Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
28 mag 2014

Punto e a capo

di Luciano Caveri

La cosa più semplice, nella crisi politica in atto in Valle d'Aosta, definita in modo beffardo su "Twitter" #stallo alpino, sarebbe stato che il presidente della Regione, Augusto Rollandin, avesse dato a tempo debito le proprie dimissioni, come hanno fatto invece tutti gli assessori della sua Giunta, una volta appurato che la maggioranza non c'era più. Scelta semplice, pulita e lineare. Ma il presidente non lo ha fatto, nel nome della stabilità, - lui dice (nelle poche cose che dice, perché per lui «il silenzio è d'oro») - ricevendo un aiutino dall'interpretazione, che non condivido, che - rimasto di fatto solo - bisognasse comunque azionare la "sfiducia costruttiva". Non mi avventuro in queste questioni giuridiche, che pure andranno riprese, perché non si può accettare la logica di un "cambio di rotta" repentino in certe materie da parte del vertice politico e amministrativo del Consiglio Valle. Tutelare l'ordinamento valdostano da interpretazioni di comodo vuol dire salvaguardare l'autonomia speciale. Certo oggi più che mai il tema è politico: non si può dire «sono disponibile a fare un passo indietro», ma aggiungere poi «questo non significa dimissioni». Si tratta di una palese contraddizione, anche perché questa logica di "tenere duro", alla fine, crea solo dubbi e sospetti. O che si voglia andare alle elezioni senza dirlo esplicitamente o che si stia lavorando su un nuovo Governo regionale con manovratore occulto per far restare tutto com'è oggi, specie in quel sistema delle partecipate, che è cassaforte e vero "braccio operativo" della politica. Per altro, come si è visto sulla questione vertici del Casinò e dai comportamenti in "Cva", è un sistema che si considera di fatto avulso da logiche di vero sindacato ispettivo del Consiglio e monadi rispetto a forme di dipendenza democratica, malgrado la connotazione indubitabilmente pubblica. Si agitano, a giustificazione, il fatto di essere "Società per azioni" e le logiche di mercato e contrattuali finché fa comodo, ma nuove regole in vista a livello nazionale ed europeo faranno tornare molti a più miti consigli ed a profili meno minacciosi verso chi critica le cose che non vanno. Sempre che "non batta un colpo", nel frattempo, la Magistratura. Mi auguro che al più presto la crisi politica si risolva, qualunque sarà la strada da prendere. L'opposizione con il suo progetto, detto non a caso "Renaissance", ha gettato un ponte verso chi era insoddisfatto delle dinamiche della maggioranza e di certi metodi di potere personalistico, offrendo loro una possibilità per smarcarsi. Qualcuno o meglio alcuni sembravano disponibili, ma poi sono tornati indietro e ognuno può immaginare le ragioni che preferisce per questa retromarcia, che ha cagionato per ora un flop di quella che sarebbe stata davvero un'alternativa forte, importante per la Valle. Inutile piangere sul latte versato e tutto fa esperienza, ma ora bisogna evitare che certi "tira e molla" segnino in modo indelebile la credibilità delle istituzioni e non bisogna mai approfittare della pazienza dei cittadini. Chi pensa di trovare una maggioranza si manifesti presto e subito, chi dovrà stare all'opposizione ci starà. Altrimenti si voti, che poi mi pare il più diffuso "idem sentire" fra la popolazione. Il tempo, che è galantuomo, permetterà un giorno di capire bene certi passaggi e il profilo di alcuni protagonisti di queste settimane.