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26 set 2014

Arriva l'autunno

di Luciano Caveri

Eccoci alle porte dell'Equinozio d'autunno 2014, cioè l'attimo in cui la durata del giorno è uguale a quella della notte. Questo avverrà, tanto per essere precisi, alle ore 2.29 di domani. Scatterà così ufficialmente l'autunno e si assesta la possibilità - devo dirlo con il sorriso? - di una class action contro Madre Natura per l'estate scippata! Alla fine ci scherzi sopra, ma quando parli con gli operatori turistici capisci quanto l'argomento sia serio e la speranza è che le condizioni meteo non siano il segno di un cambiamento climatico, pur ciclico. Se così fosse, alle angosce attuali su inverni più o meno nevosi, si aggiungerebbe l'attesa per un'estate che incomincia a perdere i colpi. Viene in mente, pensando all'autunno, la prima parte di Charles Baudelaire con "Chant d'automne": "Bientôt nous plongerons dans les froides ténèbres; Adieu, vive clarté de nos étés trop courts! J'entends déjà tomber avec des chocs funèbres Le bois retentissant sur le pavé des cours".

A me, come ho più volte segnalato, l'autunno - ammesso che non diventi anch'esso vittima della melassa climatica - piace. E, forse perché non sono poeta, ma al côté malinconico, trovo che ci sia nell'autunno una tranquillità tutta da godere. Ed è quanto osserva Fernando Pessoa ne "Il Libro dell'inquietudine": "Non è ancora autunno, nell'aria non c'è ancora il giallo delle foglie cadute o la tristezza umida del tempo che più tardi si farà inverno. Ma c'è una traccia di tristezza anticipata, un dolore indossato per il viaggio, nel sentimento in cui siamo vagamente attenti ai diffusi colori delle cose, al tono diverso del vento, alla quiete più grande che, quando scende la notte, si diffonde nella presenza inevitabile dell'universo".

Capisco che il suo è un volo molto in alto, ma mi pare che renda questa atmosfera di mezzo dell'autunno, che è in montagna molto variabile. Ieri a certe brume dei giorni scorsi si è sostituita la limpidezza dei contorni delle montagne con colori netti, già declinanti verso le sfumature di stagione, che quest'anno - volendomi prendere per questa osservazione il tempo dovuto - vorrei davvero osservare con maggior attenzione e senza distrazioni. Trattandosi davvero di una sinfonia cromatica che in certe zone della Valle d'Aosta meriterebbe applausi, quando i paesaggi sono davvero dei capolavori da ammirare. Senza cadere nella spiritualità, dove stento ad arrampicarmi per la sua vastità, mi limito a notare come la stagione si presti alla riflessione. Forse perché, rispetto anche alla vita, questo periodo che suona per la Natura come una parte di pienezza (pensiamo alla vendemmia e poi alla vite spoglia), che poi appunto svolta verso l'immobilismo e il gelo dell'inverno, è una sorta di ammonimento per le stagioni della nostra stessa esistenza.