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05 ott 2014

E' tornato

di Luciano Caveri

In molti mi hanno scritto per dirmelo e li ringrazio di cuore. E' come quando un parente o un amico si interessa di come stai e si fanno vivi con una qual certa circospezione in attesa di capire come butti. In sostanza la notizia era che questo mio spazio ieri per molto tempo risultava morto con un cartello in inglese che ne annunciava, come un necrologio, la dipartita. Dico subito che non si è trattato di "pirati informatici", anche se di hacker all'attacco in questi anni ce ne sono stati tanti ed alcuni miravano a zittire. Mentre ora scrivo, mi sembra che il vecchio e fidato sito sia tornato e ringrazio il mio Webmaster per aver operato su un problema di non facile soluzione. Si è trattato di un guasto al server che ha bloccato tutto, per altro non so dove il macchinario sia esattamente e, in verità, la cosa non deve interessarmi. A me, utente finale, interessa che funzioni, pure se si trovasse in Papuasia Nuova Guinea. Poi confesso di perdermi con la fantasia con l'idea di satelliti che rimbalzano questi scritti o dei cavi sottomarini mangiati dagli squali (notizia letta ad agosto) in cui saettano i miei apostrofi. Questa logica del "chissà dov'è?" in parte, però, mi angoscia, in questo equilibrio fra materiale e immateriale, degno di un tomo di filosofia. Tipo la "Nuvola" quel "Cloud" che evita che intasi le mie memorie elettroniche e mi fa da backup remotato. O anche il Tizio - di cui saprò il nome di battesimo per creare più confidenza - che mi risponde da un call center per il mio telefonino, l'abbonamento "Sky" o qualunque altra cosa. Ormai ti avvisano che a risponderti sono Paesi più o meno lontani e immagino che questo sia colpa del solito articolo 18, cui forse si deve anche il terremoto del Friuli e il distacco del seracco delle Grandes Jorasses. Un giorno, per un problema con il mio abbonamento "Tim", mi rispose un operatore da Pont-Saint-Martin: me lo disse di nascosto - immagino - ma nella sua risposa sentivo un profumo di casa mia. Una volta capitava: c'era un essere umano a un telefono locale, ad uno sportello vicino, spesso aveva il volto di uno che conoscevi. Esistevano assistenze a pochi passi e non ti sentivi uno smarrito nell'etere, come dentro il cunicolo in cui precipitò Alice nel Paese delle Meraviglie. D'altra parte ce lo siamo cercato. Io ho ancora un piede saldo nella realtà fattuale, geografica e in carne ed ossa. Ma i giovanissimi sono ormai precipitati in un mondo digitale, che può essere dannoso come farsi quotidianamente di "Lsd", se non si ricorda che esiste un mondo reale. Chissà che nei computer del futuro, che avranno piantati nella capoccia, non si dovrà scrivere il celebre ammonimento dell'Inferno dantesco: "Lasciate ogni speranza voi ch'intrate". Ci pensavo giorni fa, quando il nuovo "iOS" - siamo all'8! - mi ha creato una serie di problemi sul mio iPhone, prima chiedendomi spazio vitale (e io ho dovuto sopprimere ricordi ed altro) e poi dandomi dei malfunzionamenti che rallentano e stufano. Con punte di paradosso dadaista: l'altro giorno non riuscivo a scrivere "triste" su una delle mie applicazioni. Quando arrivavo a "tris..." tutto si bloccava. L'ho poi fregato con un astuto "copia e incolla", ma sono rimasto turbato dal fatto che il mio apparato digitale (con una capricciosità da apparato digerente...) si fosse attestato sulla necessità di stare allegro. Allegria! Come il vecchio Mike Bongiorno, che era un presentatore... analogico.