Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
15 ago 2014

"Le désir de la mer"

di Luciano Caveri

Ieri, complice il tempo su cui ormai stendo uno speranzoso velo pietoso, sono stato in visita educativa - viva la "Civilisation valdôtaine"! - con il più piccolo dei miei figli al castello di Issogne, maniero rinascimentale. Comoda la prenotazione fattibile on line e ottima la visita con guida espressiva e competente. Segnalo la necessità di restauri conservativi delle celebri lunette degli artigiani e del corpo di guardia, che sono fra le poche testimonianze visive della Valle d'Aosta a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento. Per non dire dello stato della celebre "fontana del Melograno" nel cortile, simbolo di fertilità e delle radici della famiglia Challant, pure già sottoposta a significativi interventi di restauro. L'ultima volta ero stato nel castello, in cui da bambino arrivavo in bicicletta e scorrazzavo con una certa libertà, con Massimo Cacciari, che - dalla profondità della sua cultura classica - sapeva leggere con facilità e ricchezza inusuali ogni simbolo e allegoria, com'è possibile fare ad esempio con le fattezze della straordinaria scala elicoidale e nella sala della Giustizia riccamente affrescata da un anonimo artista fiammingo. Questi nostri monumenti del passato, che mostrano come la Valle facesse parte di un mondo europeo ben vasto (lo dimostrano ad Issogne anche i graffiti multilingue tracciati nei secoli sui muri), sono un esempio consolante di una storia millenaria. Ogni tanto mi dolgo di una grottesca "damnatio memoriae" dell'attuale politica, che scrive la storia contemporanea sulla falsariga di un fenomeno nato nell'antica Roma. Si tratta della condanna decretata contro personaggi dei quali si voleva cancellare ogni memoria (effigie, iscrizioni e altro), che è diventata proverbiale rispetto a chi, in tutti i tempi, vuol far dimenticare il lavoro dei propri predecessori. Ma, in fondo, il flusso storico ha tempi più lunghi di certe miserie umane. Resta, tuttavia, la necessità di conoscere il proprio contesto, naturale e culturale, per evitare di essere estranei, come rischia di ritrovarsi chi vive sospeso in uno stato di ignoranza, nel suo significato etimologico di "che non sa". Mi domando talvolta se su questo capitolo alla fine si sia fatto tutto il necessario. Ognuno, me compreso - penso al tentativo di riempire di significati il passaggio alla maggiore età con il "rendez-vous citoyens" - ha dato il meglio. Infatti e purtroppo persiste una forma di grave smemoratezza, che appare ancora più negativa perché l'autonomia speciale la si deve supportare con una coscienza piena della propria identità. E' da poco trascorso il settantesimo anniversario dalla scomparsa dell'aereo e del suo pilota, quell'Antoine de Saint-Exupéry creatore unico di figure retoriche (ma sempre poetiche!) di successo. Ricordo questa: "Quand tu veux construire un bateau, ne commence pas par rassembler du bois, couper des planches et distribuer du travail, mais reveille au sein des hommes le désir de la mer grande et large". Ciò vale per il futuro di qualunque popolo. Si tratta di dare solidità alle speranze future, ma avendo consapevolezza di quanto si è costruito in passato per avere certezze nel guardare la linea piena di inquietudini dell'orizzonte. Vale se si riesci a non interrompere il passaggio fra generazioni.