Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
27 apr 2015

Sono un automobilista incazzato

di Luciano Caveri

Sono un automobilista "incazzato", come da celebre definizione del comico Gioele Dix e vi spiego perché. All'inizio degli anni Sessanta si cominciò in Valle d'Aosta a discutere della necessità di avere un'autostrada e lo si fece in connessione con i trafori autostradali in costruzione verso Francia e Svizzera, ma naturalmente si trattava anche di "accorciare" la Valle d'Aosta, creando un asse alternativo, più rapido e moderno, rispetto alla strada statale 26. Nacque così la "Società autostrade valdostane - Sav". Appartengo ad una generazione che i lavori autostradali li ha visti progredire e da un certo periodo in poi ha seguito la questione nei suoi mandati elettivi. Partiti nel 1964, si sono concretizzati con la tratta "Quincinetto - Verrès" di 17,1 chilometri aperta al traffico il 2 luglio 1967, poi con la tratta "Verrès - Châtillon" di 11,1 chilometri aperta al traffico il 16 ottobre 1968 e ancora con la tratta "Châtillon - Nus" di 11,2 chilometri aperto al traffico il 9 luglio 1969 ed infine con la tratta "Nus - Aosta est" di 8,5 chilometri aperta al traffico il 27 maggio 1970. Arriva poi nel 1994 il sistema "Tangenziale di Aosta" di 11,6 chilometri aperto al traffico il 24 dicembre 1994 (già in accordo con l'autostrada del Monte Bianco), cui segue - prevalentemente in galleria - il raccordo tra "A5" e strada statale 27 del Gran San Bernardo, aperto in parte nel 1997 e totalmente nel 2001. Negli anni Ottanta, invece, parte - con la nascita della società "Raccordo autostradale valdostano - Rav" - la concezione e poi la costruzione dei 32 chilometri mancanti per raggiungere il Traforo del Monte Bianco, compresi tra il casello di "Aosta ovest" e l'ultima uscita in località Entrevès: i lavori di costruzione sono iniziati nel 1988 e sono terminati alla fine del 2006 e l'esercizio completo è iniziato nel 2007. Insomma per completare tutto ci sono voluti quarant'anni.

Peccato che la situazione italiana delle autostrade nel tempo si sia evoluta e la situazione attuale è che sul nostro territorio il "Gruppo Gavio" controlla la "Sav" ed il "Gruppo Benetton" la "Rav". I duopolisti del sistema autostradale hanno in mano le concessioni sino al 2032 con convenzioni con "Anas" (la Regione non ha alcuna competenza in merito, malgrado il territorio sia il suo!) che prevedono ritocchi periodici delle tariffe che dalle stelle attuali andranno nello spazio più profondo. La Regione autonoma della Valle d'Aosta con il 28,72 per cento nella "Sav" e il 42 per cento nella "Rav" conta come il "due di picche". E la Regione purtroppo conta poco, specie in questo periodo, anche nei rapporti con "Anas", la società dello Stato che gestisce l'unica strada statale alternativa alle autostrade, la già citata strada statale 26, ridiventata essenziale per i valdostani a causa dell'improponibile ed asfissiante aumento delle tariffe. Gli sconti pattuiti dalla Regione per i pendolari, che pure ho inventato io, risultano purtroppo non sufficienti a risolvere il problema dei rincari senza fine. La Statale - per questo sono incazzato - è un'arteria su cui ormai si concentra un traffico folle, con scarsissimi controlli e "Piani lavori" che lasciano esterrefatti. Mentre scrivo due sistemi semaforici a Saint-Vincent ed al nuovo svincolo di Chambave (la cui complessità ed immagino la conseguente costosità non si sa bene quale logica abbiano, degna forse di una metropoli americana) rendono la vita difficile ai poveri cittadini pendolari. Ma soprattutto sfugge quale sia il reale dispiegarsi dei lavori manutentivi e le nuove costruzioni (penso alla pericolosa "Montjovetta" con rocce strapiombanti) previste nei piani lavori. "Anas" non comunica ed i parlamentari valdostani, che dovrebbero essere "sul pezzo", tacciono.
Sarebbe ora di reagire contro le autostrade con tutti i mezzi dei soci di minoranza (ma anche con azioni congiunte con tutte le Regioni, anche presso l'Unione europea) e se non si otterrà nulla, allora meglio cedere la partecipazione azionaria. E bisogna che sulla strada statale 26 si abbia chiarezza su lavori e sui controlli di sicurezza e altre storie (compreso il fatto che ormai le piazzuole sono un mercato di vendita di prodotti vari, dalla frutta e verdura alle mozzarelle per non dire delle mignotte ormai storicizzate). Perché chi viaggia rischia ogni giorno la propria pelle e spende parte eccessiva del tempo della propria vita, quando un'autostrada a prezzi ragionevoli sarebbe il minimo da pretendere sul proprio territorio. Ma se la logica che sottende i concessionari autostradali è l'arricchimento in vari modi, allora tutto si fa più difficile.