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13 dic 2013

I ... di sospensione

di Luciano Caveri

Leggo sempre volentieri il giornalista e scrittore Beppe Severgnini, che tra l'altro scrive molto bene e, tempo fa, si era intrattenuto sulla punteggiatura e la sua importanza e il suo degrado nell'uso corrente. Trovo eccellente la sua analisi sul dilagare dei punti di sospensione, usati senza attenersi alle elementari regole della grammatica. Leggiamo il suo pensiero: «Chi sono, i Puntinisti? Donne e uomini pigri, che non hanno la costanza e il coraggio di finire un ragionamento. Le loro frasi galleggiano nell'acqua come le ninfee di Monet ("Caro Severgnini... come dirlo? Mio marito Puccio la detesta... Lei ha troppi capelli! Ieri... non ci crederà... ha tirato un suo libro al nostro vicino, lamentandosi che non fosse... un'edizione rilegata..."). Raramente questa overdose di puntini esprime un pensiero compiuto. Accompagna invece mezze ammissioni, spunti, sospetti, accenni, piccole vigliaccherie (non ho il coraggio di dire qualcosa, e alludo). Credo che la moderna mania puntinista - un morbillo, ormai - abbia una doppia origine: biografica (per i figli degli '50 e '60) e tecnologica (per chi è nato dopo)». Il primo caso, secondo Severgnini, riguarda la mia generazione, che scriveva ancora le lettere, talvolta con velleità letterarie degne di miglior causa e già in queste - per un'idea di un romanticismo languido - abusava dei puntini di sospensione. E i giovani? Dice Severgnini: «I connazionali più giovani, invece, sono stati traviati dalla tastiera del computer. Basta tener pigiato il tasto del punto (.) e i puntini partono come una raffica di mitragliatrice (................). Sono tanti, facili, rapidi, pericolosi: bisogna schivarli, o si rischia. Quando ricevo una email iperpunteggiata, so che l'ha scritta un ventenne ("Egregio dott. Beppe...... ho aspettato tanto a scriverLe.... Avrei.... desiderio... di intraprendere.... come dire..... la carriera giornalistica, ma al momento mi dedico soprattutto...... alla collezione di tappi di bottiglia."). Che dovrei rispondere? Di continuare coi tappi, probabilmente. Sono più colorati e meno pericolosi dei puntini. E nelle email, per adesso, non entrano (neppure come allegati)». Mi inchino, condivido e ricordo, da "Treccani": "I puntini di sospensione si usano per segnalare che il discorso viene sospeso, in genere per imbarazzo, per titubanza o per allusività: Non dovrei essere io a dirtelo, però secondo me… Poi è arrivato Andrea e… lasciamo perdere… Rosso di sera, bel tempo… Devono essere sempre tre e, nella maggior parte dei casi, si attaccano alla parola che li precede e sono seguiti da uno spazio, a meno che il carattere successivo non sia una parentesi di chiusura o un punto interrogativo. Quando sono in fine di frase, la frase successiva inizia con la lettera maiuscola. Sono utilizzati anche: per riprodurre l’andamento spezzato e ricco di pause della lingua parlata: Io… ecco… vorrei dire due parole; per dare l'idea di un discorso che riprende un discorso precedente (in questo caso precedono l’inizio del testo) o che è destinato a continuare (in questo caso seguono la fine del testo): Amore perdonami… ho visto solo ora la tua chiamata. Ultimamente ho problemi con la linea telefonica. Se posso fare qualche cosa… Bacio grande (testo di un sms); per preparare chi legge a una battuta o a un gioco di parole: quando si parla di metano, le riserve sotto terra contano ma conta di più la capacità di estrarle e portarle ai paesi consumatori, impresa non facile dal momento che il gas è… gassoso ("Corriere della Sera"); per segnalare, inoltre, l'abbreviazione di parole che, pronunciate per intero, risulterebbero volgari. In questo caso i puntini precedono o seguono una parte della parola censurata: Cioè hai capito io gli ho detto se mi stai a fare il c… vaff… se no non ti chiamo più ("La Repubblica", trascrizione di una intercettazione); nelle citazioni dei testi, per segnalare l’omissione di una o più parti. In questi casi, vengono di solito posti tra parentesi quadre: Tra le cose più preziose possedute da Andrea Sperelli era una coperta di seta fina, d’un colore azzurro disfatto, intorno a cui giravano i dodici segni dello Zodiaco in ricamo, con le denominazioni […] a caratteri gotici (Gabriele D'Annunzio, Il piacere)". Nulla da aggiungere...