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18 nov 2015

Elogio dell'ozio

di Luciano Caveri

In questi giorni di convalescenza e di parziale astensione da Internet, mi concentro su aspetti di maggior intimità familiare grazie anche al fatto che quando si è un pochino malati ci sta che uno se ne possa ragionevolmente approfittare per farsi accudire. Specie dopo che il medico che mi ha operato, sgridandomi rispetto al mio look "caveriano" di far tutto subito senza fermarsi, mi ha rudemente convinto a più miti consigli ed a prendere il braccio malamente rotto per quello che deve essere, una pausa per guarire. Tratto familiare - quello di lavorare anche se acciaccati - ereditato da mio papà che qualunque malanno avesse non si fermava mai e questa forma mentis antiozio deriva dal suo di papà che educò i suoi figli ad una rigida attività senza mai cedere alla tentazione di una ragionata sospensione da un tempo... fordista.

Scriveva meno di un secolo fa quel personaggio geniale che fu Bertrand Russell in "Elogio dell'ozio": «Come molti uomini della mia generazione, fui allevato secondo i precetti del proverbio che dice "l'ozio è il padre di tutti i vizi". Poiché ero un ragazzino assai virtuoso, credevo a tutto ciò che mi dicevano e fu così che la mia coscienza prese l'abitudine di costringermi a lavorare sodo fino ad oggi. Ma sebbene la mia coscienza abbia controllato le mie azioni, le mie opinioni subirono un processo rivoluzionario. Io penso che in questo mondo si lavori troppo, e che mali incalcolabili siano derivati dalla convinzione che il lavoro sia cosa santa e virtuosa; insomma, nei moderni Paesi industriali bisogna predicare in modo ben diverso da come si è predicato sinora. Tutti conoscono la storiella di quel turista che a Napoli vide dodici mendicanti sdraiati al sole (ciò accadeva prima che Benito Mussolini andasse al potere) e disse che avrebbe dato una lira al più pigro di loro. Undici balzarono in piedi vantando la loro pigrizia a gran voce, e naturalmente íl turista diede la lira al dodicesimo, giacché era un uomo che sapeva il fatto suo. Nei Paesi che non godono del clima mediterraneo, tuttavia, oziare è una cosa molto più difficile e bisognerebbe iniziare a tale scopo una vasta campagna di propaganda». Ci pensavo ieri, quando in una giornata che somigliava al novembre che doveva essere, la sua mamma ha convinto il piccolo Alexis a scrivere la letterina a Babbo Natale: attività ludica divertente ed, almeno per noi adulti, un ozio... operoso. E mi è venuto in mente - argomento affine nel non non mischiare sogno e cruda realtà - quanto è successo in Inghilterra, dove uno spot di "PayPal" ha praticamente rivelato ai bambini del Regno Unito inconsci che Babbo Natale non esiste. La pubblicità incriminata ha come protagonisti due bambini, già consapevoli che a comprare i regali sono i genitori. Nel vedere mamma e papà sempre in casa, però, si preoccupano che nessuno sia uscito per fare gli acquisti natalizi. Lo scopo era quello di mettere in evidenza come i genitori riuscissero a fare tutte le compre online grazie a "PayPal", ma il risultato è stato un altro. Ed è la giusta considerazione per chiunque si occupi di comunicazione: fare gli spiritosi va bene, ma ci sono elementi tabù che fanno parte di piccoli o grandi segreti.