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02 ago 2014

Il giorno in cui conobbi Bich

di Luciano Caveri

Ho conosciuto Marcel Bich nel 1991, quando aveva 77 anni, in occasione della consueta festa estiva degli émigrés valdôtains. Quell'anno si svolgeva a Châtillon, io ero deputato e fu il mio collega senatore, César Dujany, che lo conosceva già, a presentarmelo. Benché nato a Torino, le sue radici erano valdostane, visto che i Bich - con illustri esponenti - sarebbero arrivati in Valle nella seconda metà del Trecento, chiamandosi "Bicchi" o "Bichi", per sfuggire alle sanguinose vicende fra guelfi e ghibellini (e loro, senesi, erano di questa fazione, favorevole all'Impero) nella Toscana del tempo. Lo trovai all'inizio piuttosto scontroso, ma in realtà quel giorno scoprii due cose. La prima: era fiero delle sue radici valdostane. Carattere difficile e gran lavoratore non versato alle relazioni pubbliche, aveva ostentato negli anni Settanta il suo "essere francese" finanziando, senza successo, la barca a vela "France" nella "Coppa America". Non a caso si vedono delle belle foto in cui è vestito da lupo di mare, anche se la sua passione più forte era il golf. Da distante guardava la comunità valdostana a Parigi, inviando premi per la "Tombolà" (accento sulla a) annuale dell'"Arbre de Noël" de Paris. Per capire il fenomeno dell'émigration basti il dato impressionate del mezzo milione di francesi di origine valdostana! Poi, con l'invecchiamento, Bich cominciò a tornare in Valle e ad apprezzare queste sue montagne di origine e, da buon Barone, anche le ereditate radici nobiliari e l'illustre lignaggio. Tornò, insomma, da dove erano partiti i suoi avi, regalando alla Regione di Ussel con una dotazione per rimetterlo in sesto. Purtroppo nel 1998, quando il maniero ristrutturato venne inaugurato era già morto da quattro anni. Oggi il piccolo castello che domina Châtillon è chiuso al pubblico per la "spending review". Secondo fatto: Bich aveva accettato quel giorno di essere intervistato, come segno di simpatia verso la Valle d'Aosta. Non avveniva da quasi venticinque anni, dopo aver avuto un'esperienza negativa con un giornale, che aveva, a suo avviso, travisato il suo pensiero. Fece un'eccezione per Daniele Amedeo della "Rai", ma purtroppo una parte di questo documento è rovinato nell'audio dalle campane della chiesa parrocchiale che suonano in contemporanea. Bich era un genio: aveva reso funzionante la penna a sfera, comprando il brevetto dall'ungherese naturalizzato argentino László József Bíró, che aveva avuto l'idea ma senza concretizzarla con un prodotto all'altezza. Bich divenne miliardario, Bíró morì povero, ma in italiano la "biro", come parola esiste, a suo imperituro ricordo. Bich inventò poi l'accendino per eccellenza e anche il rasoio usa e getta. Passò in pochi anni da una fabbrichetta a una multinazionale, cavalcando il boom economico in epoca di grandeur francese. Nikita Chruščёv, bizzarro leader sovietico, in visita a Parigi nel 1959 si complimentò con Charles de Gaulle per l'utile invenzione di Bich! Guardate il sito dell'azienda e vedrete che continua ad essere un potenza sotto l'ala di alcuni degli eredi. Una delle figlie frequenta Courmayeur nel solco dell'amore paterno per la Valle. Per il marchio industriale tolse la "h" dal nome di famiglia, ma anche in Valle ci sono dei "Bic", capendo che la dizione in francese (genere "biche", che è "cerva" o "cocchina") o peggio in inglese ("bitch" sarebbe "baldracca"). Bich amava la Valle, ma scelse di essere sepolto in un piccolo Comune francese dell'Oise, département della Picardie. Il perché lo spiegava ieri "Le Parisien": "L'histoire raconte que Marcel Bich a eu l'idée de ce stylo jetable révolutionnaire dans son jardin du Manoir Saint-Germain, sur l'ancienne route de Verberie, à Rhuis. Installé dans l'Oise depuis 1939, Marcel Bich était attaché à la région. Il a restauré le manoir qui était alors en état de ruine avancée. L'église de l'ancien hameau de Saint-Germain ayant disparu, le baron Bich la remplaça par la chapelle Saint-Cyr du hameau de Lèvemont, rachetée auprès de la commune de Hadancourt-le-Haut-Clocher. En 1970, Marcel Bich la fit démonter et reconstruire dans sa propriété de Rhuis. Décédé en 1994, il repose au cimetière de Rhuis". Ieri erano i cento anni dalla nascita, ma sono anche passati vent'anni dalla sua scomparsa.