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03 set 2017

Abid e lo stupro che fa godere

di Luciano Caveri

E' un equilibrismo molto difficile, rispetto alle ondate migratorie extraeuropee - ma anche per presenze da Paesi comunitari dell'Est - che ci hanno investiti e che ci investiranno nei prossimi anni, trovare quegli elementi aggreganti che evitino incomprensioni e consentano quella convivenza che diventa infine - quale chiave del successo o dell'insuccesso - l'integrazione. Situazione che obbliga gli uni e gli altri a uno sforzo congiunto. Per chi arriva la difficoltà propria è quella di conciliare la propria visione del mondo e dei rapporti umani, frutto della cultura di appartenenza, con i capisaldi della cultura di accoglienza per evitare che si creino dei fossati incolmabili. Un esempio di attualità e poi passo alle considerazioni generali. Dopo un'aggressione ed uno stupro in spiaggia a Rimini, compiuto pare da nordafricani, c'è un tizio che ha scritto su "Facebook". «Lo stupro è un atto peggio ma solo all'inizio, una volta si entra il pisello poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale».

A scriverlo è uno che di lavoro farebbe il mediatore culturale a Bologna, dunque dovrebbe sforzarsi di evitare di dire castronerie. Tale Abid Jee nato a Crotone, ma di origine pakistana, studia Giurisprudenza nell'antica Facoltà bolognese, da dove dovrebbe essere cacciato per ignominia nel nome del Diritto e anche del suo italiano zoppicante. Oppure in alternativa - ecco il punto - dovrebbe essere messo nell'Aula Magna con orecchie d'asino e costretto ad imparare a memoria tutto quanto concerne i diritti civili e le differenti catalogazioni conseguenti. Perché di questo si tratta, quando la condizione femminile in larga parte del mondo islamico resta intollerabile alla luce di elementari principi di parità e certe sparate ne sono la conseguenza. Ripeti con noi, Abid: «I diritti umani sono naturali perché sono comuni a tutti gli individui sin dalla nascita e non devono essere acquistati né ricevuti o ceduti come concessione o eredità. Essi, inoltre, sono universali perché identici per tutti gli individui, senza distinzione di sesso, etnia, cultura, religione, opinione politica, origine nazionale e sociale. Tutte le persone nascono libere ed uguali in dignità e diritti. I diritti umani sono indivisibili in quanto sono da intendersi come non separabili; infatti la libertà, la sicurezza e la giustizia sono garantite solo se vengono tutelati tutti i diritti (civili, economici, sociali, culturali). La violazione di uno solo di essi costituisce una minaccia nei confronti di tutti gli altri. Infine, sono inalienabili: nessuno può sottrarre i diritti umani ad un'altra persona perché gli individui li conservano per tutta la vita anche nel caso in cui le leggi positive degli Stati dovessero eliminarli o limitarli». Adesso Abid, alla lavagna, scrivi con attenzione: «I diritti di prima generazione sono quelli civili e politici; essi sono sanciti oggi dalle "Dichiarazioni delle Nazioni Unite" e dalle Costituzioni di molte democrazie. I diritti civili stabiliscono le libertà individuali di cui deve godere ogni singola persona (uomo, donna, bambino): diritto alla vita, alla libertà di pensiero e d'espressione, alla cittadinanza, a non essere tenuto in schiavitù, a non essere sottoposto a nessuna forma di tortura, alla sicurezza personale, a ricevere un giusto processo davanti ad un Tribunale indipendente e imparziale, a cercare asilo in altri Paesi, a formare liberamente una famiglia (libertà di matrimonio), alla proprietà, alla libertà di coscienza, a riunirsi pacificamente, a partecipare al Governo del proprio Paese, sia direttamente sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. Essi sanciscono le cosiddette "libertà di" e sono anche detti diritti negativi perché limitano e regolano l'intervento dello Stato e del potere politico nella sfera della libertà personale. I diritti civili sono i primi diritti umani che si affermano nella storia e sono figli soprattutto delle grandi rivoluzioni liberali dell'età moderna». Bravo, Abid, ora proseguiamo: «I diritti di seconda generazione sono quelli economici, sociali e culturali. Essi sono sanciti a livello internazionale dall'Onu e stabiliscono che ogni persona ha diritto: alla sicurezza sociale, al lavoro ad un'eguale retribuzione per un eguale lavoro, a fondare sindacati o ad aderirvi, al riposo, ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere, alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità e vecchiaia, all'istruzione, alla protezione della maternità e dell'infanzia. Essi sono detti positivi perché la loro realizzazione concreta implica l'intervento delle Istituzioni pubbliche. Essi sono la seconda tipologia di diritti umani ad affermarsi nella storia e sono figli del movimento soprattutto del "Movimento socialista internazionale" e delle lotte operaie e sindacali del XIX e XX secolo. I diritti di terza generazione sono quelli di solidarietà ed affermano il diritto all'autodeterminazione dei popoli, alla pace, allo sviluppo, alla salute, a vivere in un ambiente non inquinato». Poi dovremmo passare alla Storia: dalla "Magna Charta Libertatum", emanata nel 1215 dal Re d'Inghilterra Giovanni Senza Terra all'emanazione - sempre in Inghilterra - dell'"Habeas corpus Act" del 1679, altro passo decisivo nel cammino dei diritti civili, senza dimenticare il successivo "Bill of rights" in cui si affermano, in particolare, la libertà di religione, di parola e di stampa. Si tratta di atti ufficiali che stabiliscono diritti civili validi per tutti i sudditi della corona inglese, senza distinzione di censo e di genere. Invece, per quanto riguarda l'accesso alla vita politica, rimangono escluse le donne e le classi sociali meno abbienti. Siamo di fronte ad un passo decisivo verso il diritto di cittadinanza. Potremmo poi passare al XVIII secolo, con la "Dichiarazione di indipendenza delle colonie americane" e con la "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" in Francia con la Rivoluzione francese, senza dimenticare la "Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti". Nel corso dell'Ottocento e dei primi decenni del Novecento, le lotte del movimento operaio e sindacale e di quello femminista determinano, in un primo momento soprattutto in Europa e in America, la lenta conquista di nuovi diritti civili e politici tra cui spicca il suffragio universale (diritto di voto maschile e femminile). Da questo ciclo di lotte nascono anche i cosiddetti diritti umani di seconda generazione: il diritto al lavoro, ad un salario dignitoso, all'istruzione e alla sanità. Ai diritti civili e politici tipici dell'età moderna iniziano così ad affiancarsi i diritti economici, sociali e culturali. La Costituzione della Repubblica italiana - stai attento, Abid - tiene conto di tutto questo e si fonda sul "principio personalista", che garantisce a tutti i cittadini la tutela dei diritti inviolabili della persona e sul "principio di eguaglianza", da cui discende l'uguaglianza giuridica di tutti i cittadini. Tali principi sono il cuore dei diritti civili. Potrei continuare a lungo per dire: cari amici, che decidere di venire a vivere in Italia ed in Europa e più in generale nel mondo occidentale specie quando ottenete lo status di "rifugiato", io - nel mio minuscolo - non voglio che si arretri nel nostro livello di civiltà, forse imperfetto e sempre migliorabile, ma passi indietro nell'oscurantismo, nella violenza, nella teocrazia non mi appartengono e contro chi vuole questo io non brandisco armi, ma la mia Costituzione e la "Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea" e, se permettete, anche il mio Statuto speciale di Autonomia della Valle d'Aosta.