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04 ott 2015

Quei furti odiosi che spaventano

di Luciano Caveri

Qualche anno fa, quando mio papà era ancora vivo, i miei genitori già molto anziani - nella loro casa sulla circonvallazione a Verrès - nel rientrare a casa dopo una breve passeggiata, trovarono, in pieno giorno, la porta di casa sfondata dai ladri, che - usciti di casa con calma sprezzante - fuggirono con un'auto di grande cilindrata alla loro vista, facendo perdere le loro tracce, probabilmente imboccando la vicina autostrada. A parte la paura, trasformatasi in un latente stato di insicurezza e sospettosità che cambiò le loro abitudini, il passaggio per loro - come per tantissimi in questi anni vittime di furti o tentati furti e ho una triste aneddotica su molti casi - fu quello di trasformare la loro abitazione in un "fortino": dalla porta blindata ai sistemi d'allarme.

Come una marea montante, il fenomeno si ripete periodicamente e la recrudescenza in questo ultimo periodo è evidente e conta spesso più - nel fare il punto sul fenomeno - il "tam tam" delle notizie piuttosto dei soli dati statistici, perché spesso chi non è assicurato e dunque non ha bisogno di avere la documentazione necessaria per i risarcimenti non denuncia neppure i fatti alle Forze dell'Ordine. Quel che consegue a campagne sistematiche e diffuse di furti in parte l'ho già detto: si reagisce rendendo la vita più difficile ai ladri, aumentando la protezione nelle abitazioni (ma anche in uffici e negozi) ed adeguandosi anche ai consigli dati dagli inquirenti sulla necessità di essere vigili, di non essere ingenui ed avvertire per tempo per consentire interventi tempestivi. Già in certe zone della pacifica Valle d'Aosta sono nate ronde spontanee fra cittadini per vigilare e gruppi "Whatsapp" fra vicini di casa o condomini si diffondono per segnalare sospetti o anomalie per far fronte agli avvenimenti come una squadra. A parte i ladri che stanno già in zona, è evidente come certe razzie a raffica, con bande che passano "al pettine fine" determinate zone, prevedono la presenza di gruppi di professionisti che fanno blitz mordi e fuggi in Valle d'Aosta, talvolta appoggiandosi - immagino - su basisti locali che li aiutano a organizzare i colpi. In alcuni casi i malviventi sono stati scoperti sul fatto o individuati dopo le indagini: certe scarcerazioni immediate o condanne miti hanno lasciato esterrefatti e certo questo non agevola se chi delinque è ormai espertissimo a "zigzagare" nelle norme penali. Credo che il Parlamento si accinga a votare un inasprimento delle pene per il reato di furto in abitazione e furto con strappo, perché la discrasia fra fenomeno delinquenziale e mano leggera è evidente. Di conseguenza è stata alzata la pena minima per il furto in abitazione e furto con strappo, che viene portata a tre anni di reclusione (oggi è un anno). La pena massima resta di sei anni. Nel caso di aggravanti, la pena minima sale da tre a quattro anni, mantenendosi a dieci come tetto massimo. Innalzamento anche della pena minima per il delitto di rapina, fenomeno che preoccupa, attualmente punito con la reclusione da tre a dieci anni: il minimo sale a quattro anni. La rapina aggravata è invece punita nel minimo con cinque anni di reclusione, anziché con gli attuali quattro anni e sei mesi. La pena massima è mantenuta a vent'anni. Immagino che questa scelta dovrebbe avere qualche ricaduta positiva. Resta la mia convinzione della bontà di sistemi pubblici di videosorveglianza, di cui molti Comuni valdostani si sono dotati, sapendo per altro che certe tecnologie di controllo del territorio sono ormai dotati di attrezzature e software molto sofisticati e efficaci. Ben più efficaci delle "ronde", che rischiano di non avere comportamenti congrui e di esaurirsi quando l'emergenza e l'emotività si affievoliscono. Ma chi può gestire in diretta, controllando in tempo reale le immagini delle telecamere? La domanda è legittima, perché di questo, alla fine, si tratta.