Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
02 dic 2016

Sondaggisti KO

di Luciano Caveri

In questi giorni, prima dello stop odierno ai sondaggi ufficiali (nel senso che non potranno essere resi noti, ma il flusso continuerà en cachette), è un fiorire di dati previsionali in vista del Referendum confermativo del 4 dicembre della riforma costituzionale Renzi-Boschi. Questa volta una delle variabili - il raggiungimento del quorum per rendere valido il voto - non c'è e dunque in teoria il quadro è leggermente semplificato. Per ora - pur con varianti che fanno impressione perché si parla della stessa cosa - sembrano prevalere i voti contrari. Circostanza che mi fa piacere, ma penso che ci voglia una grande cautela, perché ormai da anni i sondaggisti prendono un po' dappertutto delle grandi facciate, perché la realtà ha spesso smentito le previsioni.

Il caso a noi più vicino è stato l'errore ai limiti dello smacco dei sondaggi sulle intenzioni di voto negli USA, che davano perdente, per poco o per tanto, Donald Trump sulla candidata democratica Hillary Clinton ed è avvenuto l'esatto contrario. Ciò era già avvenuto nel caso di "Brexit", con l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, e - per restare in ambito internazionale . per il referendum sul processo di pace con le "Farc" in Colombia, ma nel caso italiano si potrebbero citare molti casi di elezioni politiche e regionali, quindi con campioni più grandi e più piccoli, accomunati dall'insuccesso dei sondaggisti, che perdono credibilità e mi par di capire anche clienti, visto che non operano solo sulla Politica. Ha scritto su "The Post International" Fernanda Pesce Blazquez: «I sondaggi, si sa, dovrebbero essere in grado di stilare previsioni che sfiorino i risultati finali di un'elezione. Eppure, nonostante siano stati effettuati circa tremila sondaggi elettorali per misurare le intenzioni di voto degli americani alle elezioni presidenziali USA 2016, l'accuratezza dei dati si è dimostrata confutabile. E allora cosa è andato storto? A influenzare i risultati sembrerebbe esser stato il cosiddetto "voto occulto" degli americani, che ha fatto sì che molti elettori nascondessero le loro preferenze elettorali, mentendo nei sondaggi, per timore di possibili accuse di razzismo e omofobia nei loro confronti. E' anche vero che predire le intenzioni di voto nei confronti di un candidato che ha sconvolto completamente il panorama politico americano, come è effettivamente avvenuto con Trump, e che si allontana completamente dal modo di fare politica dell'establishment risulta difficile, poiché non si può avere un metro di paragone con l'evidenza storica. In Spagna, all'ultimo giro elettorale, era accaduta la stessa cosa: gli analisti avevano previsto un sorpasso del partito nascente di sinistra Podemos sui socialisti di Pedro Sanchez. Un sorpasso che non si è successivamente verificato, destabilizzando così tutte le previsioni proprio all'ultimo momento. I sondaggi non avevano minimamente tenuto conto del milione di voti persi dai viola di Pablo Iglesias: un partito nuovo, caratterizzato da una fascia elettorale molto giovane e meno fedele alle urne». La questione è interessante: esiste sempre più un margine di volubilità, che per altro nelle chiacchiere con gli amici indecisi sul Referendum è ancora più evidente per la complessità della materia, per gli aspetti umorali che avvolgono queste questioni e dunque per i comportamenti diversi fra chi entra nel merito della questione e chi vota in modo cieco, seguendo un moto d'istinto. Aggiunge la Pesce Blazquez: «Come spiega il politologo spagnolo Jorge Galindo, editorialista di El País e co-fondatore di Politikon, il problema nel caso delle elezioni statunitensi del 2016 risiede nel rifiuto da parte di un crescente numero di elettori di partecipare ai sondaggi (e non tanto dal voto occulto). E, non meno interessante, Galindo segnala quanto le fluttuazioni nelle intenzioni di voto non siano state effettivamente tali, ma siano semplicemente un riflesso del rifiuto a esprimersi da parte degli elettori nei momenti in cui il loro candidato aveva avuto una pessima settimana sul flusso della stampa o nel riflesso dell'opinione pubblica.
Un altro fattore decisivo che spiegherebbe gli errori nei sondaggi potrebbe essere la crescente tendenza a eseguire i polls su Internet - criticati in passato sia dal guru americano dei sondaggi Nate Silver sia dall'American Association for Public Opinion Research - colpevoli d'essere stati carenti delle garanzie metodologiche necessarie per stilare previsioni attendibili. Viceversa, sono molti i politologi che hanno recentemente sostenuto che i sondaggi sulla rete - essendo anonimi - garantiscano alla popolazione un margine più ampio per esprimere la propria opinione e quindi un maggiore grado di accuratezza. In questo caso, ad esempio, un elettore che si vergogna di esprimere apertamente il proprio consenso nei confronti di Trump non si porrebbe lo stesso problema di fronte a un sondaggio online che garantisce il totale anonimato». Insomma, è difficile capire la situazione sullo stesso punto c'è chi la vede in un modo e altri nel modo opposto: resta la verità che i sondaggi troppo spesso non ci pigliano più e l'evidente paradosso è che le strategie elettorali - basti vedere i cambi di comportamento di Matteo Renzi - avvengono però sulla base proprio di questi sondaggi la cui validità è dubbia. Verrebbe da evocare la celebre frase di Mao Tse-Tung: «Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente». E non mi sto riferendo alla Valle d'Aosta.