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14 giu 2014

Quando la politica è un ballo col casqué

di Luciano Caveri

«Spengono le luci tacciono le voci e nel buio sento sussurrar: Prego: vuol ballare con me?... Grazie, preferisco di no: non ballo il tango col casqué perciò... grazie. Prego, grazie, scusi... tornerò!»

Qualcuno ricorderà un celebre brano di Adriano Celentano intitolato "Grazie, prego, scusi". Per i filologi chiarisco che il testo era di Mogol e Micky Del Prete con musica di Natale Massara. La storia da balera si applica anche alla politica e a certi fatti recenti che hanno creato attesa e curiosità nella piccola Valle d'Aosta.

La legge elettorale, evidentemente imperfetta, ma può capitare e tutte le forze politiche ci lavorarono sopra, ha creato infatti - un anno fa - una situazione da "anatra zoppa", cioè di un meccanismo nei rapporti politici quantomeno difficile. L'esito del voto diede come risultato un diciotto seggi alla maggioranza e diciassette seggi all'opposizione, Tutto bene fino al marzo di quest'anno, quando - ennesimo tonfo a causa di franco tiratore - la maggioranza scopre di non essere più tale. E qui si comincia a ballare. I diciassette cercano di diventare maggioranza e trovano dei "responsabili" che sembrano disponibili a "staccarsi" dalla maggioranza, ma poi non sarà così. C'è chi in maggioranza tenta il contrario e cioè di comprarsi un pezzo di opposizione per rimpinguare i propri ranghi. Alla fine si torna da capo ed i diciotto tornano diciotto e i diciassette restano diciassette. Nel Governo regionale resta lo stesso Presidente, il collaudatissimo Augusto Rollandin, ormai "d'epoca", che affina la sua squadra con il bilancino del "manuale Cencelli", recuperando quei "responsabili" che lo volevano fuori dai giochi. E intanto la Valle d'Aosta è andata avanti lo stesso, ma in una situazione che preoccupa. I rapporti istituzionali e finanziari con Roma non vanno bene, con Bruxelles non ci sono rapporti veri, mancano idee e proposte per il futuro, si vivacchia con cose passate, l'azione politica sa di muffa e via di questo passo. La crisi è feroce e neppure il trucco più pesante riesce a nasconderne, malgrado i tentativi, il volto pieno di rughe e devastato, rispetto a pochi anni fa. Chi aveva promesso di essere "l'uomo della Provvidenza" non solo non lo è stato ma persevera con un sistema di Governo che altrove è stato travolto da mille vicende, ma in Valle d'Aosta resiste perché non può fare altrimenti. Si sa che certi castelli di carte possono crollare in pochissimo e dunque si teme questo epilogo, e questo comporta una rete solidaristica che, almeno per ora, ha resistito al cambiamento. Chi il cambiamento lo vuole e non in un "nuovismo" senza radici si preoccupa e è passato, nelle scorse settimane, da la speranza di girar pagina alla delusione della continuità. Ma personalmente credo che non si debba deflettere e soprattutto bisogna restare sospettosi con il ballerino che nell'incipit invitava al ballo con il "casqué". Proprio perché non si tratta di colpire una persona singola, ma un sistema che si è creato nel tempo e che ha imbevuto di veleno la società valdostana. La cura deve essere profonda e forse dolorosa, non esistendo mezze misure, come con le malattie più difficili da curare. Tocca dunque pazientare, che è esercizio difficile e amaro. L'opposizione è una fatica, talvolta come svuotare il mare con un cucchiaino. Ma chi persevera e sa di essere nel giusto non si preoccupa dell'attesa, quando essa permetterà, in cambio, un futuro migliore.