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03 ago 2015

La saggezza di Esopo

di Luciano Caveri

Alla fine, nello scorrere del tempo e saltando da un'epoca all'altra, certe caratteristiche umane sono le stesse, dal tempo in cui vivevamo nelle caverne fino ad oggi. Per questo la letteratura non scade mai, quando serve a scolpire caratteristiche umane e fatti esemplari, che tornano tali e quali, malgrado tanti cambiamenti. Esòpo è stato un favolista greco, vissuto nel sesto secolo a.C., con una vita romanzesca e romanzata. A lui si devono circa quattrocento narrazioni appartenenti a questo genere letterario. E' considerato, per essere ancora più precisi, il creatore e il divulgatore delle antiche favole degli animali, con allegorie riferibili al mondo umano. Un filone che si è fatto ricchissimo e viene preso, ripreso, arricchito sino ai giorni nostri. Certi suoi originali - guardavo in greco antico quella sul tema di cui parleremo - erano semplici ed essenziali, per cui le versioni successive, per adeguarsi ai cambiamenti, sono state integrate con alcuni elementi. Ma la sostanza resta tale e quale.

Trovo di grande attualità una di queste favolette: "C'era una volta un contadino che aveva un bel pollaio con galli e tante galline e ogni anno, in primavera, nascevano tante belle nidiate di pulcini pigolanti, covati con cura dalle chiocce. Ma una gallina era speciale perché faceva un uovo al giorno. Ma, direte voi, le galline di solito fanno le uova, cosa c'è di strano? Ebbene sì, questa era una gallina speciale perché il suo uovo era tutto d'oro e ogni mattina il contadino lo trovava nella cova, bello, grosso e brillante. Lo raccoglieva tutto gongolante e si fregava le mani dalla contentezza. Ma era un ingrato e non rivolgeva mai un ringraziamento alla prodigiosa gallina. Si prendeva l'uovo d’oro, andava al mercato, lo vendeva e portava a casa un bel mucchietto di soldi che nascondeva sotto al materasso senza raccontare nulla a nessuno, nemmeno a sua moglie che lavorava tutto il giorno nei campi. Era avido e avaro, insaziabile... Una mattina trovò un uovo più bello e grosso del solito e pensò: «Se la gallina depone ogni giorno un uovo d'oro, chissà quanto oro ha dentro la sua pancia, lo voglio tutto e subito!» Detto e fatto, prese un coltello e squartò la gallina! Ma le viscere della povera bestia erano normali, come quelle di tutte le altre galline. E così il contadino restò a bocca asciutta, la gallina non aveva dentro il suo corpo un tesoro ed ora era morta e non avrebbe più fatto uova d'oro!". Pensate la stranezza: l'espressione "uccidere la gallina dalle uova d'oro" mi è venuta in mente pensando alle vicende del "Casinò de la Vallée" di Saint-Vincent e ora - con i conti che non tornano più - per la "Compagnie valdôtaine des eaux - Cva", azienda elettrica regionale nata con grande intuizione politica, cui compartecipai con l'approvazione alla Camera di una norma di legge che fece tornare in vita poteri e competenze della Valle d'Aosta che erano state sepolte. Erano due fiori all'occhiello e ora, invece, le cose sembrano non funzionare più: i fiori sono sfioriti e odorano di crisantemo... Ma chi critica è cattivo, frustato, gufo e politico da quattro soldi. «Tout va très bien, madame la Marquise», per cui mi scuso e mi autoaccuso. Per cui con Esopo mi immolo: "Una volpe affamata vide dei grappoli d'uva che pendevano da un pergolato, e tentò di afferrarli. Ma non ci riuscì. «Robaccia acerba!» disse allora tra sé e sé; e se ne andò. Così, anche fra gli uomini, c'è chi, non riuscendo per incapacità a raggiungere il suo intento, ne dà la colpa alle circostanze". Ma forse, a pensarci bene, questo vale per i mille alibi e le molte spiegazioni bizantine di chi per Casinò e "Cva" inanella sempre complesse cause e altrettanti effetti per giustificarsi. In francese si dice: «Qui s'excuse s'accuse».