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23 apr 2015

Pensieri chiari e scuri sulla politica

di Luciano Caveri

Capisco che sono un po' fissatino sulla politica, ma è normale per chi se n'è occupato e ne è stato intriso. Per questo, anche in questa occasione, non posso fare a meno di annotare un pensiero. Credo che siamo in un periodo di minimo storico di interesse e di credibilità per la politica e per le istituzioni democratiche, compresi i partiti che dovrebbero essere dei protagonisti del rapporto fra cittadini e organi elettivi. Ogni tanto pensiamo che il peggio sia passato, ma era un abbaglio.

Nel cercare i candidati per le elezioni comunali - e faccio mio una considerazione confrontata con molti altri che se ne sono occupati - si sapeva sin da subito che molti avrebbero detto di no. E' normale che questo avvenga, ma ho l'impressione che questa volta ci sia stata, pur nella piccola Valle d'Aosta, un aumento dei rifiuti e soprattutto un aumento della gamma di pretesti che alcuni si sono inventati per mascherare meglio il loro no. Personalmente preferirei un pochino più di sincerità, che fa sempre bene. Esiste certamente qualcosa di patologico su cui non si finirà mai di riflettere abbastanza. C'è in sostanza una corrispondenza fra l'elettorato attivo in crisi sotto i colpi dell'astensionismo e l'elettorato attivo con l'indisponibilità a mettersi in gioco, anche laddove sarebbe più facile. Penso alle liste civiche che eviterebbero ad alcuni di esporsi con casacche troppo partitiche, ma questa soluzione - che pure talvolta è piuttosto ipocrita come una festa mascherata - pare non bastare a chi vuole stare in balconata a guardare (e magari a criticare senza metterci mani e testa). Eppure in questa constatazione amara per fortuna c'è una coda non velenosa. Mi riferisco a quelli che si candidano e lo fanno ognuno con la propria motivazione. Chi si espone e ci mette la faccia, specie se neofita, "scopre" poi un mondo della politica che finisce per interessarlo non solo perché finiscono nella competizione e dunque necessariamente ballano. Vedo, incontro e frequento candidati che finiscono per essere come delle spugne ben liete di essere intrise di quella esperienza che è possibile trasferire loro, senza tenersela in tasca. Ci sono quelli cui scatta un "clic", come una consapevolezza di quanto sia importante interessarsi della cosa pubblica e di come una cittadinanza partecipe è molto meglio del solito mugugno. Vedo perciò un terreno fertile per ripartire, ma si sa che non è facile mettere queste energie dentro un motore che faccia muovere le cose. Nel senso che quel che risulta sempre più inappropriato è il meccanismo tradizionale dei partiti e movimenti politici, persino più dei meccanismi democratici che sembrano trovare con maggior facilità forme di nuova giovinezza. Chiunque si sia applicato alla ricerca di formule innovative, si trova poi di fronte alla difficoltà di far corrispondere le speranze con gli esiti concreti. Ma bisogna pazientare perché, sforzandosi, e nel caso valdostano cercando formule originali e attinenti il territorio, modalità organizzative nuove finiranno per affermarsi. L'alternativa sono la catatonia e l'antipolitica e certi spazi, se non occupati da chi ha buone intenzioni, rischiano di esserlo da quelli in malafede e persino dai disonesti che albergano in ogni dove. Democrazia resta impegno e vigilanza.