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02 dic 2016

Natale, la lunga attesa

di Luciano Caveri

Capisco che la rincorsa sarà lunga e dunque sul Natale che verrà mi limiterò da qui ad allora a centellinare i pensieri. Ciò avviene in un mese di dicembre intenso e lo sarà di certo anche per la politica, che ho l'impressione che sarà - ormai oltre persino all'ordinario cinismo - scarsamente intrisa da certi valori connessi proprio al Natale... Se penso alla parte più profonda della mia infanzia, quella che viene in superficie più per associazione di idee che per memoria propria, non è un caso se molti flash emergono in questo periodo dell'anno, perché collegati al Natale. Una prima impressione è che ci fosse una maggiore illuminazione, con alberi natalizi, in tutta la Valle: non c'erano casetta o balcone di condominio senza una qualche forma di addobbo. Forse c'era una maggior numero di bambini e dunque era principalmente per loro che si mettevano quei simboli di gioia e di festa.

Mi piacerebbe davvero che oggi anche chi non ha più bambini e anche chi è da solo compartecipasse, come alcuni fanno, alla grande scenografia natalizia, che per altro ha davvero un suo senso comunitario, che dovrebbe scaldare i cuori anche di chi finisce per rifuggire a certi momenti perché magari divorato dalla nostalgia e dai rimpianti. Non c'è dubbio che è questa parte di preparazione che dà il senso del Natale, addobbando con mille simbolismi antichi e moderni quel mito del Natale. Tutte le costruzioni umane - e non solo quelle legate al divino - restano costruzioni culturali, che mettono assieme elementi assai vari e nel caso delle festività natalizie è un percorso che porta a momenti di vita familiare e sociale e, per chi crede, avvicina piano piano a quella capanna di Betlemme in cui nacque Gesù. E' il cammino che conta più del culminare della festa, che poi si consuma come un lampo, mentre l'avvicinamento è fatto di attese e speranze e come tale più eccitante e avvincente del momento conclusivo, che si conclude sempre troppo in fretta. Mi viene in mente Dino Buzzati è quel suo: «E se invece venisse per davvero? Se la preghiera, la letterina, il desiderio espresso così, più che altro per gioco venisse preso sul serio? Se il regno della fiaba e del mistero si avverasse?». Ci pensavo, entrando in quel regno dell'oggettistica del Natale che è "Peraga" a Mercenasco, dove folle di visitatori vanno a comprare i pezzi più vari per inseguire il sogno natalizio. Ed è un palcoscenico in cui guardare i visitatori ed il loro approccio con gli oggetti che è interessante come gli oggetti stessi, visto - che al di là del pur presente e febbrile delirio consumistico - si coglie quell'aspetto buono di quel personaggio dickensiano che è lo "Spirito del Natale". Come diceva appunto Charles Dickens: «Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno». Ci sono alberi di Natale di tutte le taglie, Babbi Natale di tutte le misure, presepi di tutte le fatte, luminarie di ogni genere e oggettistica - talvolta davvero di cattivo gusto - che spazia da ghirlande a bastoncini di zucchero, da palline a stelle da mettere in cima all'albero. Si trovano muschio, agrifoglio, vischio e stelle di Natale, ma soprattutto fanno sorridere quei giochi meccanici con musiche e luci, tipo giostrine, pattinaggi, slitte volanti. Si esce con sacchetti vari e già vagamente stravolti nel nome e per conto del Natale, come un avvio disegnate ad mese di distanza dall'arrivo della giornata topica, che sarà un punto d'arrivo e - per chi ne assorbe qualche energia positiva - un punto di partenza.