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21 set 2013

La Repubblica dei videomessaggi

di Luciano Caveri

Rullo di tamburi negli scorsi giorni: arriva il videomessaggio di Silvio Berlusconi. E' noto come personalmente ritenga questa formula - se non per rare occasioni augurali - una violazione di un principio elementare del giornalismo, vale a dire il contraddittorio. Fatta la propria dichiarazione, il politico deve rispondere alle domande dei giornalisti, altrimenti si tratta di un soliloquio. Ma questa pratica, usata una volta solo sulle reti di famiglia "Mediaset", alla fine si è diffusa e ha creato una sorda accettazione nel mondo del giornalismo, impensabile nei Paesi civili. Per altro, lo strumento è usurato, come lo è il leader della Destra (il Centro si è perduto per strada) Ieri poi sembrava la giornata clou ed invece - chissà se c'entra la batosta della Cassazione, con sentenza civile, per il "lodo Mondadori" o la notizia della "Costa Concordia" "raddrizzata" che avrebbe offuscato - il videomessaggio non è arrivato e pare appunto essere un rinvio tattico. Forse arriverà oggi e sapremo che tornerà Forza Italia, che i giudici sono cattivi, che il Governo Letta galleggia... Ma arriverà davvero questo messaggio, prima del voto di Commissione in Senato, aspettando l'aula? Confesso di incominciare ad averne abbastanza e penso che siamo in tanti ad avere questi sentimenti. Certo che tutto non è come prima. Silvio Berlusconi, che ha mostrato una vitalità degna di un cyborg (penso che un pochino lo sia, almeno sotto il profilo della chirurgia plastica), non si sa se questa volta ce la farà a trovare una via di uscita o di fuga. Certo è che se la Valle d'Aosta fosse un'area test per il Cavaliere non butterebbe molto bene. Il Popolo della Libertà, tra breve Forza Italia, è di fatto sparito dal dibattito politico valdostano e sopravvive con rare figure amministrative nella città di Aosta. Ma il resto si è svaporato, dopo la sconfitta elettorale alle regionali, perché furbescamente fagocitato dal presidente Augusto Rollandin, che ha coccolato e blandito i pidiellini locali per poi farli sparire, come un prestigiatore che, al posto di far apparire il coniglio, lo faccia in umido. Da allora regna il silenzio, anche in favore di Berlusconi. Sembra passato un secolo da quando l'Union Valdôtaine aveva scelto di berlusconizzarsi con tanto di "baciamo le mani" a "Palazzo Grazioli", casa romana del Cavaliere, degna di Trimalcione. Mi fermo sul penchant valdostano, perché è come sparare a un uomo morto. Intanto aspettiamo la messa in onda del videomessaggio di Berlusconi, senza nessuna ansia. Mi interesserà di più il giudizio storico. Penso che non si distaccherà da quel che una volta ha scritto Eugenio Scalfari: «Berlusconi è un uomo di gomma laddove Mussolini si atteggiava a uomo di ferro. Berlusconi galleggia e padroneggia la democrazia cercando di renderla invertebrata; Mussolini distrusse la democrazia. Mussolini volle lo Stato etico, Berlusconi appoggia il suo potere sull'incompatibilità degli italiani nei confronti dello Stato, salvo adottare lo statalismo quando una società impaurita lo invoca come il protettore di ultima istanza. Si tratta, come si vede, di differenze profonde anche se il fine è analogo: un Capo carismatico, plebiscitato da un popolo che ha rinunciato ad esser popolo ed ha trasferito in blocco la sua sovranità al Capo». Brutta storia questa dei "Capi assoluti", che mostrano spregiudicatezza e solleticano il peggio di certe emozioni. Un'eredità del passato, da superare con forme, finalmente mature, di democrazia.