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18 ago 2015

Adolescenti di ieri e di oggi

di Luciano Caveri

Leggevo ieri Michele Serra su "La Repubblica" in un suo editoriale su questa storia dei ragazzi che muoiono in discoteca o per strada per storie di droga o affini. Mi riconosco molto in parte delle sue considerazioni, sapendo quanto sia difficile trovare l'equilibrio da adolescenti - come dei funamboli sospesi su di una fune - ma anche come sia difficile essere genitori, mestiere che nessuno ti insegna e quando sbagli colpisci duro i tuoi ragazzi. Osserva Serra: «C'è un momento della vita - l'adolescenza - illeggibile da chiunque non ne sia protagonista. Non che la lettura che ne danno gli stessi adolescenti sia molto più chiara o autorevole o credibile. Se lo fosse, sarebbero meno esposti al rischio di farsi del male e all'impressionante scialo di sé stessi che l'uso di stupefacenti e di alcolici implica, specie quando si è ancora così acerbi».

«Ma se c'è una cosa che rende perfino più precario e fragile - continua - il rapporto tra i ragazzi e il resto della società è il facile moralismo (la cui forma verbale è una insopportabile retorica) con il quale gli adulti si accostano a questo genere di tragedie. I ragazzi detestano quasi tutte le parole che usiamo spendere su di loro, e anche per questo leggono sempre meno e guardano sempre meno i telegiornali. Per giunta, molto spesso, alle parole preconfezionate si aggiunge una rumorosa litigiosità pubblica: su come si educa o non si educa; su come si reprime o non si reprime; in genere con un'ansia di punizione, per giunta tardiva, che è rivolta soprattutto a rassicurare se stessi e a dare sollievo ai propri rimorsi di genitore o di educatore o di politico». Poi aggiunge, ma credo che l'articolo completo lo troviate in Rete: «Nell'impossibilità concreta di dire e di fare, in quattro e quattr'otto, qualcosa di sensato (ci sono terapeuti e psicologi che passano la vita a occuparsi di queste cose; e sono i primi a dire che non esistono ricette da spacciare), varrebbe forse la pena di farsi qualche domanda, più che sulle tare dell'adolescenza, su quelle della nostra vita sociale nel suo complesso. Per esempio sul dilagare pauroso delle dipendenze, tutte quante, ovvero l'incontrollata delega del proprio benessere, spesso anche della propria identità di persone, a sostanze o abitudini che diventano padrone incontrastate di milioni di vite: e non stiamo parlando solo dei ragazzini». Giusto richiamo: per essere credibili con loro, dobbiamo - nel limite del possibile e delle nostre umane fragilità - essere credibili noi. Sapendo come, nel ricordo di quegli anni giovanili, certe stupidaggini o presunte prodezze potessero andare a finire chissà come. Penso alle serate di bevute senza fondo, magari poi andando via in moto o in macchina. Una volta - pensa che cretino - mi bevvi con la tecnica del "faire cul blanc" (bere tutto d'un colpo un alcolico in una sfida cui spesso si gioca da ragazzi) un'intera bottiglia di "Genepy". Le conseguenze non furono brillanti e capii la lezione. Così come mi servì, all'epoca delle "canne", vedere alcuni che diventavano completamente soggiogati dalla sostanza, vivendo da "fatti" in una sorta di sceneggiata da alternativi di maniera. Li trovavo grotteschi, specie se - impegnati politicamente - ingrassavano con la loro "trasgressione" le Mafie che stanno dietro allo spaccio. Per non dire, ma mai per fortuna le ho provate, quelli che - cosa ben più grave - varcarono la soglia delle droghe pesanti, come eroina e cocaina, facendo in moltissimi casi una scelta che li ha portati al camposanto o ha distrutto la loro vita. Ragazzate, cazzate, prove di libertà, che possono appunto finire male, se dentro di noi - ancor prima che con l'aiuto di chi ci vuole bene - non sappiamo trovare quei giusti equilibri che, anche da adulti, come osserva Serra, devono evitare che si diventi dipendenti da qualche cosa. La sostanza è che noi stessi, se cadessimo in contraddizione con i nostri comportamenti personali, potremmo dimostrare incoerenza fra il dire e il fare, così certe nostre raccomandazioni, calate sulle teste degli adolescenti, diventerebbero stridenti e poco credibili.