Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
03 dic 2015

Bandiere

di Luciano Caveri

Oggi vorrei essere a Parigi per la giornata di celebrazione che il Presidente francese François Hollande ha deciso di tenere in onore della memoria delle vittime dei recenti attentati islamisti. Il momento di ricordo ufficiale avverrà nello straordinario "Hôtel national des Invalides", l'imponente complesso di edifici del classicismo barocco francese costruito nel XVII secolo a Parigi per ospitare soldati invalidi. La cupola, tutta dorata, una delle attrazioni nei tour della città, venne costruita per la cappella di Luigi XIV, e ospita oggi al suo interno la tomba di Napoleone. C'è poi il grande "Musée de l'Armée" e dunque la simbolistica riassume molto della storia e del carattere francese. Il protocollo della cerimonia rievocativa, nell'oliata macchina repubblicana, garantirà una cerimonia intensa e partecipata. Lo stesso Presidente Hollande ha chiesto ai francesi di esporre la bandiera nazionale (bleu, blanc e rouge, risalente alla Rivoluzione francese) in segno di partecipazione.

Ho sempre apprezzato questo uso forte e rispettoso che i francesi fanno della loro bandiera e a Parigi si vedono garrire tricolori di tutte le misure nei Palazzi istituzionali, sempre in ordine e puliti. Ricordo di averlo notato non solo da turista, ma anche nei numerosi impegni politici che ho avuto l'onore di avere a Parigi nei miei ruoli istituzionali. Anche per questo esempio ho sempre ritenuto la propria bandiera un simbolo da onorare e rispettare e non a caso nella legge regionale del 2006 ritenni necessario, fra i simboli valdostani, statuiire definitivamente quel nostro drapeau, adoperato come prassi consolidata, ma senza una base giuridica. La storia della bandiera valdostana viene raccontata sul sito della Regione: "L'origine della bandiera rosso-nera risale agli anni Quaranta del Novecento e va ricercata nelle vicende della Resistenza valdostana che portarono alla conquista dell’autonomia regionale. I colori rosso e nero furono associati per la prima volta, per rimarcare l'identità valdostana, dal canonico Joseph Bréan, sulla copertina dell'opuscolo "I grandi valdostani", edito nel 1942: una pubblicazione il cui scopo era di suscitare l'orgoglio per le proprie origini e lo spirito di emulazione dei giovani valdostani, in un'epoca in cui il processo di demolizione sistematica dell'identità regionale aveva raggiunto il culmine. Il canonico Bréan li aveva tratti dal sigillo cinquecentesco del Ducato di Aosta, che riproduceva lo stemma poi usato dalla città: uno scudo di nero al leone d'argento armato e linguato di rosso, al capo di rosso caricato di una croce d'argento. Togliendo leone e croce si ottiene uno scudo rosso e nero. Per questo, al momento della scelta di una bandiera, la Resistenza valdostana scelse un drappo diviso orizzontalmente, rosso nella parte superiore e nero in quella inferiore». Poi si aggiunge un passaggio significativo: «Nel suo libro "Entre l'histoire et la vie", Vincent Trèves ricorda che la prima volta, per quanto ci è dato conoscere, in cui la neonata bandiera valdostana, cucita da alcune donne di Valtournenche, fu innalzata su un pennone, fu verso il 20 agosto 1944, al posto di frontiera con la Svizzera della Tête Grise, durante le operazioni di guerriglia della 101^ brigata "Marmore", comandata dal partigiano "Tito" (Celestino Perron). "Tandis que nous nous rangions en cercle, derrière le peloton de nos hommes, alignés au pied du mât - scrive Trèves - le commandant suisse rentra dans sa caserne pour en ressortir aussitôt, suivi de ses gendarmes, armes à la main. Tito donna l'ordre d’hisser le drapeau valdôtain. Nos hommes présentèrent leurs armes, alors qu'à nouveau s'élevait le chant de "Montagnes valdôtaines" accompagné de coups de salve tirés en l'air. La solennité du moment m'émut au point que des larmes coulèrent sur mes joues. Le drapeau montait lentement le long du mât. A notre grand étonnement, nous avons entendu: "Garde à vous". Nous avons vu les Suisses, au pied de leur mât, en train de présenter aussi les armes alors que le drapeau suisse se baissait pour remonter avec le nôtre en signe de salut"». Si aggiunge ancora: «L'uso della bandiera rosso-nera da parte della Resistenza valdostana, come