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16 ago 2015

Un oleodotto e una raffineria chiusi

di Luciano Caveri

Ogni tanto noto curiosi silenzi ed imbarazzanti strabismi nel mondo dell'informazione e della politica, cui assisto dalla posizione in cui mi trovo negli ultimi due anni, da quando ho lasciato incarichi elettivi. Cito un caso che ritengo significativo, perché è un fatto derivante dalla posizione geografica della Valle d'Aosta e frutto di progettualità ormai svanite. La notizia risale al marzo scorso: "Le groupe suisse "Tamoil" (contrôlé par le pétrolier libyen Noc) a arrêté cette fin mars le raffinage à Collombey, l'une des deux raffineries encore en activité en Suisse. Elle était approvisionnée en brut (2,7 millions de tonnes par an) via le port de Gênes, à travers un oléoduc (dit du Rhône) de 340 km ouvert en 1963 traversant les Alpes par le tunnel du Grand Saint-Bernard. La Suisse ne compte plus qu'une raffinerie à Cressier, branchée sur Fos".

Questa chiusura dovrebbe avere una certa risonanza anche in Valle, visto veniamo attraversati dagli anni Sessanta da questa tubazione che parte dalla Liguria e per il transito dell'oleodotto viene versato come risarcimento del denaro alla Regione. Inoltre la Valle ha scelto, anni fa, di dotare il traforo del Gran San Bernardo, di cui è di fatto la proprietaria, di un tunnel di sicurezza, utile anche per evitare che l'oleodotto transitasse nello stesso tunnel dove passano gli automezzi in transito con evidenti rischi in caso d'incendio. Si trattava, per altro, di ottemperare ad un obbligo della direttiva europea sulla sicurezza nei tunnel stradali, conseguenza della maggior attenzione per queste strutture dopo il tristemente noto rogo nel tunnel del Monte Bianco del marzo del 1999. Già in passato avevo ricordato quanto scritto dal dottor Martin Kuder in uno studio sulle relazioni economiche fra Italia e Svizzera: "Gli stretti rapporti economici esistenti fra ambienti economico-finanziari dei due Paesi dopo il 1945 si tradussero anche nella realizzazione di importanti opere infrastrutturali di collegamento fra Svizzera e Italia. La "Fiat" fu fra i promotori e i finanziatori della galleria stradale del Gran San Bernardo, inaugurata nel 1964, tra il Canton Vallese e la Valle d'Aosta. Tale opera venne realizzata anche in reazione al progetto italo-francese de tunnel del Monte Bianco; si temeva infatti che quest'ultimo avrebbe favorito l'aggiramento del territorio elvetico da parte delle correnti di traffico fra l'Italia e l'Europa centro-settentrionale. Dalla galleria del Gran San Bernardo venne fatto passare anche l'oleodotto fra Genova e Collombey. Questa pipeline, promossa congiuntamente da "Eni" e dalla "Société Financière Italo-Suisse", rappresentò il fulcro dell'ambiziosa strategia avviata alla fine degli anni 1950-60 da Enrico Mattei, presidente dell'Eni, per intaccare il predominio delle grandi compagnie petrolifere angloamericane sui mercati europei". Che fine abbia fatto Mattei per questa sua ambizione è tristemente noto... In più ho già avuto modo di osservare che né il traforo né l'oleodotto diedero i frutti economici sperati. Il traforo paga in particolare la scelta sbagliata di essere situato troppo in quota e dunque vivacchia, mentre la chiusura della raffineria dimostra con chiarezza i limiti nella sua redditività e questo vale di conseguenza per la bontà della realizzazione a suo tempo della pipeline afferente. Ora la Valle d'Aosta si trova con un oleodotto inutilizzato sul proprio territorio e mi domando che cosa ne sarà, tenendo conto che va garantita manutenzione e immagino ci siano problemi di sicurezza. Il Vallese e in parte il Canton de Vaud si trovano con un problema da risolvere, vista la grande area su cui agisce la raffinazione del petrolio da oltre mezzo secolo e la cui bonifica non sarà uno scherzo, visti i rapporti assai problematici delle autorità di controllo. Oltre al problema dei lavoratori, più di duecento, trovatisi senza lavoro. Io ho ben presente quell'area, del tutto visibile transitando in zona. Questa è una descrizione, che immagino sia un assillo per le autorità elvetiche che sperano in qualche petroliere interessato a subentrare: "Le Rhône la partage en deux parties: les unités de raffinage et de production d'énergie sont situées sur un terrain de 85 hectares, sur le territoire de la Commune de Collombey, dans le Canton du Valais, alors que la gare de chargement s'étend sur une parcelle de 50 hectares sur la Commune d'Aigle, dans le Canton de Vaud, où se trouvent les liaisons avec l'autoroute et la ligne ferroviaire du Simplon". Direi, invece, che le autorità valdostane paiono disinteressate, malgrado l'oleodotto rischi, compreso il tratto nuovo di zecca nel tunnel di sicurezza del traforo, di restare morto per sempre. Manca ormai alla Valle d'Aosta ogni respiro internazionale che, compresa la politica di vicinato, evidentemente si ritiene che non serva perché non macina interessi e voti, per cui cui certe questioni spariscono dai radar e non sono "affaires à suivre".