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16 lug 2013

La vedo grigia

di Luciano Caveri

Difficile mettere assieme i pensieri di questi tempi. Ogni cosa che dici, nella difficile lettura della realtà, potrà essere usata contro di te, perché chi scrive - a differenza di chi non lo fa mai - arrischia. Ma qualche pensiero ci sta e parte da un'elementare constatazione: delle elezioni non si può fare a meno. Sono e restano la conditio sine qua non della democrazia. Se si pensa a quali lunghe tribolazioni ci sono state per affermare il principio del suffragio universale, che in Italia si è assestato solo con il secondo dopoguerra, non si può che ritenere che il passaggio delle urne resti un caposaldo, ma per fortuna non dev'essere l'unico assillo per chi creda nel ruolo della politica. E gli appuntamenti elettorali non mancano mai: pensate all'infilata dei prossimi anni, con le "Europee" nel 2014 e poi nel 2015 le "Comunali" e di mezzo ci saranno anche le "Politiche". Circostanza che sarebbe stata azzeccata con facilità - essendo l'attuale, travagliata Legislatura la XIIesima - da qualunque esperto della "Smorfia", che pure non avrebbe potuto capire anzitempo la grave situazione d'impasse istituzionale in cui siamo sprofondati e che supera ogni nefasta fantasia con due Camere con maggioranze sbilenche, che sono state drizzate solo con l'imbarazzante "embrassons nous". Io penso che, in queste circostanze, bisognerebbe ripartire per un attimo dai fondamentali. Si tratta, nella politica italiana, di capire quali sono i temi veri da affrontare senza cedere alle due tentazioni crescenti, che si stanno già materializzando come ectoplasmi nelle sedute spiritiche. La prima è la filosofia del "rinvio", che si basa sull'antica logica che se non ci si riesce ad accordare, spostare la decisione risolve già un pezzo del problema. La seconda è che, per addolcire l'amara medicina, si cita la formula salvifica delle "Grandi Riforme". Scelta che in epoca di economia stabile e dati economici in buona salute potrebbe anche starci, perché - come si dice - «la nave va», per cui anche senza capitano ed equipaggio la navigazione funziona lo stesso. Ma qui le circostanze sono diverse: il mare è in tempesta, il capitano e gli ufficiali non sono certi della rotta e una parte del personale si sta infilando nelle scialuppe, senza garantire il posto per i poveri passeggeri. Io la vedo grigia. Sulla Valle d'Aosta mi sono espresso così tante volte da non voler sembrare come un disco rotto, che suona sempre la stessa musica. Anche qui, comunque, la vedo grigia. Resta la politica, come impegno civile: la sola risposta per cambiare.