Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
06 ott 2015

Il fantasma del Ponte di Messina

di Luciano Caveri

"Con una lunghezza complessiva di 3.666 metri il Ponte sullo stretto di Messina sarà il ponte sospeso più lungo del mondo, quasi il doppio dell’attuale ponte-record, l'Akashi Kaikyo giapponese. Con una campata centrale di 3.300 metri, il Ponte avrà una larghezza di 60,4 metri e torri di sostegno alte 382,60. Disporrà di sei corsie stradali e due binari e potrà far transitare (portata teorica) 6.000 veicoli l'ora e 200 treni al giorno". A leggere questa noticina mi sembra di ringiovanire: nei lunghi anni vissuti alla Camera dei Deputati il fantasma del Ponte di Messina è stato evocato in quasi tutte le leggi finanziarie ed ha macinato, senza avere messo neanche un mattone, oltre un miliardo di euro. Per essere un fantasma è risultato piuttosto costoso, anche se in effetti la distanza dalla costa calabra a quella siciliana non è mostruosa in termini chilometrici (più o meno quanto c'è fra il centro di Aosta e quello di Gressan, per usare un esempio che faccia capire di cosa si parla), ma lo è per l'arditezza dell'opera.

Eppure per la gran parte dei parlamentari del Sud quest'opera impressionante e costosissima, che doveva sfidare pure l'alta sismicità della zona con annessi maremoti e i venti che soffiano spesso in modo dirompente, aveva ed ha ancora un significato simbolico, come si vede dall'aria sognante dell'attuale ministro dell'Interno, nonché leader del Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano, che ha rilanciato attraverso i suoi uomini - nel corso di un dibattito parlamentare - il "Ponte" per eccellenza, che pareva ormai sepolto dalla crisi e dal buonsenso. Essendo altre le priorità del Mezzogiorno e in considerazione del fatto che, malgrado il premier Matteo Renzi sia campione mondiale di ottimismo, le casse pubbliche dell'Italia non sono in buone condizioni e certe opere in corso - penso ai trafori ferroviari della "Torino - Lione" e del Brennero - già stenteranno a trovare i necessari finanziamenti nazionali. Certo è che leggere la storia delle speranze di realizzare il Ponte ce n'è per tutti i gusti: dai romani con Plinio il Vecchio che racconta - ma chissà se è vero - di un ponte fatto di barche e botti per trasportare dalla Sicilia 140 elefanti catturati ai Cartaginesi. Altri personaggi storici - tipo Carlo Magno - pare avessero evocato la necessità di un ponte, ma in verità per avere qualcosa di concreto bisogna balzare al 1840, quando Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie, diede l'incarico ad un gruppo di architetti ed ingegneri dell'epoca di fornirgli idee per la costruzione. Dopo l'Unità d'Italia ci furono diversi progetti, fra ponti e tunnel sottomarini, e pare che lo stesso Benito Mussolini si interessò all'opera, ripresa poi nel secondo dopoguerra con le soluzioni costruttive le più innovative e talvolta fantasiose, spesso proposte dai privati e in un caso pure dalla neonata Regione Siciliana. Dalla fine degli anni Sessanta lo Stato spinge sull'acceleratore con studi di fattibilità di tutti i generi. Nel 1979 il Presidente del Consiglio, Francesco Cossiga, dà la sua approvazione alla costituzione della società concessionaria "Stretto di Messina SpA" che verrà quindi costituita tre anni dopo e da lì si mette in moto una macchina infernale mangiasoldi con un progetto preliminare all'inizio degli anni Novanta, che passa le "forche caudine" delle diverse autorità interessate. Nell'ottobre 2005, durante il Governo Berlusconi, imprese associate capeggiate da "Impregilo SpA" vinsero la gara d'appalto come contraente generale per la costruzione dell'opera con un'offerta di 3,88 miliardi di euro. Ma già allora si disse che il Ponte sarebbe costato molto di più. L'anno successivo venne firmato ufficialmente il contratto per la progettazione finale e la realizzazione dell'opera. Con l'insediamento del nuovo Governo Prodi, nel 2006, l'iter si bloccò nuovamente, contraddetto dal nuovo Governo Berlusconi nel 2008 e nel 2009 si avviarono i primi cantieri. Da segnalare che nell'ottobre 2011 l'Unione Europea non incluse il Ponte sullo stretto tra le opere pubbliche destinate a ricevere finanziamenti comunitari e l'anno successivo, accettando il pagamento di 300 milioni di euro di penali, il Governo Monti chiuse nel 2012 la partita, che ora qualcuno vorrebbe riaprire e che - bisogna dirlo? - suscita molti appetiti. Da questa storia non si ricava un granché, se non che il Ponte sale e scende nei gradimenti con impressionante velocità ed attraversa di fatto secoli di Storia con un nulla di fatto. Resta da chiedersi, pensando alle povere infrastrutture stradali e ferroviarie afferenti il Ponte sia per arrivare in Calabria sia nel tratto siciliano, il fatidico: «perché?». La domanda, cui ho già dato risposta, è retorica.