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16 gen 2016

Attorno alla Politica

di Luciano Caveri

La politica per me è sempre stata e resta ancora una passionaccia, perché ne ho sempre sentito parlare in casa, ho cominciato a praticarla (ed a studiarla) sin da ragazzo e l'ho poi vissuta - da eletto in diversi ruoli, ma con esordio casuale - per ventisei anni. Oggi la seguo con moderazione, come si dice dell'alcol, considerandola una ginnastica essenziale per qualunque cittadino informato e praticante. Dovessi dire che, con la vita vissuta, gli studi e le letture ne abbia capito del tutto confini e contenuti, sarebbe una bugia. Ogni qual volta credo di averne una padronanza, trovi o nuovi spunti luminosi e anche lati oscuri, come nella saga di "Star Wars"...

Ad esempio: dobbiamo rassegnarci al fatto che partiti e movimenti siano diventati in sostanza comitati elettorali o potranno riavere un ruolo di fucina di idee e di pensieri? La politica è solo esercizio del potere su una comunità in un certo territorio e dunque svolto da parte quegli eletti che ne fanno un mestiere pro tempore o esistono ruoli diversi, che servono a migliorar le cose e a precorrere il futuro è possono essere degnamente interpretati? Viene in mente la vita intensa, coraggiosa ma sfortunata, per la sua brevità e per non aver potuto godere della sua famiglia e degli onori del suo popolo de visu e non sulla sua tomba, di Émile Chanoux, vissuto senza mai avere avuti ruoli elettivi, perché la sua esistenza coincise dai sedici anni sino alla sua morte, avvenuta a soli 38 anni, con la parabola del ventennio fascista. Eppure il suo ruolo politico, d'azione e di riflessione, è stato preziosissimo e certo sublimato da quel suo martirio, che lo ha fatto diventare un simbolo. Pensiamo, in concreto, a quanto di originale potrebbe esserci ancora in Valle d'Aosta e di certo c'è stato attorno al tema peculiare, rispetto al dibattito ormai morto in Italia (oggi come non mai dopo una fiammata una quindicina di anni fa) e pure una corrente alternata in Europa e nei diversi Paesi membri, del Federalismo. Con il rischio che, assorbiti ormai dal tran tran e dalla politica coincidente in prevalenza con l'amministrazione e con gli scontri nelle Assemblee elettive si adoperi questo oggetto - il Federalismo - come una sorta di icona appesa al muro, ma scarsamente conosciuta nella realtà dei fatti da tanti che ne parlano come una sorta di prezzemolo da adoperare come obbligo di stile e non di sostanza. Da questo punto di vista, ogni tanto mi balocco su come si potrebbe evitare che le idee federaliste siano rinchiuse in un giardinetto elitario con pochi visitatori. La strada - per chi ci crede - potrebbe quella di favorire la diffusione attraverso la formazione, che potrebbe essere un ruolo eminente delle forze politiche se non ipnotizzate solo dalle pur importanti scadenze elettorali, per le quali bastano e avanzano comitati elettorali da aprire e chiudere alla bisogna. Ma esiste anche - perché la vita politica è in questo sacrificio per chi la vuole affrontare anche come sfida culturale e non con il solo e classico cliché della poltrona da occupare - l'autoformazione e sul federalismo si trova sempre qualcosa di interessante da leggere, da letture d'infarinatura a tomi specialistici. La politica, specie nell'alveo della democrazia rappresentativa, è e deve essere un'attività aperta a tutti ed è la forza del suffragio universale e dell'elettorato attivo e passivo buono per tutti. Ma questo avrebbe dovuto prevedere livelli di consapevolezza e di conoscenze maggiori di quanto invece si è visto con un uso inconsapevole di quell'arma potente che è il voto e meccanismi di accesso alla politica, che troppo spesso hanno aperto spazi a persone di mediocre preparazione. Ma in questo caso, come in tutti gli altri, sapere e imparare di più, capire bene le istituzioni e il loro funzionamento è non solo un dovere civico ma anche un modo concreto per partecipare e per far politica.