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17 apr 2017

Quel portafoglio sparito

di Luciano Caveri

Ci sono circostanze spiacevoli, ma non terribili, specie se comparate ai problemi veri. Ci pensavo non a caso l'altro giorno all'aeroporto "Charles De Gaulle" di Parigi, quando un nugolo di forze dell'ordine e di militari hanno bloccato nervosamente l'ingresso agli imbarchi delle Partenze con un andirivieni di artificieri, nel pigia pigia della folla di viaggiatori, che non prometteva nulla di buono. Era, per fortuna, un falso allarme, ma serve sempre a misurare come nelle insidie della vita ci si possa trovare nel momento giusto nel posto sbagliato. Per cui ogni cosa che sia al disotto del rischio reale finisce per essere una scocciatura da incassare senza farne troppi drammi.

La prima volta in cui mi hanno rubato il portafoglio risale a molti anni fa. Dovevo andare a Trento per un comizio con gli autonomisti locali e avevo preso il treno. Qualcuno mi aveva messo in guardia contro certi "manolesta" che operavano a danno dei viaggiatori. Feci molta attenzione e misi la giacca in modo strategico, ma non feci attenzione a un gruppo di ragazzotti che attraversarono il vagone spingendosi. Quello fu l'attimo buono in cui agirono e io mi trovai con il solo biglietto che avevo messo nei calzoni. Arrivai a Trento senza soldi e documenti. La seconda volta, qualche anno fa, mi cadde il portafoglio uscendo dalla macchina ad Aosta e due giovani me lo sottrassero, usando pochi minuti dopo la carta di credito per comprarsi dei telefonini. Furono beccati e processati, ma mai ritrovai tutti i documenti. Venerdì scorso a Parigi ho fatto tris. Io penso ad un furto, i miei familiari mi sfottono dicendo che l'ho perso per distrazione. Fatto sta che, bloccate le carte e riuscito a rientrare in aereo con la denuncia fatta al Commissariato francese, mi ritrovo di nuovo a rifare tutti i documenti e il zigzag già mi preoccupa, partendo dal trauma delle fototessere, che sono per tutti una sorta di tortura cinese, che serve a chiedersi chi sia quello lì con la faccia seria, visto che sorridere ormai è vietato... L'aspetto consolante sta nel fatto che un giorno verrà in cui tutto verrà davvero informatizzato ed i riconoscimenti d'identità avverranno con metodi sempre più innovativi. Temo, però, che tutto confluirà nel solito smartphone, con cui già oggi si possono fare mille cose un tempo cartacee o non portabili. La "vedovanza" di un furto o di uno smarrimento, verrà sostituito dalla perdita accidentale o per mano di un ladro del dispositivo mobile, come già avviene oggi, ma con alcuni spazi a disposizione del vecchio ma tenace portafoglio. Chissà dov'è il mio in questo momento, chissà chi ha messo il naso in alcune mie tessere sostituibili o no, chissà se ci sarà stato un garbato passante che lo farà avere al Consolato italiano di Parigi (efficiente nel fornirmi informazioni alle dieci di sera in uno stato di viva apprensione!) oppure se un farabutto avrà visto, sconsolato, che non avevo contanti e che le carte le ho bloccate in un battibaleno e gli starebbe bene. Storie di vita, minuscole certo, che accompagnano la nostra vita e diventano ricordi. Da domani mi aspetta la trafila per ricostruirmi la mia identità laddove sparita nel portafoglio... sparito!