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27 ago 2015

Dopo la "Same" anche "Postalmarket"...

di Luciano Caveri

La notizia nel pieno dell'estate non ha stupito, ma certo ha segnato in qualche modo un passaggio. Mi riferisco al fallimento di "Postalmarket", la società dello storico catalogo di vendite per corrispondenza. Lo ha decretato a fine luglio il Tribunale di Udine sulla base dell'istanza presentata dall'amministratore straordinario del "Gruppo Bernardi", società di abbigliamento con sede a Ronchis, che aveva rilevato il catalogo nel 2003 con l'obiettivo di rilanciarlo. Operazione non riuscita. La rivista era nata nel 1959 da un'idea di Anna Bonomi Bolchini (proprietaria anche della "Mira Lanza"), che aveva importato in Italia dagli Stati Uniti il modello della vendita per catalogo. "Postalmarket" consentiva di acquistare per corrispondenza ogni genere di prodotti, dai giocattoli per bambini, all'abbigliamento e agli strumenti tecnologici, compresi alcuni articoli reclamizzati da "Carosello", difficili da trovare specialmente nei piccoli centri.

"Postalmarket" divenne così leader dei cataloghi di vendite per corrispondenza con oltre 45mila spedizioni giornaliere. La pubblicazione era un punto di riferimento anche per le modelle "vip" che sceglieva per le sue copertine: da Dalila Di Lazzaro ad Ornella Vanoni, da Ornella Muti a Carol Alt e Cindy Crawford, tutte le donne più affascinanti dell'epoca vennero fotografate sulle pagine di "Postalmarket". Come molti ragazzini dell'epoca, le pagine delle bellezze in biancheria intima sono state per me elemento di turbamento e mi fermo qui nella descrizione... La causa principale, inutile girarci troppo intorno, sta nell'affermarsi delle vendite via Internet, che creano ormai su qualunque categoria merceologica una terribile e spietata concorrenza, aprendo un mondo incredibile per qualunque consumatore senza troppi sbattimenti. Ormai i sistemi di controllo, specie sui siti più affermati, sono una vera e propria garanzia e si prendono delle "sole" solo quelli che se la cercano. Ma in realtà per il ragazzino che c'è in me la notizia veramente ferale risale a qualche anno fa, quando a chiudere fu la ditta "Same Govj", che se ricordo bene aveva spostato alla fine la sede da Milano ad Imperia. Per chi leggeva "L'Intrepido", "Il Monello" e "Diabolik" (che era già vagamente osé), ma anche dietro la schedina del "Totocalcio", c'erano le pubblicità di questa azienda, anch'essa per corrispondenza, che offrivano prodotti eccentrici. Alcuni sono "vintage" per definizione e dunque datati: penso al mangiadischi che inghiottiva i 45 giri. Oppure l'orologio "sub" all'epoca roba curiosa, come la vendita - senza troppe precisazioni - di fucile e pistola "in un blocco solo" (10.900 lire) e questo vale per la pistola lanciarazzi o per le ricetrasmittenti. Avveniristici allora erano la calcolatrice elettronica da taschino, così come l'orologio con i numeri meccanici al posto delle lancette o la penna radio (che penso fosse una balla colossale). Una panzana era sicuramente il cannocchiale minuscolo definito "Spyscope secret", così come la "penna a gas" per mettere "ko" un avversario. Idem - nel solco di apparecchiature da "007" - la micro macchina fotografica. Da incorniciare anche "Ercolex il supersviluppatore dei muscoli" e gli stivaletti con il rialzo interno per svettare. Ma il top si raggiungeva con le "Scimmie di mare", che garantivano creature nel bidet di casa simili ad abitanti alieni di Atlantide, ma soprattutto primeggiavano gli occhiali a raggi X (2.700 lire) per poter vedere le curve femminili sotto i vestiti! Naturalmente era tutta una storia, ma molti ci cascavano illusi dalle possibili nudità e si trovavano in mano un occhialetto plastificato. La "Same" fu anche la prima a commercializzare, con dei fremiti per i ragazzini in crescita, la bambola gonfiabile - definita, povero pupazzo, "amica muta" - con descrizioni sul suo uso da farsela addosso dal ridere, tipo "può nuotare con voi e sedervi accanto durante i viaggi in macchina"! Intendiamoci: lo sviluppo attuale di mercanzie altrettanto astruse è rinvenibile anche negli spam che riceviamo sulla posta elettronica (segnalo - caspita! - la proposta di una dentiera in 3D), cui si aggiunge il vasto perimetro di scemenze e di truffe che affollano la Rete. Ma certi oggetti, che io mai acquistai non sapendo poi dove far recapitare il pacco..., restano inarrivabili.