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12 ago 2013

Sansone

di Luciano Caveri

E' appassionante vedere quanto nell'uso comune tornino espressioni antichissime, che spesso risultano le più azzeccate per descrivere certe situazioni odierne. Nell'epilogo del "caso Berlusconi", che prima o poi giungerà alla fine, anche se ormai penso che siamo tutti stremati dalle puntate della telenovela che sembra ormai infinita, viene a mente quel paradigmatico «Crepi Sansone con tutti i Filistei» o simili, secondo le traduzioni. Un uso ingiusto, perché volto in negativo, mentre Sansone è un "eroe buono". Provo una sintesi in alcune righe, tipo bignamino: nella Bibbia, nell'Antico Testamento e nel "Libro dei Giudici" si racconta del concepimento di un neonato nella tribù di Dan, annunciato in sogno alla madre sterile, con l'obbligo di farlo nazireo, cioè di consacrarlo all'Eterno, di non tagliargli mai i capelli, di dargli il nome di Sansone e con l'annuncio che «Egli comincerà a salvare Israele dall'oppressione dei Filistei». Al padre incredulo, un angelo verrà a confermare la promessa e a ribadire la richiesta. Seguono racconti sui vent'anni successivi, sapendo - ecco il punto - che Sansone disponeva di una forza fisica fuori dal comune, che gli proveniva, appunto, dalle trecce dei suoi capelli. Alla fine - e non è un "dulcis in fundo" (che nella prosa di un mio collega politico diventava in "fundador", che è al massimo un brandy spagnolo) - si assiste alla passione e alla morte dell'eroe, che purtroppo si innamora della celebre Dalila. Lei, per denaro, si presta a sottrargli il segreto della sua forza. Prima il nostro eroe prova a raccontare qualche bugia, ma alla fine cede, rivelandole che solo il taglio dei capelli può consentire ai nemici di fermarlo. Dalila - cherchez la femme - fece addormentare Sansone sulle sue ginocchia, poi chiamò un tizio a tagliargli le sette trecce. I Filistei lo imprigionano, lo accecano e ne usano le residue forze per fargli girare una macina, come ad un somaro. Durante una grande festa - con la durezza dell'Antico Testamento - lo espongono al ludibrio della folla e infine lo legano tra due colonne del tempio. Ma i capelli nel frattempo erano ricresciuti, così Sansone si attacca alle colonne, esclamando il proverbiale «Ch'io muoia insieme ai Filistei!», facendo crollare l'edificio su tutti quelli che c'erano, lui compreso. The End. In verità l'incrocio di miti e i diversi livelli di lettura sono molto più complessi e non andrebbero banalizzati, estrapolando una sola frase. Per cui dovremmo, anche nell'uso dell'espressione topica, essere cauti, ma la sua applicabilità ad un Silvio Berlusconi o alla stessa politica valdostana - io penso tra non molto anche in Valle cadrà il tempio, ma i capelli non saranno della partita, perché pochi - è esemplare di come sia diventato un modo di dire "double face". Con buona pace di Sansone, eroe rovinato dal fascino femminile, per altro per un surplus di testosterone in circolo non poteva essere altrimenti...