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26 ago 2017

L'originalità di essere normali

di Luciano Caveri

Gli antropologi ci hanno descritto in lungo e in largo come noi esseri umani abbiamo usato il nostro corpo come strumento socioculturale e di comunicazione. Si va dai capelli che possono essere lunghi o corti, con cappelli o senza, adornati o fasciati. Pensiamo alle orecchie o alla fronte che possono essere variamente plasmati, come gli occhi si prestano a decine di tradizioni diverse e lo stesso vale per il naso, la bocca, la lingua, il collo. I tatuaggi di diversa forgia sono usati fin dalla preistoria e anche le mani e i piedi possono essere manipolati in vario modo. Naturalmente gli strumenti dell'antropologia del corpo, nati per studiare (quando ancora si parlava di più di etnologia) gli usi, i costumi, i comportamenti, i miti di popoli lontani, sono oggi straordinariamente utili per guardare alle nostre società.

Personalmente sono curioso per natura di tutto ciò che è insolito e singolare e forse d'estate - specie quando si ozia - esiste più tempo per le osservazioni. Trovo la curiosità una dote da esercitare. Gesualdo Bufalino ha scritto e invecchiando mi adeguo: «Non è l'affievolirsi della vista, dell'udito, della memoria, della libido che segna l'avvento della vecchiaia e annunzia la prossima fine; ma è, dall'oggi al domani, la caduta della curiosità». Non sia mai detto! Così non finisco mai di stupirmi per la varietà odierna di fogge di capelli maschili e femminili, fatto di coloriture eccentriche e temi etnici di varia origine. Per non dire delle barbe, tornate di moda, con varianti le più diverse, che mostrano come l'umanità non butta mai via nulla, perché le mode vanno e vengono. Penso alla scelta maschile della depilazione, che pareva essere appannaggio dell'altro sesso. Osservo le unghie femminili che hanno ormai raggiunto livelli sublimi nell'estro applicato a mani e piedi, per non dire degli orecchini e dei piercing per entrambi i sessi. Straordinaria - quando vedi le persone in costume - la diffusione dei tatuaggi, che consentono di distinguere tatuatori capaci da disgraziati che non solo scrivono sui corpi dei clienti baggianate con svarioni linguistici, ma non hanno senso delle proporzioni e della prospettiva. Il cedimento dei tessuti trasformerà certi disegni in strani sghiribizzi. Ma certo la novità rispetto al passato deriva dalla manipolazione dei chirurghi estetici e spiccano nasi e zigomi, seni e sederi, labbra e liposuzioni. Anche qui la professionalità conta e ci sono labbroni che, con un piccolo motore, potrebbero prendere il largo come dei gommoni e tette su corpi cadenti che sembrano improbabili angurie più che mammelle. Naturalmente ognuno con il suo corpo è libero di fare quel che vuole e rispetto ogni scelta, essendo per natura un libertario. Un amico ginecologo francese mi raccontava il gran lavoro che gli tocca fare per riportare illibatezza in ragazze di origine araba, che devono dimostrarlo di essere al momento opportuno che sia la... "prima volta", anche se non lo è affatto. Un mio compagno di classe ora urologo delizia le cene con noi compagni di liceo con le tecniche per una virilità sicura con "aiutini meccanici" e pure con protesi per chi ha problemi di lunghezza. Farà sorridere, ma questa è l'aria dei tempi. Questa logica di esibizione e di manipolazione, uscita pure dalle logiche tribali, fa sì che si debba ragionare con serietà su quale sia la reale soglia dell'anticonformismo e dell'esibizionismo, passando attraverso l'ostentazione e lo sfoggio. Mi sono convinto che oggi il modo per essere davvero originali finisca per essere la normalità.