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23 ago 2015

L'alternativa e l'insopportabile

di Luciano Caveri

So che parlare di politica in questo periodo è come giocare da solo in un campo di calcio senza altri giocatori e senza pubblico. Ma sarà bene pensarci a questa benedetta politica, riflettendo sul fatto che il più grande partito in Italia ed anche in Valle d'Aosta è quello del "non voto". Peccato che, anche per chi si astiene o vota per abitudine, certe poste in gioco per il futuro bussino alla porta tutti i giorni e chi fa spallucce o la faccia schifata, ma non prende posizione, è già perdente. Magari oggi un po' ci scherzo, ma confesso che questa situazione della Valle d'Aosta di oggi, senza prospettive ed in preda ad una crisi senza precedenti, mi preoccupa e mi pare che si allarghi il numero di persone che incominciano a capire che così non si può andare avanti e in gioco c'è ii futuro stesso dell'autonomia valdostana. Uniti da un insolito destino, si ritrovano Augusto Rollandin, che è salito e sceso ma è sempre stato in scena o dietro le quinte nell'ultimo quarantennio della politica valdostana, e Matteo Renzi, da poco sulla scena della politica italiana, dopo essere apparso su quella fiorentina undici anni fa.

Entrambi hanno una concezione personalistica della politica e una ferrea autostima, distinguendo il mondo in "amici" e "nemici" e favorendo gli accordi più con gli avversari che con i compagni di partito, che amano accompagnare fuori dall'uscio, perché ritengono sia bene circondarsi solo di fedelissimi o più semplicemente di persone da loro dirette. Chi non ama essere telecomandato e si preoccupa dell'"uomo solo al comando" non è gradito. Si potevano dire molte cose simili del duo precedente Rollandin - Berlusconi, ma quel l'idillio è durato, alla fine, poco e non si può dire che la fortuna abbia sorriso al Cavaliere dopo aver stretto un "patto di ferro" con l'ormai "padre-padrone" di quel poco che resta dell'Union Valdôtaine. Roba da comprarsi un portafortuna, per chi ci crede... Il passaggio a Renzi, complice un Capodanno a Courmayeur, è stato rapido ed il leader unionista non ha pagato alcun prezzo del suo fidanzamento precedentemente con il centrodestra. Anzi, in un momento di crisi della maggioranza regionale senza numeri per governare, il Partito Democratico è giunto con le sue truppe per dare man forte al Generale in difficoltà con un cambio di schieramento che resterà nella storia della politica valdostana e nelle menti degli elettori. Ma sempre sul ticket Rollandin - Renzi: uno sta arrivando al traguardo della lunga carriera politica, l'altro - anche per ragioni anagrafiche - sta correndo, ma non si capisce se sarà uno sprinter, un mezzofondista o un fondista. Lo si vedrà. Ma il comune denominatore, in questa fase della loro attività politica, sta in un'espressione che si sente molto, nei diversi ambienti che frequentano: «qual è l'alternativa?». Interessante: a parte chi li ama e chi li odia, esiste una massa intermedia che si chiede chi potrebbe sostituirli nei rispettivi ruoli, a Palazzo Chigi ed alla Presidenza della Valle d'Aosta. Come se la loro forza, declinante per varie ragioni, uno perché è iniziata la discesa e l'altro per una corsa velocissima ma ora affannata, non fosse più tanto in loro stessi quanto appunto nella mancanza di un'alternativa. Io penso che questa scelta difensiva, dei fantasmi agitati su di un futuro terribile e su di una transizione insidiosa non stiano in piedi. Accontentarsi di uno status quo che non funziona per l'indeterminatezza e l'astrologare su quanto potrebbe avvenire sarebbe ben triste cosa, perché si tratterebbe di semplice rassegnazione o peggio. Tocca scomodare Alessandro Manzoni da "I promessi sposi" (che Renzi vuole rottamare) : "Noi uomini siam in generale fatti così: ci rivoltiamo sdegnati e furiosi contro i mali mezzani e ci curviamo in silenzio sotto gli estremi; sopportiamo, non rassegnati ma stupidi, il colmo di ciò che da principio avevamo chiamato insopportabile".