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02 lug 2015

Manzetti, il misconosciuto inventore del telefono

di Luciano Caveri

In questi giorni si parla molto del 1865. Nel piccolo "arrondissement" di Aosta (ricordavo pochi giorni fa che in quegli anni il sottoPrefetto era il mio bisnonno Paolo ("Paul") Caveri) capitavano molte cose. Una del tutto eclatante fu la corsa alla conquista della vetta del Cervino - Cérvin - Matterhorn, una delle ultime vette da vincere all'epoca dell’alpinismo pionieristico. La seconda, di cui si parla parecchio in questi giorni in cui "La Stampa", con Enrico Martinet, è tornato sulla querelle sui confini del Monte Bianco, è che nel 1865, in barba agli accordi stipulati, il francese Joseph Mieulet, con un autentico colpo di mano, disegnò una carta nella quale la sommità del Monte Bianco risultava tutta francese, facendo arbitrariamente fare al confine naturale un'anomala deviazione dalla cresta spartiacque. Non ci furono repliche ufficiali da parte del Governo italiano, ma la cartografia italiana non riconobbe mai i confini proposti dalla carta del Mieulet, che venne tuttavia recepita a livello internazionale e oggi sembra il vangelo pure per "Google Maps"...

Ma quel 1865 fu assai fecondo per un inventore valdostano su cui hanno scritto moltissimo i miei amici "valdostanisti" Mauro Caniggia e Luca Poggianti, cui si deve il merito di avere tratto da una certa smemoratezza un grande valdostano. Così evocano con maestria: "Nel corso dell'anno 1865, Innocenzo Manzetti di Aosta portò a compimento due invenzioni strabilianti: la vettura stradale a vapore (la prima automobile moderna capace di circolare lungo le strade) ed il telefono ("telegrafo vocale"). I giornali di tutto il mondo diffusero in quegli anni la notizia. Celebriamo, quindi, il 150° anniversario di queste due importanti invenzioni, sapendo che il mondo non se ne occuperà affatto, interessato da sempre a celebrare altri nomi come i francesi Léon Serpollet o Léon Bollée per il primato sull'auto o quelli di Antonio Meucci (italoamericano) e di Alexander Graham Bell (statunitense) per la priorità sul telefono". Poi un'osservazione amara, per un certo oblio delle autorità locali: "Nemo propheta in patria". Traggo sempre dalle conoscenze di Caniggia e Poggianti, che hanno scritto libri sul Manzetti questa sintesi per chi fosse all'oscuro della sua importanza: "Nella nostra incessante opera di divulgazione, non è sempre stato facile raccontare la vita e le opere di Innocenzo Manzetti. Gli ostacoli - se così li possiamo definire - sono evidenti fin da subito e andiamo a sbatterci contro ogni qualvolta di questo geniale scienziato narriamo delle sue particolari invenzioni e dei suoi tanti ritrovati in campo scientifico, tecnico e artistico: chi ci ascolta, infatti, fatica a credere a tanta prodigiosità e ci fa apparire talvolta come dei visionari. Ma tant'è. Inventore a tutto tondo, Manzetti fu infatti realizzatore di ritrovati rivoluzionari per la sua epoca: l'Ottocento. Qualcuno lo ha definito un "Leonardo della Valle d’Aosta". Ed effettivamente si è trattato di una mente eccelsa il cui genio travalicò i confini della piccola Aosta, città in cui egli nacque nel 1826, visse e morì nel 1877. In quel mezzo secolo di esistenza Manzetti spesso pose sé stesso e la sua terra al centro dell'interesse scientifico, richiamando intorno alle sue scoperte la stampa e frotte di curiosi. Strabiliava e incantava tutti con le sue geniali trovate e invenzioni. Stupiva talmente tanto che un di un giornalista ebbe modo di affermare - ovviamente scherzando - che prima o poi Manzetti sarebbe riuscito a rallentare il moto del Sole. Apparentemente a tratti contraddittorio, Manzetti sembrava chiuso in sé stesso ma al contempo non lesinava ai suoi ospiti i "segreti" delle sue invenzioni. Un uomo semplice, ma tante volte mosso dall'obiettivo precipuo di non realizzare solamente ciò che la sua immaginazione gli suggeriva, ma anche di perfezionare quei ritrovati - magari appena abbozzati dai loro ideatori - di cui leggeva le descrizioni sui giornali. Oltre che dalle sue principali invenzioni, nel suo laboratorio (una sorta di "antro magico") era circondato da numerose macchine e congegni di sua creazione. Come un Sole, dunque, tutto girava intorno a lui e gli esploratori che intraprendevano dei viaggi in quell'universo ritornavano poi a casa loro appagati dalla meraviglia che gli era stata offerta. E' questa la storia di Manzetti, il primo inventore del telefono, della vettura stradale a vapore e ideatore di uno strabiliante automa; nonché "brevettatore" della macchina della pasta e di un particolare tipo di malta idraulica. Fine cesellatore, ingegnere, calligrafo, musicista, abile meccanico: in una sola parola un artista, poiché definirlo "solo" scienziato sminuirebbe il gusto che egli aveva e dedicava alle arti. Purtroppo, però, non fu in grado di valorizzare adeguatamente sé stesso e il suo lavoro al di fuori del suo atelier. Alieno fuori dal suo ambiente, viaggiò troppo poco, sebbene riuscì ad avere molti contatti, che però non si rivelarono decisivi per la sua meritata affermazione nel panorama scientifico mondiale. La sua ritrosia ad apparire e la continua ricerca finalizzata a perfezionare il suo lavoro lo distraevano da ciò che gli accadeva intorno. E il suo piccolo universo girava dentro l'altro, quello reale, più grande e più veloce nel suo moto. Andrebbe a lui il merito di tanti ritrovati, dunque, alcuni dei quali ancora oggi di uso quotidiano. In realtà, il merito in alcuni casi gli è riconosciuto, ma purtroppo non in tutto ciò che ha realizzato; sul telefono, soprattutto, anche se forse la percezione generale di quegli eventi sta lentamente mutando verso la verità. La colpa di quei mancati riconoscimenti che l'inventore valdostano meriterebbe, oggi non sta più nella sua ritrosia, ma va individuata - in un mondo come quello attuale, disattento e che va di fretta - soprattutto nell'atteggiamento spesso superficiale di coloro che, con inerzia e incredulità, ostacolano di fatto l'opera di chi tenta la difficile impresa di far annoverare Innocenzo Manzetti tra i più grandi nomi della storia della scienza". Sottoscrivo, conosco purtroppo chi ostacola la doverosa memoria e segnalo che questa sera alle ore 21, l'illustre valdostano sarà ricordato davanti a "Casa Manzetti", in via Xavier De Maistre 32 ad Aosta.