simbolo dell'identità regionale, fu associato alle aspirazioni autonomiste o addirittura secessioniste che caratterizzarono la fase finale della guerra di liberazione: il che suscitò notevoli preoccupazioni in seno alla Resistenza italiana, come risulta da alcune lettere di Duccio Galimberti a Ferruccio Parri, pubblicate a cura di Massimo Tringali nell'opera "Il Partito d'Azione in Valle d'Aosta". In una missiva del 19 ottobre 1944 Galimberti scrive tra l'altro: "Il Comando di zona avvertì il centro che elementi valdostani avevano indirizzato al Generale De Gaulle un'esplicita richiesta di annessione; che gli stessi si erano portati a particolari colloqui nella zona di Bourg Saint Maurice; che sul cippo di confine sventolava la sola bandiera valdostana (rossa e nera); che risultava di contatti fra il vice comandante valdostano Mésard ed elementi del Q. G. De Gaulle". Anche Federico Chabod ebbe a citare la bandiera in una lettera del 16 novembre 1945, indirizzata al responsabile politico del Partito d'Azione di Torino, Andreis: "La situazione generale non è ancora rassicurante: ancora questo oggi, a Liverogne, in occasione della commemorazione di tredici ostaggi fucilati dai tedeschi, potevi vedere in giro molte bandiere rosse e nere (colori della Valle d'Aosta), e non una sola bandiera italiana". Qualche mese prima, il 18 maggio 1945, in occasione del primo anniversario della morte di Emile Chanoux, la bandiera rosso-nera aveva caratterizzato la manifestazione popolare culminata nell'assalto al Comando dei Carabinieri di Aosta, per liberare i giornalisti inviati dalle testate francesi a documentare la situazione in Valle d'Aosta, che erano stati arrestati. La bandiera rosso-nera fu utilizzata costantemente in tutte le manifestazioni pubbliche volte a sostenere le rivendicazioni autonomiste e, in qualche caso, separatiste dei Valdostani, con incertezze nell'inastamento: a volte la banda rossa era correttamente posta in alto, a volte in basso». Così prosegue la spiegazione: «Il 26 febbraio 1948 l'Assemblea costituente approvò lo Statuto speciale della Regione autonoma Valle d'Aosta. Nel corso dei dibattiti che portarono alla sua promulgazione vi furono alcuni passaggi in cui si esplicitò l'esigenza di ufficializzare lo stemma e la bandiera della Regione. Nel progetto di statuto approvato dal Consiglio Valle nella seduta del 3 marzo 1947, era fatta esplicita menzione, all'articolo 2, della bandiera, da approvarsi, come lo stemma, con decreto del presidente della Regione, su proposta del Consiglio regionale. Nel corso della discussione in sede di Assemblea costituente, tuttavia, il relatore dello Statuto, onorevole Emilio Lussu, ebbe a dichiarare: "Abbiamo (...) creduto opportuno non accettare le richieste della Valle sullo stendardo da mettere a fianco della bandiera nazionale. Naturalmente è un diritto. In pratica avviene già, come avviene un po' dovunque. Ma siccome questo non l'abbiamo contemplato come un diritto in nessuno degli articoli che riguardano gli statuti particolari, abbiamo creduto opportuno ometterlo anche per a Valle d'Aosta. La Valle può di suo pieno diritto presentare il suo emblema, esporlo e, se vuole, in forma più solenne, farlo approvare - come la Costituzione ammette all'articolo 123 - con legge dello Stato". In realtà, l'articolo 123 della Costituzione riguarda la procedura di approvazione degli statuti delle Regioni ordinarie e le Regioni a statuto speciale non vi hanno mai fatto ricorso, anche se avrebbero in teoria potuto, per integrare i loro rispettivi statuti. Comunque la Regione ha fatto costantemente uso, sin dalle sue origini, della bandiera che è stata recentemente ufficializzata e che, da emblema di protesta e rivendicazione, si è trasformata in simbolo di tutto un popolo. Per ragioni non chiare, legate probabilmente al rischio di confusione con le bandiere anarchiche, o forse per prendere le distanze dalle posizioni radicali cui era stata abbinata la bandiera nella prima fase della sua storia, le due bande orizzontali - rossa e nera – si trasformarono, verso la metà degli anni Cinquanta, in bande verticali, la nera dalla parte dell'asta". Infine, come dicevo, la legge che ufficializzò, oltre alla bandiera, il gonfalone e l'inno valdostano. Simboli che fotografano un'identità.