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22 feb 2014

La Consulta "picchia"

di Luciano Caveri

In Friuli Venezia Giulia piangono, in queste ore, su due sentenze della Corte Costituzionale che sono, con tutta evidenza, due "bastonate" alla loro Autonomia speciale. Come sempre capita, però, certe decisioni disgraziate non restano circoscritte, ma finiscono per essere estese a tutti, 'Valle d’Aosta compresa. Va detto che, in questi anni, la Consulta ha dato sempre "un colpo al cerchio e un colpo alla botte" e spesso se n'è lavata le mani dei contenziosi delle Regioni a Statuto speciale, in una logica ponziopilatesca o "carota e bastone". Va ricordato, per altro, che la composizione della Corte deriva solo da organi statali e dunque, nel dirimere conflitti fra Governo centrale e Regioni, non stupisce come, in molte occasioni, il "Giudice delle Leggi" propenda per logiche centraliste, di cui sono in fondo tutti espressione, in assenza di nomine regionali. Così la "sentenza 23", depositata in questi giorni e che riguarda in parte anche la Sardegna, si occupava di una serie di questioni sui "costi della politica" e della loro incidenza sugli Statuti speciali. Il contendere è complesso, ma uno dei punti più importanti è quella clausola, fatta "a tagliola", che prevedeva tagli enormi ai trasferimenti finanziari in caso di mancato adeguamento al dettato della legge, come tagli agli stipendi, ai consiglieri e agli assessori e del numero degli eletti nelle Assemblee e al Governo. Una sorta di ricatto, rispetto dalle autonomie speciali, che invece alla Corte Costituzionale non turba: "Deve, allora, ritenersi che, specie in un contesto di grave crisi economica, quale quello in cui si è trovato ad operare il legislatore, esso possa discostarsi dal modello consensualistico nella determinazione delle modalità del concorso delle autonomie speciali alle manovre di finanza pubblica (sentenza n. 193 del 2012), fermo restando il necessario rispetto della sovraordinata fonte statutaria (sentenza n. 198 del 2012)". Ovviamente al Relatore della sentenza sfugge che questo significa dover operare con norme di attuazione dello Statuto, che passano attraverso "Commissioni paritetiche", dove comunque il consenso, essendo pari i membri statali e regionali, va ricercato e dunque la precedente frase finisce per essere priva di significato, a meno che allo scrivente sfuggano i meccanismi di funzionamento delle norme d'attuazione. Peggio ancora va al Friuli Venezia Giulia, laddove si lamentava dell'uso capriccioso della fiscalità, che faceva venire meno, senza compensazioni, fondi destinati alla Regione autonoma e "trattenuti" dallo Stato. Qui, nella sentenza 26, siamo di fronte ad un capolavoro linguistico e giuridico. Come darti torto, dicendo che hai ragione: "E va nuovamente ribadito come, a seguito di manovre di finanza pubblica, ben possano anche determinarsi riduzioni nella disponibilità finanziaria delle Regioni, purché esse non siano tali da comportare uno squilibrio incompatibile con le complessive esigenze di spesa regionale e, in definitiva, rendano insufficienti i mezzi finanziari dei quali la Regione stessa dispone per l'adempimento dei propri compiti (sentenze n. 97 del 2013, n. 241 del 2012, n. 298 del 2009 e n. 256 del 2007). Evenienza, questa, che non è possibile verificare, giacché - al di là di una generica contestazione in ordine al fatto che, quella richiesta alla Regione, sarebbe una probatio diabolica - l'assunto riguardante l'inadeguatezza finanziaria della manovra non è stato oggetto neppure di un tentativo di dimostrazione da parte della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la quale non ha fornito alcun dato quantitativo concreto, dal quale poter desumere l'effettiva incidenza negativa della diminuzione del gettito derivante dalle norme impugnate rispetto allo svolgimento delle sue funzioni costituzionali di ente dotato di autonomia speciale". Viene da rispondere che la rivendicazione era giuridica e non in termini di compensazione finanziaria. da quantificare. Ma, di tutta evidenza, lo Stato doveva avere ragione e così alla fine, con un grave precedente, si è stabilito che se non si chiede resta un'alea di incertezza... Capisco la noia che può venire per faccende che sembrano essere buone solo per i giuristi. Ma questa, vi assicuro, non è questione da "Azzeccagarbugli", ma ricorda solo una verità. Come dico spesso, l'autonomia non è il federalismo e il coltello dalla parte del manico, in vario modo, ce lo ha sempre lo Stato. L'autonomia octroyée può essere, dunque, oggetto di capricciosità, specie se certe protezioni di rango costituzionale diventano delle foglie di fico che poco aiutano. Insomma, bisogna tenersi vigili e ben svegli e anche combattivi, perché altrimenti la nostra autonomia speciale si troverà ben presto con sempre meno soldi e con spazi politico-amministrativi ridotti al lumicino. Premessa a quella che sarebbe spacciata, alla fine, per una pietosa eutanasia. Immagino che il Presidente della Provincia autonoma Alto Adige - SüdTirol, Arno Kompatscher, ed Ugo Rossi, presidente del Trentino, lo abbiano detto ieri a Matteo Renzi in un incontro utile in questa fase preliminare.