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31 ago 2015

Migranti e l'obbligo di informare

di Luciano Caveri

Le chiacchiere estive sono leggere come delle bolle di sapone. E' abbastanza raro che ci si arrampichi in discorsi troppo seri, quando si è a tavola in montagna con le vette a farti da scenario, intenti a mangiarsi formaggi e salumi e lo stesso capita in riva al mare con le ciabatte nei piedi e lo sciabordio come sottofondo. Amo questo chiacchiericcio estivo, fatto di straordinarie banalità e pure di qualche pettegolezzo, rientrando forse nel bagaglio indispensabile per la decompressione. La vacanza non è solo lo spostamento fisico altrove, ma è anzitutto uno stato d'animo. Eppure questa storia dei migranti è un tarlo che scava scava in tutti gli interlocutori ed emerge come una punta di un iceberg fatto di una massa sott'acqua fatta di preoccupazioni e di incomprensioni.

Svetta rispetto a tutto il resto e scalda gli animi. Poiché si suppone che, essendomi io occupato della cosa pubblica, sia un interlocutore «che sa» e quindi uno sparring partner privilegiato se si affronta un problema così spinoso, mi trovo spesso ad occuparmene, mio malgrado. Peccato che il tema faccia tremare i polsi, essendoci il rischio di infilarsi in tenzoni che possono pure rovinare il clima feriale. Sin da subito vanno effettuati alcuni distinguo. Il primo: il tema immigrazione fa saltare i tradizionali riferimenti politici. Nel frullatore tutto diventa abbastanza indistinguibile fra destra e sinistra, progressisti e conservatori, xenofobi ed umanisti. Così come, ad esatto complemento, non esiste un distinguo fra cose certe e fantasie. Nessuno si è preso la briga di volgarizzare, in termini chiari, quale sia lo scenario di fronte al quale l'Italia e l'Europa si trova, in un intrico politico e giuridico che certo non è semplice, ma l'impressione è che non ci renda conto che così si crea una "terra di nessuno" che genera mostri. Senza andare troppo distinti, pensiamo a cosa si dice nei paesi della piccola Valle d'Aosta, da sempre terra ospitale, checché se ne dica. In pochi capiscono che cosa sia un "richiedente asilo", quasi nessuno è a conoscenza delle ragioni che spingono i migranti, ciascuno - a seconda dei Paesi di provenienza - con le proprie ragioni. Resta misterioso l'intrico burocratico in cui si infila chi arriva e sfugge alla fine che fine faccia (ma soprattutto con quali tempi) uno che si dimostri essere null'altro che un clandestino senza diritto a quelle protezioni costituzionali e in linea con il diritto internazionale. Perché poi, alla fine, conta il "tam tam" terra a terra. Tipo: è vero che si spende una "cifra X" al giorno per ciascun migrante? Ne arriveranno altri nell'albergo dismesso nel paese? Perché non lavorano e stanno lì a ciondolare? Come mai al posto di prendere i barconi non vanno a chiedere asilo nelle Ambasciate? Che percentuale ci può essere di "infiltrati" islamisti sul complesso degli arrivi? Ci vorrebbe davvero un'informazione contro leggende metropolitane e paure concrete che stanno ammorbando l'aria. Ci vorrebbe poi, ben spiegata all'opinione pubblica, che cosa si vuole fare a seconda dei livelli di governo. Anzitutto cosa voglia fare sul tema il mondo con quell'ente inutile che sono le Nazioni Unite. Poi si dovrebbe capire che cosa voglia fare l'Europa, a parte costruire come ha deciso l'Ungheria sul confine serbo (e i Balcani saranno peggio del Mediterraneo), ma lo ha già fatto la Spagna nella sua enclave in Africa di Ceuta e Melilla. Qualche indicazione in verità è venuta ieri dal summit franco-tedesco sulla migranti fra Angela Merkel e François Hollande (senza Matteo Renzi). Interessante la richiesta di maggior velocità e regole comuni per concedere l'asilo e certezze per il rimpatrio per i clandestini (ha auspicato Hollande: «un raccompagnement dans la dignité des personnes entrées de manières illégale»). Sarebbe bene poi che ci dicessero quale sia la linea esatta del Governo Renzi, ma andrebbe anche da capire la posizione ufficiale e definitiva della Valle d'Aosta, visto che ad un rifiuto della Regione è poi seguito un cambio di rotta contraddittorio rispetto al prematuro "niet". Per ora gli unici che si sono esposti, di fronte alle richieste dei cittadini, sono alcuni sindaci dei paesi che ospitano i migranti e penso non sia stato facile. E' indubbio che ci si trovi di fronte ad un fenomeno epocale, che cambierà in profondità l'Occidente e svuoterà ulteriormente molti Paesi poveri di risorse umane, ma anche di fronte a fatti così clamorosi quel che bisognerebbe fare è capire dove si voglia andare e questo rassicurerebbe le popolazioni altrimenti stranite e in ebollizione. Ma qui, alla fine, nessuno vuole più assumersi responsabilità e ci vogliono fatti e non sermoni.