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17 ott 2015

Che poi Cassandra aveva ragione....

di Luciano Caveri

L'espressione latina è ben nota e variamente adoperata. Mi riferisco al classico "vox clamantis in deserto" (la voce d'uno che grida nel deserto). Si tratta della celebre frase biblica che si ripete talvolta alludendo ad avvertimento non ascoltato, ad un tentativo di persuasione andato a vuoto. Capisco che l'anticonformismo rischia di essere vissuto male. Ma resto convinto - e lo riscrivo per l'ultima volta - che (oggi abuso del latinorum e mi scuso per questo) "scripta manent, verba volant" e dunque ogni cosa scritta non volerà via, quando certe previsioni potranno realizzarsi. Alla fine, poi, fare la figura della "Cassandra" non fa neppure schifo. Ricordo, infatti, come Cassandra fosse la figlia di Priamo, re di Troia. Secondo Eschilo (nell'"Agamennone"), avrebbe avuto da Apollo il dono della profezia ma, visto che non aveva ceduto alle sue profferte amorose, il dio fece sì che nessuno le credesse. Situazione mica piacevole. Tu sai e prevedi, ma nessuno ti prende sul serio. Ma - ecco il punto interessante - nell'"Eneide" virgiliana Cassandra, poco citata invece da Omero, si oppone invano all'introduzione del "cavallo di legno" dentro le mura di Troia, perché sapeva che dalla pancia del fantoccio di legno sarebbero poi spuntati i cavalieri conquistatori della città.

Una vecchia metafora del dopoguerra, inventata da quel politico umanista che fu mio zio Séverin Caveri (so che lo cito spesso, ma i tanti che dovrebbero ricordarlo non lo fanno), era questa storia del "cavallo di Troia" nella Cittadella dell'Autonomia. Tema assai interessante perché c'è un'altra frase in latino - giuro che è l'ultima - che dice, tratta sempre dall'Eneide di Virgilio, "timeo Danaos et dona ferentes" (temo i danai, i greci, anche quando recano doni). Parole che l'autore fa pronunciare a Laocoonte (abitante di Troia, anche lui veggente come Cassandra), quando vuol dissuadere i troiani dall'accogliere nella città il "cavallo di legno" lasciato dai greci. Espressione che si può usare in tono scherzoso, per esprimere diffidenza verso chi non si reputa amico, e che fa offerte e proteste di amicizia, ma che - visto l'esito per Troia - sarebbe bene prendere anche, quando sia il caso, sul serio. Per cui, per essere chiaro e non criptico, la riforma costituzionale varata dal Senato porta con sé elementi di rassicurazione per il futuro delle autonomie speciali, che somigliano però in modo singolare ad un dono pericoloso in prospettiva. La sostanza: oggi salviamo le Autonomie differenziate, altrimenti non ci sarebbe stato il quorum per approvare la riforma, ma quando con la nuova legge elettorale riformare la Costituzione sarà uno scherzetto si giocherà un secondo tempo. Così come appaiono per ora inesistenti i regali promessi dalla alleanza in Regione con il Partito Democratico, che ha ottenuto il sindaco-senatore di Aosta ed un posto in Giunta. I "pacchetti" portati in aereo da Matteo Renzi nelle sue visite in Valle sono risultati degli "aspirapolvere" delle finanze regionali, scese ormai sotto ogni limite di guardia e anche l'accettazione dell'ordine del giorno del PD per le macroregioni sembra davvero un regalo assai sgradevole in prospettiva. Saranno urla nel deserto o meglio, vista la nostra geografia alpina, dalla cima di una montagna con l'eco che ne amplifica il suono, ma sono convinto che molte distrazioni od omissioni verranno meno, quando il copione del film apparirà in tutta la sua chiarezza.