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23 ott 2016

Tanti bar, specchi della comunità

di Luciano Caveri

Bisogna guardare il mondo dall'ombra del proprio campanile per non perdersi nel rischio di diventare individui senza radici, ma se all'inverso qualcuno vuole capire qualcosa in fretta di certe comunità il luogo giusto dove entrare resta sempre il bar dovunque ci si trovi e le varianti - anche se tutto il mondo è paese per le similitudini dei sentimenti umani - sono straordinarie. Dove io vado, vicino o distante, visito con curiosità i bar perché sono un caso senza eguali di full immersion e di visione di teatri della vita. Malgrado ormai i commercianti in Valle d'Aosta siano ormai sempre in festa e questo sia l'impegno pregnante dell'associazione di categoria, nel commercio definito di prossimità prosegue la triste litania delle chiusure, ben visibili ad Aosta con saracinesche chiuse, per altro un fenomeno diffuso che vale nei principali paesi del fondovalle (a Saint-Vincent è una tragedia!) ed anche nelle stazioni turistiche principali. In gran parte dei Comuni di mezza montagna i funerali sono stato celebrati da tempo, così come nelle vallate meno frequentate dai turisti e con tassi demografici in picchiata.

Resistono, per ora, pur con qualche defezione, proprio i già citati bar, che restano un caposaldo anche delle comunità più piccole e il cui numero ha superato ormai i cinquecento locali in tutta la Valle. Anzi, pur nel triste stillicidio delle chiusure di alcuni bar storici, si registra la periodica nascita di nuovi locali, a dimostrazione di un dato statistico - pur da correggere in certe località proprio con i flussi turistici - che è ben noto: ci sono in Valle d'Aosta quasi cinque bar ogni mille abitanti. Scriveva lo scorso anno Vito de Ceglia su "La Repubblica" rispetto ad un rapporto della "Federazione italiana pubblici uffici - Fipe", che tra l'altro confermava l'eccezione valdostana con un saldo attivo - unico in Italia! - nell'apertura dei bar: «Con la crisi cambiano i consumi e le attività commerciali si trasformano. E' questo un fenomeno che investe tutta la filiera del "fuoricasa", ma che trova la sua massima espressione nel mondo dei bar: un comparto da sempre più dinamico e più sensibile ai mutamenti della società rispetto ad altre tipologie di locali della ristorazione. Sta di fatto che stiamo assistendo ad un pullulare di modelli di business emergenti che nulla hanno a che vedere con il "classico" bar, per intenderci quello raccontato romanticamente nel libro cult di Stefano Benni. I format di maggiore successo ora sono altri. E seguono i nuovi stili di vita degli italiani che, in questi ultimi anni, hanno elevato le proprie aspettative. Ecco allora la progressiva affermazione di bar pasticceria, bar gelateria, lunch bar, bar multi proposta ed evening bar. Sono tutti locali, specializzati in diversi segmenti di mercato, che cambiano pelle lungo l'arco della giornata diversificando le occasioni di consumo: dalla colazione al pranzo fino alla cena e al dopo cena". Insomma: ce n'è per tutti i gusti e per le diverse clientele, anche se ci sono bar, che definirei generalisti, dove si mischiano ospiti eterogenei e per questo restano straordinario luogo di aggregazione e anche di osservazione di mode, comportamenti e "tic" del nostro mondo. Nei nostri bar, per la piccolezza della Valle, si intrecciano più che altrove storie, racconti, aneddoti e pettegolezzi che poi rimbalzano come palle da biliardo. Tra un bianco e uno spritz, un caffè e un amaro, una spuma e un "rosso" in questi specchi in cui ci riflettiamo si incrociano vite e vicende e pure la Politica, oggetto di vivace discussione per quel senso di appartenenza che vacilla ma resiste, è sempre presente fra sfottò e retroscena. Unica novità: molti opinionisti da bar, casi eclatanti di commentatori dell'universo mondo, ora sono finiti anche sui "social".