Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
23 lug 2013

Il nodo gordiano

di Luciano Caveri

Capita di coltivare certi pensieri, che ti ronzano per la testa e non vi è nulla di più intrigante della duplicità di un'espressione apparentemente univoca, almeno nell'uso che ne viene fatto comunemente. La storia è antica e così riassumibile: "Gordio era un contadino che arrivò con la moglie in una piazza della Frigia - regione dell'Anatolia - con il suo carro. Circostanza fortunata, perché un oracolo aveva comandato ai Frigi di incoronare re il primo uomo che sarebbe arrivato alla guida di un carro e così Gordio divenne re e diede il suo nome alla città. Il nuovo re - padre del famoso re Mida! - dedicò per riconoscenza il suo carro a Zeus, legando il giogo al timone con un nodo talmente particolare da essere inestricabile. Una profezia conseguente fissò che chiunque fosse riuscito a sciogliere questo nodo sarebbe diventato imperatore d'Asia. Ci riuscì Alessandro Magno, giunto in città nel 334 a.C., quando - dopo alcuni tentativi falliti - sguainò la spada e troncò il nodo con un secco fendente, diventando imperatore. Perciò, ancora oggi, il "nodo gordiano" significa una difficoltà inestricabile, che può essere risolta solo, con una logica da taglio netto, agendo con decisione ed energia". Ha scritto sul tema, per la "Radio Svizzera italiana", Alessandro Stroppa: "Il "nodo di Gordio" non è solo una metafora che indica un problema di difficilissima - o addirittura impossibile - soluzione, ma è anche un'allegoria con più sottesi simbolici: in generale significherebbe che la risolutezza e l'irruenza risolvono solo illusoriamente i problemi, che vanno affrontati e sciolti, non recisi, poiché la rescissione violenta non risolve il nodo, come solo la pazienza e la perseveranza possono fare. Ma giova ricordare anche una lettura di carattere metastorico, che mette in evidenza la scaltrezza e la callidità di Alessandro il Grande, la sua smisurata e spregiudicata ambizione: un'ambizione in parte madre di quel vastissimo impero che, realizzando la celebre visione onirica di Nabucodonosor, si sarebbe trasformato in un gigante dai piedi argilla". E' interessante vedere, al di là dei diversi livelli di lettura e dei linguaggi complessi che arrivano dal passato, come il tema sia importante: il decisionismo, nella sua espressione di autoritarismo in politica, può essere una dote apparente che diventa alla fine una trappola. La rozzezza del taglio, il gesto esemplare e scenico con cui risolvere temi complessi può, in fondo, essere lo specchio della mancanza della pazienza nel districare i nodi. E, prima o poi, i nodi vengono al pettine, senza che possano più essere tagliati in modo violento.