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27 feb 2014

La fiammata sull'Europa

di Luciano Caveri

Attenzione, in vista delle elezioni del Parlamento europeo, a non farsi investire dall'improvvisa fiammata di interesse per i temi riguardanti l'Europa. Spesso sono solo fuochi fatui... Indico, inoltre, un'avvertenza: diffidare di chi si occupa di questo argomento solo in occasione della campagna elettorale, per poi disinteressarsene subito dopo. Oltretutto, chi ha un palato fine si accorgerà che, molto spesso c'è chi parla d'Europa senza avere una piena conoscenza della questione, affidandosi alla distrazione di larga parte dell'opinione pubblica. Sia chiaro che un valdostano non può essere antieuropeista, perché violerebbe la nostra storia e il pensiero di tanti padri fondatori dell'attuale regime di Autonomia. Lo dico subito, senza possibili fraintendimenti. La nostra collocazione geografica e il background culturale rendono impossibile una logica di "piccolo nazionalismo", ma - in egual modo - non consentono l'adesione ad una visione "italiacentrica". Anzi, la forza europeistica plasma un'idea di Valle non giacobina, ma quella, viceversa, di un popolo con senso nazionalitario, che guardi oltre alla propria dimensione con un disegno politico, perché di politica si tratta, a geometria variabile. Esiste la dimensione di prossimità, attorno al Monte Bianco, la forte identità alpina, la rete delle Nazioni senza Stato e delle minoranze linguistiche e - sopra tutto - l'idea di un regionalismo che diventi federalismo. Questo non significa essere silenti di fronte alle storture dell'Europa attuale. Che sia un problema istituzionale: ci vuole davvero la sussidiarietà, perché regole e norme europee tengano conto del livello di governo regionale e della diversità dei territori. Un'Unione Europea conscia che con il "Patto di stabilità", con quello di "Governance economica" e poi con il "Fiscal compact" si strangola il ruolo del pubblico, dello Stato Sociale e si soffoca l'economia. Le logiche troppo occhiute, in favore della concorrenza e contro gli interventi pubblici, assieme a liberalizzazioni e privatizzazioni con regole flebili nel controllo del Mercato creano un'Europa distorta. E la stessa logica di omogeneizzazione non regge se non si combatte per la diversità culturale e linguistica. Ciò detto, invece, deve andare al macero l'antieuropeismo populista e demagogico, razzista e xenofobo. La battaglia contro l'euro è velleitaria e ridicola. Che sia chiaro che chi combatte questa battaglia non lo fa per l'Europa, ma perché i tempo di crisi è più facile parlare alla pancia (vuota) e quella serie di paure causate dalle preoccupazioni . Ma questa, politicamente, è una deriva che accresce il peso di chi critica senza proporre soluzioni, distrugge senza dire come si ricostruisce, fomenta odio che può sfociare in violenza. Insomma, una brutta storia.