia postato un video, nel trasferimento verso Aosta, in cui ascolta in auto il brano della mitica Orietta Berti, "Fin che la barca va". Come mai? Perché giorni fa l'Orietta nazionale, da sempre citata per la sua fedeltà verso il famoso marito Osvaldo, è stata trasgressiva nel dire a "Un giorno da pecora" su "Radio1", che voterà "Cinque Stelle", con apprezzamenti in particolare proprio per Di Maio, ammirato anche per la sua... bellezza. Apriti cielo! Esponenti del Partito Democratico hanno ritenuto questa sua dichiarazione lesiva di norme della "par condicio", come se la Berti fosse chissà quale esponente di spicco... Massimo Giannini ha giustamente ironizzato, scrivendo «Il PD trasforma #OriettaBerti in Rosa Luxemburg. Se ti fa paura "Finché la barca va" non puoi che affondare».

Invece credo che qualche spunto ci fosse per parlare proprio della celebre canzone che il nuovo leader del Movimento (Beppe Grillo pare ormai aver scelto il disimpegno e si farà pure un proprio sito autonomo) considera ormai scherzosamente come una bandiera. Perché la prima volta che si cantò "Fin che la barca va" fu nel 1970 in Valle d'Aosta e ciò avvenne il 10, l'11 e 12 giugno per il "Disco per l'Estate" in diretta dal "Salone delle Feste" del Casinò di Saint-Vincent. Presentavano Corrado e Gabriella Farinon e vinse, con la canzone "Lady Barbara", Renato dei Profeti e la Berti arrivò terza. Quella canzonetta di evasione, in epoca post '68, venne vista come un manifesto del disimpegno, anche se poi la colpa era semmai degli autori del testo, Flavia Arrigoni e Lorenzo Pilat, mentre la musica sbarazzina era di Manlio Panzeri. La Berti ne era solo interprete. Così scrive un giornale dell'epoca: «Ai problemi con i critici che invocano "l'impegno", si aggiunge qualche attrito con i colleghi (da Patty Pravo a Carmen Villani), che apparentemente non amano condividere il palco con la cantante con l'aria da contadina. Tant'è che alla fine la mansueta Orietta sbotta: "Ma cosa vuole da me tutta questa gente che non fa altro che denigrarmi? E' colpa mia se c'è una buona parte del pubblico che nutre della simpatia per me? Ognuno deve fare quello che sa e che può fare. Non sono un'artista impegnata e non ci tengo ad esserlo. Di artisti impegnati ce n'è già un bel mucchio, mi pare"». Seconda annotazione: il brano aveva un secondo titolo, che è "Il grillo è la formica", ed esiste un'evidente casualità nell'evocazione del grillo, pensando a... Grillo. Ma per tutto il testo del brano vale un'analisi incuriosita e io ne ho trovata una bellissima a cura di Alberto Salerno su "Faremusic", che mi permetto di riprodurre anche per la sua competenza nel mondo musicale. Si parte dalla prima strofa e seguenti con commenti sagaci: «Il grillo disse un giorno alla formica: "il pane per l'inverno tu ce l'hai! Perché protesti sempre per il vino? Aspetta la vendemmia e ce l'avrai". Ok... sarebbe stato bello se avessero usato la cicala invece della formica. Ad ogni modo, mi chiedo perché questa formica protesta per il vino... perché dovrebbe aspettare la vendemmia quando potrebbe uscire ed andare in qualsiasi supermarket a prendersi una bottiglia? Mah! Lasciamo perdere e proseguiamo: "Mi sembra di sentire mio fratello, che aveva un grattacielo nel Perù, Voleva arrivare fino al cielo, e il grattacielo adesso non l'ha più...". Ora, ma che c'entra questo fratello con la formica? Che ci faceva in Perù? Era forse scappato dall'Italia perché pagava troppe tasse? E laggiù si è costruito un grattacielo? Era diventato forse un costruttore di immobili? Aveva aperto un'agenzia... ma come poteva pensare di arrivare fino al cielo? Quanti piani aveva sto grattacielo? Ah, ma ecco che improvvisamente il grattacielo non l'ha più. Nessuno ci spiega se è crollato oppure se glielo hanno confiscato. Ma ecco la parte più eccitante del testo, che arriva senza avere alcun nesso e alcuna logica con quello che è stato scritto prima! "Finché la barca va lasciala andare, finché la barca va tu non remare, finché la barca va stai a guardare quando l'amore viene il campanello suonerà quando l'amore viene il campanello suonerà....". Qui siamo proprio italiani, siamo quelli che ci rimproverano tutti, dei fantasisti... ma sì! Chi se ne frega... lascia che siano gli altri a lavorare, tu non sporcarti le mani, stattene lì in panciolle a fare niente, tanto tutto va avanti lo stesso. Ma ecco che, all'improvviso, salta fuori qualcuno che suona alla porta... suona il campanello... e chi è questo qualcuno? Forse Jack Nicholson del "Postino bussa sempre due volte"? Oppure il Michael Keaton di "Uno sconosciuto alla porta". Nessuno ce lo dice, peccato! Parte la seconda strofa... "E tu che vivi sempre sotto il sole, tra file di ginestre e di lillà, al tuo paese c'è chi ti vuol bene, perché sogni le donne di città?". Ma santiddio, uno sarà anche libero di scegliere di sognare chi gli pare, magari quelle del suo paese sono brutte, a lui non piacciono, magari gli fa schifo pure di vivere sempre sotto il sole tra i fiori, e magari gli piacerebbe una cifra stabilirsi a Milano... "Mi sembra di vedere mia sorella che aveva un fidanzato di Cantù, voleva averne uno anche in Cina e il fidanzato adesso non l'ha più..." Qui siamo partiti completamente per la tangente. Intanto c'è da rilevare che la nostra protagonista ha un fratello e una sorella che, oltre ad essere dei pirla, sono anche sfigati, soprattutto la sorella che desiderava avere come fidanzato un cinese, e quello di Cantù, avendolo saputo, ha chiuso la relazione. Ma perché non è stata zitta? Poteva prima trovarlo, no? Ma andiamo ora sul gran finale che è un vero spettacolo! "Stasera mi è suonato il campanello, è strano io l'amore ce l'ho già, vorrei aprire in fretta il mio cancello, mi fa morire la curiosità, ma il grillo disse un giorno alla formica "il pane per l'inverno tu ce l'hai" vorrei aprire in fretta il mio cancello, ma quel cancello io non l'apro mai...". Ma cosa volete che aggiunga? Questa strofa è tutto un programma, totalmente slegata e illogica, non si capisce nulla... e va accettata per quel che è». Non resta che sorridere! Si potrà farlo o si viola la "par condicio"?