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29 ago 2017

Saint-Vincent e la funicolare ferma

di Luciano Caveri

Bisogna guardare alle grandi o alle piccole cose? Il dubbio è sempre incombente fra i massimi sistemi che mirano a sistematizzare il nostro mondo, facendolo diventare oggetto di analisi, e invece il puzzle composto da circostanze apparentemente minori, che diventano il simbolo di come vadano le cose. Personalmente - sarà che sono diventato sospettoso delle costruzioni ideologiche che credono di occuparsi dallo spillo al Monte Bianco - ho deciso che bisogna di tanto in tanto guardare alle piccole cose. Per capirci: sono anni che seguo il destino delle "Terme di Saint-Vincent", che trovo che avessero tutte le caratteristiche potenziali per tornare ad essere uno dei possibili punti di eccellenza della Valle d'Aosta ed invece per ora quel nuovo volano, nel solco del passato, è ben distante dalle previsioni di forte incidenza che si fecero alcuni fa.

Ricordo bene quel 18 giugno 2012, quando le Terme riaprirono al pubblico, dopo anni di grande travaglio e tante polemiche con una concessione ai privati, uscendo dalla gestione pubblica. L'inaugurazione di quel giorno riguardava il primo dei tre lotti resi possibili da un "project financing" tra il Comune di Saint-Vincent e la "Bonatti SpA" di Parma, aggiudicataria della procedura di gara per la riqualificazione, la gestione del complesso termale di Saint-Vincent, costituito appunto da tre lotti: le "Nuove Terme", le "Vecchie Terme" e l'hôtel "Source". Quest'ultimo ceduto dalla Regione al Comune proprio per consentire di avviare una riqualificazione complessiva. Dopo l'aggiudicazione definitiva della gara, avvenuta con una deliberazione del Comune di Saint-Vincent del dicembre 2008, la Regione, con propria delibera del dicembre del 2011, concedeva un mutuo a tasso agevolato alla società società di scopo "Saint-Vincent Thermæ": 7.230.396 euro, a fronte di una spesa ammessa di 10.368.000 euro per la ristrutturazione e riqualificazione della sola struttura termale. Il famoso secondo lotto, come previsto dal contratto, è rimasto lettera morta e le risorse stanziate sono state di fatto assorbite dal solo primo lotto, intanto le "Vecchie Terme" sono in rovina così come il "Source" che prima o poi crollerà. La parte di struttura rinnovata, prevista per una clientela di lusso, è oggi funzionante con una fascia di utenti ben diversa e nessuna delle previste ricadute occupazionali e di business sul paese si è davvero concretizzata. Verrebbe da dire: «amen», ma poi si pensa al fatto - terra a terra - che le modifiche che negli anni sono state fatte al "project financing" fanno sorgere dei dubbi, quando si è agito non solo su aspetti marginali o di integrazione che non modificassero la sostanza, ma in profondità sulla ratio degli accordi. Rimarcando anche che la parte termale - cioè le famose acque scoperte nel Settecento - sono ormai sfruttare al minimo, pur essendo necessarie per mantenere il marchio "Terme", rispetto ad una parte di "benessere" che non si è dimostrata all'altezza delle aspettative e l'allargamento di strutture della "spa" verso le "Vecchie Terme" uscirebbe dal "project financing", trattandosi - da progetto - di un intervento minimale rispetto a quanto previsto in un primo tempo. Intervento che non sarebbe più operato da "Bonatti", che nessuno pare - per chissà quali paure - voler richiamare alle sue responsabilità, perché questi lavori avverrebbero a spese dei gestori attuali, con ulteriore confusione di ruoli! Un pasticcio, insomma, su cui gli amministratori dovrebbero riflettere per non trovarsi un giorno o l'altro con il cerino in mano. Ma a questo punto, visto che in fondo pare che a pochi interessi il perché il grande disegno alla fine non si sia concretizzato a dieci anni dall'aggiudicazione (non a cento anni...), restano le piccole cose a segnalare quanto non funziona. Un punto di riferimento nel paese è sempre stata la "funicolare", costruita e inizialmente gestita a beneficio proprio delle "Terme" dall'ingegnere Guglielmo Diatto, struttura che venne inaugurata il 15 luglio del 1900 per superare quello "strappo" di 231 metri di lunghezza e 63 metri di dislivello dal paese allo stabilimento termale. Com'era la situazione all'epoca? Bastano poche frasi per capirci. Le ha scritte Giuseppe Rocca nel suo libro "Dal prototurismo al turismo globale"