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18 nov 2015

In ospedale con il bicchiere mezzo pieno

di Luciano Caveri

Proprio l'altro giorno, durante delle chiacchiere senza tema fisso con degli amici, ragionavamo sul fatto che quando ci sono delle cose che ci vanno storte bisognerebbe farsi un giro in un ospedale per constatare, nella terribile realtà delle malattie, che c'è sempre di peggio su cui riflettere e con cui fare un esercizio di comparazione. Devo essermela "chiamata" e così l'altra mattina sono caduto rovinosamente dalle scale di casa e mi sono ritrovato in fondo alla rampa tutto acciaccato con un dolore forte al braccio e dunque sono proprio finito in ospedale. Per completare il "quadretto" la mia frattura è risultata scomposta e dunque ha necessitato di una vera e propria operazione. Detto fatto, senza neanche troppo tempo per pensarci, mi sono ritrovato in sala operatoria e ho trascorso la notte nel sempre efficiente ospedale regionale, dedicato al mio compianto amico e grande chirurgo Umberto Parini.

Per cui in queste ore ho potuto serenamente applicare quella riflessione sul fatto che, posto di fronte a problemi di salute, tutto il resto si ridimensiona e i problemi grandi si fanno piccini. D'altra parte i lievi disagi ed i malesseri sono forieri di un secondo ragionamento classicissimo e cioè quella sorta di categoria dello spirito che divide il mondo in quelli che vedono il bicchiere "mezzo pieno" e quelli che lo vedono "mezzo vuoto". Chiunque abbia seguito nel tempo questo blog sa che io appartengo alla prima tra le due categorie, ritenendo che anche di fronte a qualche male esista sempre il rischio di qualcosa di peggio. Così per il mio incidente domestico che avrebbe potuto arrecarmi danni ben peggiori. Sarà una filosofia spicciola, che qualcuno potrà interpretare come un "ottimismo stolido", ma penso che possa essere da considerarsi una stella polare utile, perché - come dice il proverbio - «non c'è mai limite al peggio». Oggi, per ragioni comprensibili, mi fermo qui, ringraziando il Primario Manuel Mancini e la sua équipe.