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13 ott 2014

Ebola

di Luciano Caveri

L'altro giorno un amico medico, Marco Sarboraria, che conosce in profondità la tragedia sanitaria africana, mi ha spiegato di "Ebola". E di come questa malattia, anzitutto, sia ben diversa da affrontare qui da noi - dove le strutture assicurano il massimo della scienza medica - o in Paesi in cui la situazione delle cure e dell'assistenza è ridotta al lumicino. Lo ha fatto evocando anche, con la giusta memoria, la figura coraggiosa della biellese, valdostana di adozione, Maria Bonino, che dopo studi specifici sulla medicina tropicale, agiva con grande generosità e competenza in diversi Paesi africani. Sino alla morte, avvenuta il 24 marzo 2005 a Luanda, in Angola, perché colpita dal virus di "Marburg", una malattia simile proprio al virus "Ebola". In suo onore è sorta una "onlus" che si occupa dei bambini africani, specie quelli colpiti da malnutrizione. Questo virus "Ebola", scoperto nel 1976, agisce, con un'epidemia vera e propria, dal mese di aprile del 2014 e da allora preoccupa con casi ormai sviluppatisi in Europa e negli Stati Uniti. E' come una presenza inquietante nella nostra vita, sapendo quanti fantasmi su questa materia si agitino, specie per le minacce terroristiche che spesso si manifestano attorno all'uso per stragi di massa di terribili armi biologiche. Traggo da un dossier scientifico dal linguaggio divulgativo, pubblicato su "Focus" alcuni elementi di sintesi. Le caratteristiche: "E' un virus è estremamente aggressivo, appartenente alla famiglia dei "Filoviridae", come il virus "Marburg", che causa problemi simili. "Ebola" provoca una serie complessa e rapidissima di sintomi, dalle febbri emorragiche al dolore ai muscoli e agli arti e numerosi problemi al sistema nervoso centrale. Nello specifico i sintomi di "Ebola" sono: febbre, forte mal di testa, dolore muscolare, diarrea, vomito, dolori addominali ed emorragie inspiegabili. Il periodo di incubazione (dal momento del contagio all'insorgenza dei primi sintomi) va da due a ventuno giorni. La morte è fulminante e sopraggiunge nello stesso periodo (da due a ventuno giorni)" Da dove viene: "Il cosiddetto serbatoio naturale del virus sono molto probabilmente le volpi volanti, grossi chirotteri che mangiano frutta e abitano le foreste tropicali; si pensa che il virus "viva" all'interno di questi animali da moltissimo tempo perché non causa in essi nessuna sintomo. Per arrivare all'uomo il virus potrebbe essere passato dalle volpi volanti alle scimmie, o altri animali della foresta, e infine all'uomo attraverso il fenomeno del "bush-meat", cioè la carne ricavata da animali selvatici come antilopi o scimpanzé. Il fenomeno si è aggravato da quando compagnie occidentali e cinesi sono penetrate nella giungla per il disboscamento e la ricerca di fonti di minerali. Mangiando la carne di questi animali gli uomini possono essere rapidamente contagiati". Il contagio: "La trasmissione del virus è molto rapida, attraverso i fluidi corporei, come muco o sangue, ma anche attraverso le lacrime o la saliva, il vomito o le feci e il contatto con aghi o coltelli usati dall'ammalato. Anche se di solito questi virus non si trasmettono attraverso l'aria, è stata dimostrata nelle scimmie la trasmissione in goccioline contenenti il virus. E' probabile che la trasmissione possa avvenire anche attraverso i rapporti sessuali. Nei villaggi o nelle zone più remote i contatti frequenti tra gli ammalati e i parenti aiuta la trasmissione del virus". L'inquietudine che anche da noi si possa diffondere la malattia va affrontata con una consapevolezza. Più continuerà, specie in tempo di crisi, ad allargarsi la forbice fra Nord e Sud del mondo e più, in un mondo in cui la mobilità porta rischi di più facile diffusione delle epidemie, certe vicende avranno una risonanza spaventosa. Se non si affronta alla radice il duplice problema di quella idra, che avvolge di dolore un continente come quello africano, in cui povertà e mancanza di democrazia viaggiano tristemente a braccetto.