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16 nov 2015

Sondaggi e caffè

di Luciano Caveri

I sondaggi spesso non ci pigliano e fior di esperti in questi anni hanno indicato le ragioni per le quali in Italia purtroppo molti dati non si dimostrano attendibili. Ciò avviene a causa di numerose carenze normative e regolamentari, cui reagire con migliori "paletti" degli attuali per la credibilità del risultato. I casi più clamorosi sono in occasione delle elezioni, ma in realtà ciò vale per molti altri tentativi di sondare gli umori e le tendenze. Non che la demoscopia sia una bufala - ci mancherebbe! - ma se questi errori avvengono lo si deve spesso a criteri e a modalità, anche perché certi sondaggi che leggiamo sono frutto di committenti che hanno tutti i vantaggi ad edulcorare i risultati. Per cui vien da scherzare sul fatto che i veri sondaggi dovrebbero essere fatti in due posti chiave dell’opinione pubblica: i bar e le macchinette del caffè negli uffici.

Sui bar premetto che c'è davvero poco da scherzare. Uno dei miei periodi storici favoriti (sul fenomeno ho pure fatto la testi di laurea...) è l'illuminismo ed i caffè ebbero un ruolo fondamentale in quegli anni come irraggiamento di quel modo di concepire il mondo intellettuale e la cultura, a dimostrazione dei lombi nobili del fenomeno. Le macchine da caffè sono fenomeno ovviamente molto più recente, ormai così espanso con distributori automatici che sembrano alberi di Natale per la ricchezza dei prodotti. Ma in entrambi i posti (come in modo geniale chiarito nella celebre serie televisiva di ispirazione francese "Camera Cafè") si esprime in maniera assolutamente sublime la pancia dell'opinione pubblica, cioè gli umori più profondi in quel tempo che si dedica ad una pausa dal lavoro. Qui andrebbero messi sofisticati sensori che più che le querule inchieste telefoniche potrebbe darci uno spaccato quasi in tempo reale dei modi di pensare e degli atteggiamenti. Anzi, si scoprirebbe la modifica nel tempo di un personaggio già ben noto nei bar e cioè l'opinion leader da caffè. Appoggiato al bancone, con una tazzina in mano o con un aperitivo, sentenzia con grande determinazione con una sua rassegna stampa che in genere finisce per essere un editoriale autorevole su temi d'attualità. Prendi e porta a casa. Derivato da questa tipologia di umanità è l'opinion leader (declinabile anche al plurale con testa a testa epocali, simili allo scontro dei agli in un'arena) da macchinetta del caffè, che disegna idee e pensieri, raccogliendo consensi e dissensi che sono la vera temperatura di un Paese. Su che cosa esprimersi è presto detto: lo scibile umano. In questi giorni e ad esaurimento nelle prossime ore è la "MotoGp". Confesso subito le mie colpe: non ho mai seguito queste gare, anche se attorno a me avevo avuto la percezione che il fenomeno fosse montante, direi specie a detrimento della "Formula1". Chi un tempo mi parlava con competenza di macchine ad un certo punto si è messo a parlarmi di moto. Come molti, profittando dell’astuta scelta di "Sky" di estendere la visione della gara di Valencia anche a chi come me non ha il "pacchetto sport", ho guardato la gara di Valentino Rossi, conclusiva di una lunga vicenda sportiva ed umana, naufragata in quella che un tempo si sarebbe chiamata "combine" e cioè un accordo fra due spagnoli Marc Marquez e Jorge Lorenzo a detrimento di "Vale" (per tutti è così). In realtà oggi si chiama "biscotto" e cioè la nuova versione della "combine". Perché "biscotto"? Non si sa bene. O perché assomiglia al "dividersi la torta", quindi - nel caso in questione - due si mangiano il biscotto a detrimento del terzo. Oppure si dice che potrebbe derivare dai trucchi dell'ippica e il biscotto sarebbe niente altro che un dolce truccato con qualche sostanza dopante data al cavallo sfigato per fargli vincere la gara, a beneficio di una bella vincita per chi scommettesse su di lui, altrimenti perdente senza la giusta "benzina". Comunque sia, attorno a Valentino Rossi si sono avvertiti gli umori più profondi e su "Twitter", quindi in tempo reale, ho scoperto che alcuni miei follower, di cui non avrei mai detto, o dimostravano una competenza motociclistica da me mai neppure sospettata oppure si lanciavano in invettive anti-spagnole degne della Guerra dei Trent'anni. Ma il tripudio è stata la macchina del caffè, dove ho scoperto l'esistenza di centauri mai immaginati, che mi hanno spiegato cilindrate, pieghe e retroscena. Ma visto che "domani è un altro giorno" sono pronto a scenari nuovi, dalla politica internazionale all'alta finanza, dai fenomeni di costume alla scollatura di Belen Rodriguez, su cui acculturarmi ogni giorno.