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14 set 2015

Le medicine e gli ipocondriaci

di Luciano Caveri

Uso le medicine solo se è strettamente necessario, avendo sempre nutrito una certa sospettosità verso chi ne ingurgita senza problemi. Ho conoscenti che sono artisti del genere, passando con destrezza da una pillola a uno sciroppo, da una supposta ad una crema come dei prestigiatori, a causa di un'evidente ipocondria, che li vede vittime di molteplici malattie e pronti a infilarsi senza scrupoli in terapie consolatorie. Alcuni amano analisi e accertamenti diagnostici nella convinzione che prima o poi queste malattie spunteranno. E' vedendo loro che ho sempre pensato che come dissuasore per certi eccessi di spese sanitarie, farmaceutica compresa, andrebbe spedito a domicilio a fine anno il costo per persona affrontato nei dodici mesi precedenti dalla Sanità pubblica. Sarebbe a vantaggio dei malati veri ed a demerito di chi spreca e gonfia costi che sono enormi e certi ulteriori tagli in preparazione non distingueranno purtroppo i bisognosi dagli spreconi.

In più i medici raccontano di come Internet abbia amplificato l'evidente disturbo (questo sì da curare...) di chi soffre della convinzione di essere malato. Si presentano - così raccontano - pazienti che hanno già studiato in Rete il proprio caso, auto-esaminandosi con tanto di sintomi e anamnesi, pronti a comunicare la diagnosi e persino a proporre a chi dovrebbe farlo le cure! L'esercizio è sconsigliabile non solo perché è bene affidarsi a chi ha studiato per fare il medico, ma anche perché - fate una prova - se mettete su un motore di ricerca la sintomatologia di qualche vostro acciacco l'esito sarà terribile con attentati alla vostra salute che si concretizzano in malattie terrificanti. Eppure le medicine mi incuriosiscono. Da ragazzino mi capitava talvolta di sedermi sulla moquette dello studio di mio padre di fronte al misterioso armadietto dei medicinali posto nella parte bassa di un antico e massiccio mobile in legno. Conteneva di tutto per una certa propensione accumulatrice dei miei genitori e mi mettevo ad esaminare le diverse confezioni, talvolta leggendo i cosiddetti "bugiardini" non so bene capendo che cosa. Ancora oggi questi foglietti - che ho visto che spariranno perché tutto sarà consultabile in Rete (immagino i vecchietti...) - mi affascinano, perché quintessenza della presa di distanza da qualunque controindicazione pericolosa. Un principio di precauzione al massimo livello! L'altro giorno non ho preso un analgesico perché mi sono messo a leggere la posologia e tutto il resto, compresa la varietà di accidenti possibili derivanti da una sola pillola - mancavano solo un'invasione delle cavallette ed un'eruzione vulcanica - che mi hanno convinto a tenermi un mal di schiena passeggero. Quando faccio questa osservazione su medicine e terapie tradizionali, scopro come ormai le cosiddette "medicine alternative", di cui ho sempre letto perché vittima della mia nefasta curiosità e ciò ha alimentato un certo scetticismo, si sono moltiplicate a dismisura e sono un nuovo terreno dove razzolano i già citati ipocondriaci. Ma il peggio è il ruolo dell'informazione, che fa salire e scendere le medicine come avviene con le azioni nel listino del "Nasdaq". Prendete la familiare "Aspirina", caso fantastico di un farmaco oggetto di liti per la sua paternità, ma nel solco di sostanze antichissime come la corteccia del salice. E' di questi giorni lo studio che - accanto all'uso già certificato come analgesico e antinfiammatorio - dimostrerebbe una sua efficacia antitumorale, che si sommerebbe a certi vantaggi nella prevenzione dell'infarto già conosciuti (conosco chi prende mezza "Aspirina" al dì). Ma, al contrario, se ti infili nelle avvertenze e in certi altri studi sugli effetti collaterali scopri che proprio una panacea non è. Insomma: tutto è certo e tutto è incerto e se lo sanno i nostri amici ipocondriaci sono guai.