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13 ott 2014

Quel "deserto" in paesi e città

di Luciano Caveri

Fatemi partire da molto distante per arrivare in fretta molto vicino per un rovello che mi torna di tanto e confesso che nessuno di quelli con cui ne ho discusso mi ha offerto una soluzione innovativa. E' interessante che la famiglia Challant, per alcuni affreschi nel castello di Issogne, chiese al pittore Colin - siamo tra la fine del XV e la prima parte del XVI secolo - di dipingere una serie di affreschi di vita quotidiana sotto il portico all'ingresso del maniero. Così, con particolari interessanti e una grande freschezza talvolta giocosa, quelle immagini ci restituiscono la bottega del sarto, la farmacia, la macelleria, il corpo di guardia, il mercato di frutta e verdura, la bottega del fornaio, dello speziale, del pizzicagnolo. Questo dipinto è servito per capire quali fossero in particolare i costumi, i prodotti e i gusti.

Vien da chiedersi, oltre cinquecento anni dopo, che cosa potrebbe disegnare della Valle d'Aosta di oggi un pittore che fosse incaricato di ritrarre esercizi di commercio e botteghe artigianali. Non è un problema solo valdostano, ma la Valle è in questo interessante area test per capire i cambiamenti in corso. Basta attraversare, lungo le vie principali, paesi come Châtillon, Verrès e Saint-Vincent o visitare paesi di montagna senza grandi flussi turistici - in particolare quelli di mezza montagna - per constatare come le chiusure siano state massicce sia nel commercio che nell'artigianato. Sono falliti i tentativi di avere negozi polifunzionali in certe località minori, supportati dal pubblico, come sta facendo di recente anche il Tirolo del Sud. Pure Aosta non sfugge alle chiusure e persino vie prestigiose del centro hanno perso negozi storici, sostituiti da catene, che spesso aprono e chiudono in un batter d'occhio. Un caso esemplare sono le vie "dello struscio" (o "delle vasche"), come quella via De Tillier, oggi irriconoscibile pensando al passato prestigioso. Lo stesso vale per la parte pedonalizzata di via Chanoux a Saint-Vincent, dove nei mesi a venire chiuderanno altri negozi, rendendo la strada centrale della cittadina termale un susseguirsi spettrale di attività chiuse al pubbliche con le serrande abbassate. Sul banco degli accusati ci sono le medie e grandi distribuzioni, lo spopolamento di alcuni paesi, la difficoltà con gli studi di settore e la burocrazia di mantenere esercizi di piccole dimensioni, l'incapacità delle amministrazioni locali e via di questo passo. Raramente chi dovrebbe occuparsi del settore sa passare dalla protesta alla proposta, specie quando certe associazioni di categoria hanno persone alla guida dai tempi delle piramidi egizie. Eppure questo tema della desertificazione di attività commerciali e artigianali è argomento non solo legato al declinare di attività economiche tradizionali, ma riguarda anche l'impatto sulla vivibilità di intere zone e sul disegno urbanistico che perde aspetti di vita comunitaria. Insomma: una tristezza e ci vorrebbero colpi d'ingegno.